Ex Ilva, lo Stato può salire al 60% ma serve l'ok dei Mittal - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Apertura/Industria
AperturaIndustria Ven 05 gennaio 2024

Ex Ilva, lo Stato può salire al 60% ma serve l'ok dei Mittal

Attesa per il vertice tra i ministri del governo Meloni e i rappresentati del gruppo franco-indiano di lunedì prossimo. Ex Ilva, lo Stato può salire al 60% ma serve l'ok dei Mittal
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

Una decisione arriverà solo lunedì 8 gennaio. Quando nell’incontro tra governo e rappresentati di ArcelorMittal saranno chiarite le intenzioni del gruppo sulle attività in Italia e sulla partecipazione nell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia. La volontà del governo è quella di salire al 60%, come previsto dai patti tra Invitalia e il gruppo franco-indiano, senza attendere la scadenza del maggio prossimo. Ma convertendo da subito in capitale i 680 milioni versati nelle casse di AdI a inizio 2023. Ma per farlo serve un accordo con il socio privato che, al momento, non è stato ancora trovato.

L’incontro Invitalia-Arcelor

L’incontro di ieri, 4 gennaio, tra il numero di Invitalia Bernardo Mattarella e Ondra Otradovec, manager del gruppo responsabile di fusioni e acquisizioni, è servito per valutare gli aspetti tecnici delle varie possibilità e approfondire il fabbisogno finanziario della società che gestisce gli impianti dell’ex Ilva.  

Il fabbisogno

La richiesta di 320 milioni avanzata ai soci dall’ad Lucia Morselli per garantire la continuità risale all’ottobre scorso e, spiega una delle fonti interpellate, è “abbondantemente superata dai fatti”. Sempre l’8 gennaio è attesa la pronuncia del Tar della Lombardia sullo stop alla fornitura di gas in regime di “default”, come richiesto da Arera. Proprio la fornitura di gas agli impianti è un aspetto cruciale della vicenda: servono 100 milioni a titolo di caparra per aprire un nuovo contratto di fornitura. E c’è anche da saldare il debito scaduto verso i fornitori precedenti, da Eni a Snam. Sempre sul versante dei fornitori non pagati, resta alta la tensione a Taranto dove nei giorni scorsi c’è stata la protesta degli autotrasportatori. 

Condividi articolo