Ex Ilva verso l'amministrazione straordinaria, bocciato il piano della Morselli - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Primo piano/Industria
IndustriaPrimo piano Mer 07 febbraio 2024

Ex Ilva verso l'amministrazione straordinaria, bocciato il piano della Morselli

Morselli alle imprese dell'indotto: non vogliamo chiudere. L'esperto al tribunale: impraticabile il risanamento Ex Ilva verso l'amministrazione straordinaria, bocciato il piano della Morselli
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

“Non vogliamo chiudere. Per non chiudere dobbiamo essere tutti dalla stessa parte. Nessuno si salva da solo”. Lucia Morselli, amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, risponde così ai lavoratori dell’indotto che da giorni protestano di fronte ai cancelli dell’impianto di Taranto.

Parole non casuali, quelle della manager indicata da ArcelorMittal per guidare la joint-venture con lo Stato italiano che sta gestendo gli impianti dell’ex Ilva. Perché ieri il colosso franco-indiano sarebbe tornato a scrivere al governo, dopo l’apertura delle scorse settimane, per cercare un’intesa in extremis capace di scongiurare il ricorso all’amministrazione straordinaria.

La bocciatura del piano

Passaggio ormai pressoché scontato, quello del ricorso alla procedura prevista dal decreto del governo dello scorso 16 gennaio. Dopo che l’esperto chiamato per la procedura di composizione negoziata della crisi, Cesare Giuseppe Meroni, in un documento depositato nella serata di lunedì ha scritto di una “sopravvenuta impraticabilità del percorso di risanamento”. Tradotto: una bocciatura del piano elaborato dai vertici di AdI che avrebbe dovuto evitare l’amministrazione straordinaria, chiedendo ad alcuni grandi creditori di rimandare di due anni e mezzo – a giugno 2026 – gli incassi di quanto dovuto.

Bocciatura arrivata dopo che lo stesso Meroni, la settimana scorsa, aveva indicato come percorribile la strada della composizione negoziata. Tra i fattori decisivi, anche il venir meno dell’appoggio delle banche. Unicredit, che la settimana scorsa si era mostrata disponibile a concedere nuova finanza, ha notificato lunedì 5 febbraio l’addebito di una rata da 30 milioni del prestito concesso nel 2022. 

Sempre lunedì Meroni ha incontrato i rappresentanti di ArcelorMittal e di Invitalia. Raccogliendo la disponibilità di entrambi all’ingresso di un nuovo socio in AdI. Ma anche questa ipotesi, scrive l’esperto, non pare percorribile in tempi stretti. 

Lo scontro sull’indotto

Un nuovo fronte si è però aperto nella mattinata di martedì. Quando le agenzie hanno riferito dell’impossibilità da parte di Sace di fornire le garanzie alle imprese dell’indotto come previsto dal decreto varato appositamente dal governo. La ragione: AdI non fornisce le informazioni necessarie sui propri creditori. 

Ennesimo tentativo di ostruzionismo da parte del socio privato, è la lettura prevalente negli ambienti di governo. Mentre da Palazzo Piacentini trapela tutto il fastidio del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che in visita in Sardegna è tornato sull’argomento: “In questa settimana dovremmo riuscire a imprimere una svolta netta per la governance dell’ex Ilva“, ha annunciato.

Urso: svolta nella governance

Svolta che a questo punto può essere solo l’amministrazione straordinaria. Anche perché ieri, 6 febbraio, sono scaduti i 15 giorni entro i quali Acciaierie avrebbe dovuto rispondere alla lettera di Invitalia con cui si chiedeva la verifica dei presupposti per avviare la procedura di commissariamento.

“Sulla base della risposta dell’ad, Invitalia può chiedere direttamente ed eventualmente al Mimit l’amministrazione straordinaria“, ha ricordato nei giorni scorsi Urso. Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi sull’ex Ilva “dopo 10 anni ci ritroviamo a discutere gli stessi temi e con gli stessi strumenti. Continuiamo a commettere lo stesso errore: inseguiamo soluzioni al problema dell’indotto ma non consideriamo che il modo migliore per salvaguardarlo è inserirlo in una visione chiara sulla politica industriale e sulla competitività del Paese“. Parlando alla commissione Industria del Senato Bonomi ha dato atto all’esecutivo “di aver ereditato questa situazione“, ma ha al contempo indicato la necessità di un “sì convinto, della politica e del governo, su un grande progetto di politica industriale” perché “lo stabilimento di Taranto ha un ruolo ancora cruciale”.

Condividi articolo