Tim, sindacati preoccupati per il mancato rifinanziamento del contratto di espansione
Il problema è la società dei servizi di Tim che, separata dalla rete, dovrebbe avere almeno 16mila dipendenti ossia quanti ne hanno tutti insieme i concorrenti La sede di TimNon sarà rifinanziato dal governo, con i 150-200 milioni promessi, il contratto di espansione per il 2024. Ossia lo strumento che ha permesso a Tim di mandare a casa in maniera non traumatica ben 10mila dipendenti tra il 2019 e il 2023 . “Questo significa che non ci sarà uno strumento di politica attiva per gestire la delicatissima situazione che sta vivendo Tim – ha detto Riccardo Saccone della Cgil – dove potrebbero intervenire altri strumenti ma si tratta di un pessimo segnale anche per l’intero settore delle tlc, che sta vivendo una ristrutturazione profonda.
E dunque chiediamo la riconvocazione del tavolo tecnico presso il Mimit promesso dal governo lo scorso 6 febbraio. C’è una assenza di garanzie specifiche sulla tenuta occupazionale di Tim dopo la separazione della rete e dunque vogliamo sapere come il governo pensi di gestire questa vicenda e quali impegni reali intenda assumersi. Una sottovalutazione drammatica su quanto potrà avvenire ai lavoratori di Tim, anche alla luce della decisione di avallare lo spezzatino, e sulla tenuta del comparto strategico delle telecomunicazioni”.
Il tema dello scorporo
Il problema è la società dei servizi che, separata dalla rete, dovrebbe avere almeno 16mila dipendenti ossia quanti ne hanno tutti insieme i concorrenti (Vodafone, WindTre, Fastweb e iliad). Troppi secondo i sindacati. “Purtroppo per quanto riguarda la società dei servizi- dice ancora saccone-non ci sono state date notizie certe su quanti lavoratori potranno essere integrati mentre la rete, dato che il governo ha trattato con il fondo Kkr, siamo meno preoccupati perchè la quota di 20 mila dipendenti potrebbe essere sostenuta”.
In Tim però si assiste a un paradosso
Infatti mentre nella società della rete se anche il contratto di solidarietà fosse stato rinnovato sarebbero pochi i dipendenti con l’età giusta per la pensione anticipata, dato che sono già usciti negli anni precedenti, mentre ci sarebbero parecchi tecnici che ancora lavorano e sarebbero trasferiti nella società della rete.
“L’unica cosa che ci conforta- dice Sacconi – è l’istituzione del fondo di solidarietà per la filiera delle tlc, uno strumento che è stato adottato anche dal settore bancario e che ha permesso alle banche di snellire in maniera considerevole i loro organici senza traumi per i dipendenti. Il problema è che le società di tlc che lo devono finanziare insieme ai lavoratori del settore non sono convinte delle bontà dello strumento per il quale auspichiamo anche un finanziamento pubblico”. Quanto ai soldi che erano destinati al contratto di espansione per le tlc saranno dirottati altrove forse anche per rifinanziare lo sgravio Irpef per gli agricoltori.