Lavoro, l'Inps certifica il flop del Reddito di Cittadinanza
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Lavoro/In evidenza
In evidenzaLavoro Mer 22 novembre 2023

Lavoro, l'Inps certifica il flop del Reddito di Cittadinanza

In tre anni assunti sono stati assunti appena 484 beneficiari di Reddito di cittadinanza. Fallito l'obiettivo di ricollocamento sul mercato del lavoro Lavoro, l'Inps certifica il flop del Reddito di Cittadinanza
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

Tra il 2020, anno di introduzione, e il 2022 l’incentivo per l’assunzione di lavoratori beneficiari di Reddito di cittadinanza ha riguardato in totale 484 persone: nello specifico, 138 persone nel 2020, 139 nel 2021 e 207 nel 2022. È uno degli elementi emersi dall’osservatorio delle politiche occupazionali e del lavoro pubblicato dall’Inps. L’osservatorio, che copre il periodo dal 2018 al 2022, si divide in politiche attive, passive e altre misure.

Fino al 2019 si è registrata una generale diminuzione del numero medio di lavoratori, in modo particolare di quelli che beneficiano degli incentivi all’occupazione a tempo indeterminato: su tale andamento ha inciso in modo considerevole la mancata proroga degli incentivi all’assunzione previsti per il 2015 e il 2016 (esonero triennale e biennale) che hanno contribuito notevolmente all’incremento dei livelli occupazionali.

Sempre in tema di politiche attive, nel 2020 sono state introdotte nuove agevolazioni contributive per cercare di affrontare l’emergenza occupazionale determinata dall’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid19, tra le quali la più rilevante è la Decontribuzione Sud, che prevede un’agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate del Paese. Ad esclusione della Decontribuzione Sud, la crescita osservata per il 2020 si fa più incisiva nel 2021 per tutte le diverse categorie di agevolazione crescita che prosegue nel 2022 confermando l’Apprendistato come incentivo principalmente utilizzato (48%), seguito dai contratti a tempo indeterminato (36%).

Aumentano gli apprendisti

Nel 2022 aumenta il numero dei lavoratori in apprendistato e le loro trasformazioni a tempo indeterminato e prosegue l’utilizzo dei nuovi esoneri introdotti dalla legge 178/2020 al fine di contenere il perdurare degli effetti negativi sull’occupazione dovuti all’epidemia da Covid19 (aumento dal 50% al 100% dell’esonero per le assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel biennio 2021-2022 sia con l’esonero giovani che con l’incentivo donne). Cresce anche il numero di lavoratori assunti a tempo determinato/stagionale nel settore del turismo e stabilimenti termali e quello delle stabilizzazioni di lavoratori già impegnati in lavori socialmente utili (ex LSU), in conseguenza delle diverse procedure di stabilizzazione previste dalla L.160/2019.

Poco spazio per le donne

Con riferimento alla distribuzione per genere, al netto del nuovo esonero totale introdotto per l’assunzione di sole donne, nel 2022 si conferma la predominanza della componente maschile dei beneficiari di politiche attive in quasi tutte le tipologie di intervento, ad eccezione delle agevolazioni per le assunzioni in sostituzione di lavoratori in astensione obbligatoria o facoltativa, per le agevolazioni a tempo determinato di ultracinquantenni e donne e delle stabilizzazioni di lavoratori già impegnati in lavori socialmente utili per le quali è invece maggioritaria la componente femminile. La differenza di genere è del tutto inesistente invece per le assunzioni a tempo indeterminato di ultracinquantenni e donne e per l’esonero totale per le nuove assunzioni a termine nel settore turistico.

Osservando la distribuzione a livello territoriale, nel 2022 i contratti di apprendistato, come pure le stabilizzazioni e gli incentivi a tempo indeterminato sono presenti soprattutto al Nord del Paese (rispettivamente 56%, 55% e 57%). La Decontribuzione Sud invece, per la sua specifica finalità, trova applicazione nelle regioni del Mezzogiorno.

Salgono i numeri della Naspi (+19,5%)

Per quel che riguarda invece le politiche passive, nel 2022 il numero di trattamenti di NASpI è stato pari a 2.010.954, con un incremento rispetto all’anno precedente del 19,5%(21,7% per i maschi e 17,8% per le femmine). I trattamenti di disoccupazione agricola, pari nel 2022 a 532.090, rispetto all’anno precedente registrano un decremento pari a -4,4%. Per le prestazioni di DIS-COLL nel 2022 si registra invece una variazione positiva rispetto all’anno precedente: i trattamenti complessivi risultano pari a 21.286 con un incremento, rispetto al 2021 pari al 27,2%.

Analizzando la composizione per classe di età dei trattamenti di disoccupazione nel 2022, possiamo notare che per la NASpI e la DIS-COLL la fascia di età in cui si concentra il maggior numero di trattamenti è quella tra 25 e 34 anni (rispettivamente il 26% per la NASpI ed il 42% per la DIS-COLL). Molto diversa la composizione per età dei trattamenti di disoccupazione agricola in cui la classe modale è quella dei soggetti con più di 54 anni (24%).

Nord in sofferenza

Con riferimento alla distribuzione territoriale dei trattamenti, nel 2022 la ripartizione geografica in cui troviamo il maggior numero di trattamenti NASpI risulta il Nord con il 41%, ma nonostante la diversa concentrazione dei lavoratori sul territorio nazionale, nel Sud e nelle Isole si registra comunque una percentuale di poco inferiore (40% del totale dei trattamenti). Poco meno della metà dei trattamenti di DIS-COLL è concentrata nel Sud e nelle Isole (47%), mentre per la disoccupazione agricola al Sud si concentra il 68% del totale dei trattamenti. Con riferimento alla distribuzione del numero dei trattamenti di NASpI per classi di durata teorica della prestazione, nel 2022 si può osservare che solo nel 14% dei casi la prestazione ha una durata teorica maggiore o uguale a 21 mesi e che nel 32% dei casi la durata teorica è maggiore o uguale a 12 mesi.

Nella sezione “altre misure” infine, rientrano le indennità di mobilità

Nel quinquennio di osservazione il fenomeno presenta un andamento fortemente decrescente. Ciò è dovuto principalmente al processo di armonizzazione dei trattamenti di disoccupazione previsti dalla legge 92/2012 che ha portato alla definitiva soppressione dell’indennità di mobilità dal 1° gennaio 2017. Il numero complessivo di lavoratori che al 31 dicembre 2022 beneficiano del trattamento di mobilità ammonta a 2.476 unità. Rispetto al 31 dicembre 2021 la variazione a livello nazionale si presenta con un decremento pari a -22,4%, trend riscontrato in tutte le aree territoriali. Rispetto al genere, la presenza maschile nel 2022 (1.887 beneficiari) è sempre più consistente di quella femminile (589), e con riferimento all’età, circa l’82% dei beneficiari risulta avere più di 49 anni.

Infine scendono i Lavoratori Socialmente Utili (LSU)

Per i lavoratori impegnati in lavori socialmente utili, il fenomeno si presenta in continua diminuzione in tutto il periodo di osservazione. Al 31 dicembre 2022 il numero medio di percettori del sussidio ammonta a 570 unità con una variazione a livello nazionale di -48% rispetto al 2021. Con riferimento alla ripartizione geografica, il Sud anche nel 2022 si conferma l’area con maggior presenza di lavoratori socialmente utili (84%). Una bassa percentuale è presente al Centro e ancor meno nelle Isole mentre il fenomeno è completamente assente nel Nord del Paese.

(Teleborsa) 

Condividi articolo