Open Fiber è arrivata al capolinea. Via al totonomine
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ApprofondimentiTlc Lun 24 luglio 2023

Open Fiber è arrivata al capolinea. Via al totonomine

Quattro manager in lizza. Il governo non intende a venire incontro ad Open Fiber. Gasparri: "Riferire in Parlamento. E Cdp stia attenta" Open Fiber è arrivata al capolinea. Via al totonomine MARIO ROSSETTI AD OPEN FIBER
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Open Fiber è arrivata a fine corsa

I ritardi per la realizzazione della rete in fibra si cumulano e i soldi sono sempre meno. Open Fiber batte cassa per quasi un miliardo. Ma il governo fa orecchie da mercate e così traballa la poltrona dell’ad, Mario Rossetti, con il redde rationem che potrebbe arrivare già martedì 25 luglio. Che la situazione fosse particolarmente difficile in casa Open Fiber era noto da tempo, come del resto in più occasioni raccontato da Verità& Affari. 

Ma il punto è che le richieste dell’azienda, certficate anche dalle lettera di Cdp datata 26 giugno, non hanno trovato accoglienza favorevole in seno all’esecutivo che vuole invece un segnale di discontinuità. Così, in queste ore, è già partito il totonomine. Per la sostituzione di Rossetti ci sono quattro potenziali candidati. In corsa Beppe Gola, già ad di Acea, ma soprattutto un ingegnere elettronico con una lunga esperienza nelle telecomunicazioni da Enel fino ad Ipse per arrivare a Wind. Per la massima poltrona dell’operatore pubblico si fa poi anche il nome di Federico Protto, anche lui manager con competenze tecniche del settore nonchè ex ad di Retelit e Irideos. Inoltre non è escluso il ritorno di Elisabetta Ripa, uscita da Open Fiber nel 2021 quando Enel esce dal capitale dell’azienda di telecomunicazioni. Infine c’è anche chi fa il nome di Luca Tomassini, ex  Telecom Italia vicino all’ex presidente Franco Bernabé. 

Cdp: “Fate presto”

La situazione è talmente grave da far scattare l’appello di Cdp, socio di Open Fiber. La società, controllata assieme al fondo australiano Macquarie (40%), ha bisogno di denaro. Tutto questo indipendentemente dall’operazione con la rete Tim che peraltro è ben lontana. Così per Dario Scannapieco c’è bisogno di nuovo di un intervento pubblico. E questo a prescindere da una valutazione dell’operato di Rossetti che, al suo arrivo in azienda, ha deciso di cambiare tutta la linea dirigenziale contribuendo di fatto al rallentamento dei progetti di investimento e sviluppo di Open Fiber.  Ed ha anche realizzato il peggior dato in termini di unità immobiliari raggiunte come risulta dal bilancio 2022

Così “si segnala l’esigenza di gestire efficacemente per tempo una situazione che rischia di pregiudicarel’attuazione del piano di investimenti di Open Fiber e, conseguentemente, l’interesse pubblico a esso sotteso, con ulteriore rallentamento della realizzazione di una infrastruttura di importanza strategica per il Paese e la potenziale èerdita, in alcuni casi, di fondi europei” si legge nella missiva di Cdp al governo che Verità&Affari ha potuto visionare nella versione integrale.

Per far fronte alle problematiche finanziarie, Cdp suggerisce che Infratel dia ad Open Fiber un anticipo del 20% del contributo pubblico oggetto delle convenzioni. Ma la proposta è già stata respinta dalla società del Mise che ritiene invece di aver operato nel giusto e che anzi ha chiesto conto delle penali ad Open Fiber per circa 40 milioni di euro (potenzialmente fino a 150 milioni). Senza escludere la possibilità di revocare la concessione. 

Il nodo delle banche

Il governo è particolarmente attento ad una partita rilevante per la trasformazione digitale del Paese. Monitira da vicino la questione attraverso il sottosegretario all’innovazione digitale Alessio Butti. In particolare, all’esecutivo non è andato giù che Open Fiber non sia stata in grado di rispettare le prime due milestone che  prevedevano il collegamento dell’1% dei civici entro il 31 dicembre 2022 e il 15% dei civici entro la fine di giugno 2023. Di qui, sulla base delle convenzioni, la facoltà per Infratel di revoca integrale del contributo pubblico. 

Ed è proprio questo il problema principale: la possibilità di revoca in capo alla società giodata da Marco Bellezza non rende finanziabile da parte delle banche il piano degli investimenti supportato al momento da un project financing da circa 7,2 miliardi di euro. Per sbloccare l’impasse con gli istituti di credito, Open Fiber si è impegnata a cedere in garanzia i crediti verso Infratel derivanti dalle convenzioni sulle Aree Grigie. Il problema è che perfezionare il passaggio è necessario il via libera di Infratel che ha già risposto picche.

Non solo. Open Fiber vorrebbe rimodulare le milestone

Questa strada non è però percorribile dal momento che i vari step del piano sono stati decisi con la Commissione Europea. Infine sulla base di un recente norma, la società guidata da Rossetti vorrebbe ottenere un anticipo del 20% del contributo pubblico. Ma i ritardi cumulati spingono Infratel ad essere cauta dal momento che non c’è nessun obbligo stringente a procedere in tal senso. E anzi rischia di profilarsi un danno all’interesse pubblico. Infine anche la questione extracosti, dovuti a pandemia, guerra e rincari energetici, non convince a pieno. Così le istanze di Open Fiber restano al momento dei desiderata. Anche a dispetto del sostegno di Cdp, braccio finanziario dello Stato, nonchè custode dei risparmi postali degli italiani. 

Inchiesta parlamentare  in arrivo. Il monito di Gasparri a Cdp

“La lettera dei vertici della Cassa Depositi e Prestiti che in pratica chiedono ingenti risorse al governo per mandare avanti Open Fiber non merita nemmeno risposta. Questa società voluta e imposta da Renzi all’Enel, che poi si è successivamente sfilata da questa impresa assurda, sta naufragando in maniera vistosa. Ed era stato facile prevedere che inventare una rete bis avrebbe causato soltanto disastri e sprechi” ha dichiarato senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri .

“Oggi la Cdp chiede per conto di Open Fiber soldi ma tutti sono stati zitti quando Open Fiber ha vinto delle gare facendo offerte a ribasso davvero incomprensibili. C’è bisogno di aprire un’inchiesta e una verifica in sede parlamentare sul disastro Open Fiber. Invito il governo a non staccare assegni con fretta e superficialità perché si potrebbe assumere una grave corresponsabilità in colpe che l’attuale esecutivo non ha” ha aggiunto annunciando l’intenzione di chiedere conto in parlamento di quanto accaduto.

Da premier, sostenendo la nascita di Open Fiber, “Matteo Renzi ha creato un disastro e con lui anche i vertici di aziende controllate dallo Stato che ne hanno assecondato gli ordini. E loro dovranno pagare. Niente soldi per un disastro. E la Cdp stia attenta perché gestisce un risparmio dei cittadini raccolto attraverso le poste. E se continuasse a buttare soldi dalla finestra farebbe parte dei colpevoli di questo clamoroso disastro” ha concluso. 

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