Licenziamenti illegittimi, il governo si impegna a cambiare le regole
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ApprofondimentiLavoro Mar 18 aprile 2023

Licenziamenti illegittimi, il governo studia la riforma per salvare gli esodati della Fornero

Nuovo round nella partita licenziamenti illegittimi “Data l’iniquità della situazione, siamo pronti a lavorare con il Parlamento alle modifiche normative necessarie per introdurre la possibilità, a fronte di reintegra del lavoratore con contestuale risarcimento convenzionale limitato a 12 mensilità, di limitare l’indebito ammortizzatore sociale al risarcimento concesso”. E’ la posizione espressa... Licenziamenti illegittimi, il governo studia la riforma per salvare gli esodati della Fornero Claudio Durigon, sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Nuovo round nella partita licenziamenti illegittimi

“Data l’iniquità della situazione, siamo pronti a lavorare con il Parlamento alle modifiche normative necessarie per introdurre la possibilità, a fronte di reintegra del lavoratore con contestuale risarcimento convenzionale limitato a 12 mensilità, di limitare l’indebito ammortizzatore sociale al risarcimento concesso”. E’ la posizione espressa dal governo italiano sulla questione della restituzione degli ammortizzatori sociali erogati a lavoratori licenziati illegittimamente e che sono stati successivamente reintegrati con sentenza. Lo ha spiegato il sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, in risposta ad un’interrogazione presentata dall’onorevole Francesco Mari di Sel.

La questione molto complessa è figlia del resto di un buco normativo della legge Fornero che ha creato una sorta di nuova categoria di esodati. In particolare il tema dei licenziamenti illegittimi è emerso per via di oltre 200 lavoratori Air Italy e Alitalia che sono stati ingiustamente accompagnati alla porta dal datore di lavoro e che poi hanno deciso di fare ricorso. Per loro assieme alla sentenza favorevole è arrivata anche un’amara sorpresa. L’Inps ha chiesto infatti la restituzione degli ammortizzatori sociali percepiti negli anni. Una cifra che, date le lungaggini della giustizia  italiana, è di gran lunga superiore ai dodici mesi di risarcimento previsti dalla legge Fornero

L’esecutivo prende atto della situazione

“A fronte di un licenziamento giudizialmente riconosciuto illegittimo, il risarcimento del danno causato dalla condotta illecita del datore di lavoro ha essenzialmente lo scopo di compensare le difficoltà di natura economica in cui si sia trovato il lavoratore per effetto dell’indebito comportamento datoriale” si legge nella risposta all’interrogazione.  

“La misura di tale risarcimento, così come forfetizzata nel 2012 nel limite massimo di 12 mensilità della retribuzione globale di fatto, potrebbe non coprire l’integralità del danno subito dal lavoratore – parte debole del rapporto – il quale è certamente esposto all’indeterminatezza dei tempi del processo, spesso non di celere svolgimento” prosegue il documento. 

Lo stato dell’arte

“A normativa vigente, il venir meno dell’evento di disoccupazione involontaria determinato dal licenziamento determina l’assenza di uno dei requisiti per il percepimento della Naspi, e pertanto l’intera prestazione deve ritenersi indebita” evidenzia il testo. 

Come chiarisce Durigon, “questo principio si ricava dalla consolidata giurisprudenza di legittimità, che può ormai definirsi consolidata, secondo cui, in caso di reintegra dovuta dal riconoscimento dell’illegittimità del licenziamento, decadono i presupposti per le prestazioni INPS che dal licenziamento derivano (Mobilità, Naspi e integrazioni del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, sia di importo sia di durata)”. 

La soluzione in una sentenza del tribunale di Roma

“Una recente sentenza di merito del tribunale di Roma del gennaio 2022, in una fattispecie analoga al caso evidenziato dagli interroganti, ha stabilito che – relativamente alle prestazioni di mobilità corrisposte dall’INPS ad alcuni lavoratori del settore aereo reintegrati nel posto di lavoro con la reintegra cosiddetta attenuata – gli stessi lavoratori sono tenuti a restituire all’INPS i trattamenti percepiti nei soli limiti di quanto percepito dal datore di lavoro a seguito della pronuncia giudiziale di reintegra” precisa. Ma, non esistendo una norma ad hoc, il sottosegretario si è impegnato a lavorare per trovare la quadra sull’intera questione. 

Ma le parole del’esecutivo non convincono il sindacato

“Le dichiarate intenzioni del governo non sgombrano il sospetto che quanto prospettato dal governo, seppur edulcora la situazione esistente in cui si chiede la restituzione totale degli ammortizzatori sociali percepiti, tenta di rendere sconveniente ad un lavoratore licenziato la difesa in tribunale dei propri diritti” spiega Antonio Amoroso, numero uno della Cub Trasporti.

La pretesa di restituzione “all’Inps di un indennizzo appare fuori luogo in quanto ciò che il lavoratore percepisce dal datore di lavoro ha una natura risarcitoria e non retributiva” aggiunge. Inoltre, secondo il sindacalista, “c’è da considerare che l’importo dell’indennizzo in alcuni casi potrebbe essere superiore addirittura agli ammortizzatori percepiti ed in tal modo l’Inps ne avrebbe un indebito beneficio. Si consideri, peraltro, che il reintegro potrebbe determinarsi dopo diversi anni”.

E cioè ben oltre la durata degli ammortizzatori sociali eventualmente erogati dall’Inps, lasciando il lavoratore per anni senza reddito, salvo poi pretendere di infliggergli la beffa della restituzione delle 12 mensilità di indennizzo. “Credo che l’intento della riforma Fornero che ha condonato al datore di lavoro  l’illecito licenziamento, non possa essere scaricato sulle spalle del lavoratore  – conclude il sindacalista – La modifica di tale situazione deve mettere al riparo il lavoratore e, nel rispetto del dettame costituzionale, deve garantirgli il diritto sostanziale alla difesa in tribunale. E la garanzia si offre solo se la sentenza di reintegra non diventa una iattura economica per il lavoratore”.

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