Investire nel 2024 tra instabilità geopolitica e deglobalizzazione
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In evidenzaInvestimenti Ven 16 febbraio 2024

Investire nel 2024 tra instabilità geopolitica e deglobalizzazione

In uno scenario caratterizzato da una crescente instabilità geopolitica, significativi rischi di deglobalizzazione e possibili frammentazioni Investire nel 2024 tra instabilità geopolitica e deglobalizzazione
Redazione Verità&Affari
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In uno scenario caratterizzato da una crescente instabilità geopolitica, significativi rischi di deglobalizzazione e possibili frammentazioni delle catene produttive, le previsioni di crescita economica rimangono caute (crescita lieve + moderata per il 61% deli operatori). Si spegne la fiammata inflattiva durata 24 mesi: per la maggior parte degli operatori (56%) nel 2024 l’inflazione in Europa scende al di sotto del 2,5%, ma il target viene raggiunto solo nel 2025 (61%). Le politiche delle Banche Centrali hanno avuto quindi gli effetti desiderati, ma sul futuro prossimo gli operatori si dividono a metà tra coloro che prevedono un’attenuazione della politica monetaria nella prima metà dell’anno e coloro che la ritengono ancora necessaria. Queste le principali evidenze dell’AIPB Outlook 2024, realizzato dall’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Private Banking elaborando le previsioni di 18 Asset Manager associati.

Nel breve periodo, le scelte d’investimento privilegiano il comparto obbligazionario, con rendimenti attesi tra il 5% e il 10% (53%). Verso il comparto azionario e gli investimenti alternativi, gli operatori esprimono invece cautela a causa dei timori sulla crescita economica (78%) e sulla tenuta degli utili societari. A partire dal 2025 l’Outlook si inverte a favore di questi ultimi, ma con uno stile di investimento che privilegia l’High Quality e l’High Momentum.

In relazione alla crescita, gli Asset Manager che hanno partecipato all’Outlook AIPB 2024 si aspettano un “atterraggio morbido” per l’economia mondiale e quella americana. Le previsioni sono infatti caute (il 39% degli operatori stima una crescita moderata), in linea con l’Outlook 2023 che, ricordiamo, a fine anno è stato superato dall’andamento effettivo (Mondo 2,7% VS previsione 1,8%; USA + 2,4% VS previsione 0,9). Più sfaccettata invece è la view sull’Europa, dove i rispondenti si dividono tra un 56% di operatori che si attende una crescita lieve e il 28% che si aspetta una recessione moderata. Entrando nel dettaglio delle economie europee, Spagna, Grecia, Repubblica Ceca, Ungheria e sono i Paesi che registreranno maggiore risultato in termini economici (35% degli intervistati) mentre Francia e Germania si trovano nelle ultime posizioni a causa di un mix di fattori congiunturali e strutturali.

Il secondo elemento analizzato riguarda il rientro del tasso d’inflazione, soprattutto grazie all’evoluzione del prezzo del gas e del petrolio nel corso del 2023. Nell’anno in corso l’attesa è di un ulteriore calo, più marcato in Europa (prevista al di sotto del 2,5% dal 56% degli operatori), più lento negli USA (per il 72% dei rispondenti compreso nell’intervallo 2,5% – 3%). In merito al target delle Banche Centrali, verrà raggiunto soltanto nel 2025 per un’ampia maggioranza degli operatori (61%).

La quasi totalità (94%) degli Asset Manager intervistati ritiene che le politiche adottate da Fed e Bce abbiano avuto gli effetti desiderati: il 50% di loro afferma infatti che è giunto il momento di porre fine alla stretta monetaria e posiziona il primo taglio dei tassi atteso a giugno 2024 (67% lo vede in Europa e l’83% negli Usa). (Teleborsa) 

Questo articolo è stato redatto a solo scopo informativo, non costituisce attività di consulenza né sollecitazione ad acquistare o vendere strumenti finanziari. Le informazioni riportate sono di pubblico dominio, ma possono essere suscettibili di variazioni in qualsiasi momento dopo la pubblicazione. Si declina pertanto ogni responsabilità e si ricorda che qualunque operazione finanziaria viene fatta a proprio esclusivo rischio.
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