Bruxelles, la Dg competition brancola nel buio. Il caso Ita
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AperturaEuropa Mer 24 gennaio 2024

Bruxelles, la Dg competition brancola nel buio. Il caso Ita

La direzione generale della Concorrenza se ne lava le mani e spiega che le sue risposte sul tema degli slot Ita non sono riconducibili alla Commissione europea Bruxelles, la Dg competition brancola nel buio. Il caso Ita SESSIONE PLENARIA STRAORDINARIA DEL PARLAMENTO EUROPEO
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

La confusione regna sovrana a Bruxelles. Soprattutto in capo alla Dg Competition. Così il passaggio degli slot dalla vecchia Alitalia ad Ita Airways diventa una sorta di scaricabarile. Con la Direzione Generale della Concorrenza dell’Unione che se ne lava le mani e spiega che le sue risposte sul tema del passaggio degli slot dalla vecchia alla nuova compagnia non sono riconducibili alla Commissione europea.

Burocrazia in tilt

Nella lettera del 10 settembre 2021 con cui l’Unione ha “benedetto” la nascita di Ita, Bruxelles ha, però, chiesto il rispetto delle norme comunitarie nella procedura del passaggio degli slot da Alitalia ad Ita. Per l’Unione vale quindi il Regolamento Cee n. 95/93 del Consiglio, del 18 gennaio 1993, relativo a norme comuni per l’assegnazione di bande orarie negli aeroporti della Comunità e dagli aggiornamenti successivi.

Il nodo

Ma che cosa prevedono esattamente le regole europee sulla vendita degli slot? Semplice, che i permessi di atterraggio e decollo non possano essere venduti da una compagnia ad un’altra ma che sono “parte” di un più complessivo trasferimento di ramo d’azienda, ovvero si trasferiscono con i beni, le attività e i lavoratori.

In realtà, però, per il decollo di Ita le cose vanno diversamente. Passano da Alitalia gli asset e gli slot, ma non i lavoratori. Fatto che, secondo la Cub, contraddice la normativa europea.

Il sindacato chiede chiarimenti

Sulla base di queste osservazioni, il segretario nazionale della Cub Trasporti, Antonio Amoroso, chiede chiarimenti all’Unione. Il 19 giugno scorso invia una missiva all’allora commissario alla concorrenza Margrethe Vestager, alla presidente Ursula von der Leyen e al commissario Paolo Gentiloni. Un mese dopo arriva la risposta dallo staff del commissario alla concorrenza. Per l’Unione gli slot possono passare dall’ex Alitalia ad Ita a fronte sia di una cessione completa d’azienda ma anche a seguito una cessione parziale, ovvero di cessione di ramo d’azienda.

Ma qui sta il punto dolente. Secondo la Cub tale passaggio non è mai avvenuto visto che nessuno degli ex lavoratori Alitalia è stato trasferito in Ita e solo una minima parte (inizialmente circa 2000 su oltre 10.000) è stato assunto “sul mercato” e previa “selezione”. Secondo il sindacato le regole sono chiare come spiega un’altra lettera inviata dal sindacato lo scorso 3 agosto che arriva alla DG Competition mentre la Vestager, in pari data, risponde ad un’interrogazione comunitaria sul caso degli slot Alitalia. Ma la musica a Bruxelles resta la stessa anche quando, al posto della Vestager, arriva, anche se per poco tempo, Didier Reynders.

Scacco matto

Il braccio di ferro continua. La Cub scrive di nuovo alla DG Competition il 3 gennaio 2024, sollevando ancora il problema e sollecitando una risposta adeguata nel merito delle questioni poste sul passaggio degli slot. La direzione risponde il 19 gennaio ribadendo che il regolamento consente che “la cessione degli slot senza subentro totale, possa avvenire a condizione che il numero di slot trasferiti siano proporzionati al numero di aeromobili, equipaggio, ecc. trasferiti”.

La risposta è in sintesi sempre la stessa. E per la Cub il problema resta perchè se di trasferimento si tratta, anche parziale, non si sarebbero potuti escludere sic et simpliciter i lavoratori dal ramo d’azienda. Il solo passaggio degli asset industriali non avrebbe infatti potuto includere gli slot che, appunto, non possono essere “scorporati” dai lavoratori per non entrare in contrasto con la normativa comunitaria. Siamo insomma punto e accapo.

Oltre al danno la beffa

La saga continua. Alla Dg Competion torna nel frattempo la Vestager che evidenzia come non spetti a lei entrare nel merito delle decisioni della Assoclearance, ovvero il gestore italiano degli slot. E questo anche a dispetto del fatto che sia stata precedentemente informata che, in risposta ad una richiesta di accesso agli atti formulata dalla Cub, lo stesso Assoclearance aveva affermato che il passaggio fosse stato “ordinato” da Enac che a sua volta lo ha smentito seccamente.

“Tutto ciò si configura come un vero e proprio balletto delle responsabilità” sottoliea Amoroso della Cub, “imbarazzante il fatto che ancora una volta si conferma quanto sosteneva Giolitti nella seconda metà del 1800, secondo cui per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano. Vergognoso però che a farne le spese siano i lavoratori, sotto gli occhi delle istituzioni che fingono di non sapere e non vedere”.

Infine la ciliegina sulla torta. Nella missiva la Dg Competition dichiara che il suo parere non è quello della Commissione europea: “questa risposta rappresenta la visione della Dg Competition e non quella della Commissione europea” spiegano i burocrati UE nella missiva. Come a dire che forse è meglio ricorrere direttamente alla Corte di Giustizia.

Il tempo scorre

Peccato però che i tempi della giustizia, anche in Europa siano lunghi, e certamente incompatibili con quelli delle aziende. E tanto meno con quelle dei lavoratori che non sono passati nelle file di Ita. Intanto da Bruxelles ancora non è arrivato il via libera alla vendita di Ita a Lufthansa. Ma la richiesta di sacrifici sugli slot. Anche sugli stessi che sono al centro della querelle sollevata dalla Cub a tutela dell’occupazione.

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