Lavoro & Assistenza, ADL e SIAL Cobas, CLAP, CUB, SGB, USB contestano il contratto siglato da Cgil, Cisl e Uil
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ApprofondimentiLavoro Gio 11 aprile 2024

Lavoro & Assistenza, i sindacati più piccoli contestano l'operato di Cgil, Cisl e Uil

In piazza il 10 aprile, ADL Cobas, CLAP, CUB, SIAL Cobas, SGB, USB dicono stop alle gare al massimo ribasso e contestano l'intesa della triplice sul contratto socio-assistenziale Lavoro & Assistenza, i sindacati più piccoli contestano l'operato di Cgil, Cisl e Uil La manifestazione degli assistenti socio-assistenziali-sanitari a Roma
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Non solo il caso del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che taglia le ore di assistenza ai bambini disabili. La situazione è critica in tutta Italia. E la colpa è delle gare al massimo ribasso anche nel comparto socio-sanitario ed educativo. La ragione? Semplice: finiscono col pesare sulle tasche dei lavoratori e incidono inevitabilente sulla qualità dei servizi. Ma il peggio è che il contratto appena siglato da Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl, UilTucs non tutela i lavoratori per almeno due ragioni.

La prima è che non copre gli aumenti dovuti all’inflazione. La seconda, ben più grave, è che si tratta di un regalo alle cooperative, e non ai lavoratori, in vista dell’esternalizzazione di altri pezzi della sanità. A denunciarlo sono ADL Cobas, CLAP, CUB, SIAL Cobas, SGB, USB che hanno chiamato a raccolta i lavoratori del settore per una manifestazione mercoledì 10 aprile in Piazza Santi Apostoli, a Roma. 

I motivi della protesta

Il comparto socio-educativo, socio-assistenziale e sanitario è infatti caratterizzato da una forte presenza di cooperative che partecipano alle gare degli enti locali per offrire servizi ai cittadini. L’introduzione delle gare al massimo ribasso ha però determinato una forte pressione sugli incassi delle cooperative, incidendo negativamente anche sugli stipendi dei lavoratori, oltre che sulle condizioni di lavoro. Si tratta di un meccanismo perverso che ben conoscono anche gli operatori dei call center, che hanno subito esattamente lo stesso trattamento. In questo modo, “le cooperative si sono trasformate in una grande trappola per i lavoratori” spiega Rossella Chrizzi della SGB di Bologna. 

Lavoratori di serie A e di serie B

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: “ci sono ormai lavoratori di serie A e lavoratori di serie B con le mededime funzioni e le stesse mansioni, ma con pesanti disparità salariali e di diritti” spiega Riccardo Ferrara di Adl Cobas di Padova. In questo scenario, il rinnovo del contratto siglato da Cgil, Cisl e Uil non è stato in grado di sanare le diversità. Anzi. “Abbiamo avuto degli aumenti fittizi e l’impressione è che l’intesa sia stata siglata più per agevolare le cooperative nella prospettiva di una maggiore esternalizzazione della sanità che non per tutelare i lavoratori”  aggiunge Chirizzi. 

Come se non bastasse questo meccanismo non serve nemmeno a migliorare la situazione delle casse pubbliche. “Il sistema degli appalti non riesce a garantire né la qualità dei servizi né tantomeno adeguate condizioni di lavoro. Inoltre costa allo Stato più di quanto il datore di lavoro pubblico spenderebbe avendo gli stessi dipendenti all’interno” chiarisce Emanuele De Luca di Clap.

Le richieste

“Apriamo una stagione di nuova pubblicizzazione del welfare, sottraendolo a logiche di profitto. Vogliamo l’internalizzazione dei servizi in appalto e accreditamento, a partire dal servizio di educativa scolastica, rispetto al quale sono state già depositate diverse proposte di legge” spiega una nota congiunta di ADL Cobas, CLAP, CUB, SIAL Cobas, SGB, USB

Inoltre  “contestiamo l’ultimo rinnovo del CCNL maggiormente usato nel settore, quello Cooperative sociali che, nonostante gli aumenti, continua a essere uno dei contratti simbolo del lavoro povero in Italia. Vogliamo paghe dignitose e il riconoscimento delle nostre professionalità” prosegue la nota. Tutto questo con una particolare attenzione al ruolo delle donne che rappresentano circa l’8’% dei lavoratori del settore come evidenzia Moira Aloisio della Cub Scuola di Roma. “Stiamo parlando di retribuziono bassissime che non arrivano neanche a 8,50 euro, cioè meno della soglia del salario minimo in discussione da tempo in parlamento” aggiunge. 

La Spada di Damocle del Patto di Stabilità sui conti degli enti locali

La questione è di assoluto rilievo non solo perchè riguarda oltre 400mila lavoratori, ma perchè tocca da vicino i servizi ai cittadini in una fase molto delicata per gli amministratori locali. Il ritorno del Patto di Stabilità e della politica dell’austerity mette nell’angolo gli enti locali che saranno costretti ad effettuare nuovi tagli per rientrare nei parametri richiesti da Bruxelles. In questo scenario c’è da scommettere che ancora una volta a pagare saranno lavoratori e cittadini. 

“Negli ultimi anni gli enti locali non hanno fatto altro che tagliare” chiarisce Giacomo Gresta della Usb, che suggerisce di concentrarsi su come i soldi vengono spesi e dul futuro aumento della domanda di assistenza. A suo dire, la spesa degli enti locali continua a salire senza per questo essere sufficiente. “C’è un progressivo aumento della domanda di serfvizi assistenziali” chiarisce facendo riferimento anche all’invecchiamento prgressivo della popolazione italiana.

Un esempio? “La spesa del comune di Roma è salita da 60 a 90 milioni di euro  negli ultimi anni. La cifra è destinata ad arrivare facilmente a 100 milioni per via dell’aumento del numero di persone con disabilità senza riuscire effettivamente a rispondere alla domanda crescente. Per non parlare delle diversità fra Nord e Sud che finiranno con l’essere accentuate dall’autonomia differenziata” conclude. Uno scenario davvero cupo su cui pesa l’ombra di Bruxelles. 

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