Esodati Fornero, batosta su 200 dipendenti Air Italy - V&A
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ApprofondimentiLavoro Gio 09 febbraio 2023

Esodati Fornero, l'Inps chiede gli ammortizzatori indietro a 200 lavoratori

L'Inps invia solleciti di pagamento per la restituzione degli ammortizzatori ai lavoratori licenziati illegittimamente e reintegrati Esodati Fornero, l'Inps chiede gli ammortizzatori indietro a 200 lavoratori Elsa Fornero
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Duecento solleciti di pagamento Inps per i lavoratori Air Italy

E’ la richiesta di restituzione degli ammortizzatori sociali all’ente previdenziale per gli ex dipendenti che hanno vinto la causa per licenziamento illeggittimo. Reintegrati hanno ricevuto 12 mesi di risarcimento dall’azienda prima di finire poi in cassa integrazione a seguito della liquidazione in bonis della compagnia aerea il 20 febbraio 2020 ed infine essere licenziati a gennaio dello scorso anno.

L’istituto previdenziale guidato da Pasquale Tridico pretende ora da loro la restituzione di tutte le somme percepite a sostegno del reddito, incluse quelle integrative del fondo volo. Interpellato sulla faccenda, l’Inps si è trincerato dietro il silenzio. Nessuna risposta nemmeno dal ministero del lavoro che sta valutando il da farsi dopo un incontro con alcune sigle sindacali.

Ma soprattutto non è noto quanti siano i lavoratori che rischiano di trovarsi in una situazione analoga per effetto della riforma Fornero.  Con richieste di restituzione degli ammortizzatori che vanno da 24 a 100mila euro per effetto dell’integrazione salariale prevista nel fondo volo.

Per i dipendenti Air Italy il calvario è iniziato nel 2016

“Tutto è cominciato con la procedura di licenziamento collettivo in occasione del previsto ingresso del Qatar durante il governo di Matteo Renzi” spiega Francesco Staccioli, sindacalista componente del comitato esecutivo della Usb. “La trattativa fu gestita dall’allora viceministro Teresa Bellanova, ministro Carlo Calenda” ricorda. “Con un procedimento illegittimo furono licenziate circa 400 persone di cui circa 200 impugnarono il provvedimento. Questi lavoratori hanno vinto le cause perchè, come avevamo spiegato in sede ministeriale, non potevano essere licenziati in quel modo” precisa.

“Licenziati il primo luglio 2016, hanno poi atteso le sentense percependo gli ammortizzatori sociali. I primi proncunciamenti favorevoli ci sono stati nel 2018 per i dipendenti milanesi. Poi sono arrivati progressivamente anche gli altri fino al 2020″ prosegue. ” A tutti questi lavoratori l’Inps è andata a richiedere tutti gli ammortizzatori sociali. Loro hanno quindi ottenuto un risarcimento da dodici mesi, ma l’Inps  ha richiesto tutto indietro nonostante il lavoratore abbia avuto la sentenza a distanza di quattro anni dal licenziamento” aggiunge. A questo punto, il passo successivo è l’invio delle cartelle esattoriali, in caso di mancato pagamento di quanto richiesto dall’ente previdenziale.

Una situazione paradossale. “Ci siamo spesi con il presidente dell’Inps, con tutti i ministri già a partire dai tempi di Nunzia Catalfo al ministero del lavoro” aggiunge il sindacalista. “Abbiamo interessato tutti per trovare una via d’uscita a questa situazione. Tanto più che poi quei lavoratori Air Italy, dopo essere stati assunti per effetto delle sentenze, sono finiti poi in cassa integrazione per via della liquidazione dell’azienda ed infine licenziati” spiega.

Situazione analoga anche per gli ex dipendenti Alitalia

I numeri dei lavoratori coinvolti dovrebbe però essere meno consistente. Il motivo? Al momento dei licenziamenti, molti lavoratori hanno accettato la proposta di conciliazione da diecimila euro lordi fatta dall’azienda e sponsorizzata da alcune sigle sindacali. “Sono diversi i dipendenti di Alitalia Cai, licenziati a fine 2014 che dopo la sentenza di reintegra, in taluni casi pronunciata nel 2019 o 2020, talvolta divenuta definitiva solo nei mesi scorsi, hanno ricevuto un lettera da Inps” dichiara Antonio Amoroso, segretario nazionale Cub Trasporti.

“Con questa lettera l’istituto richiede la restituzione dell’intero importo degli ammortizzatori: cornuti e mazziati, prima colpiti dal licenziamento illegittimo, poi raggiunti dalla richiesta dell’Istituto Previdenziale di restituzione di migliaia di euro, talvolta anche 4-5- volte più alta di quanto hanno percepito a titolo di indennizzo” spiega.

A suo giudizio, si tratta di “una barbarie, peraltro, tutt’altro che casuale: è il modo per tagliare il numero dei contenziosi del lavoro e scoraggiare i lavoratori a difendersi in Tribunale a fronte di un licenziamrnto illegittimo, rendendo più conveniente per il dipendente accettare una eventuale proposta di conciliazione e non esporsi alle lungaggini dei procedimenti giudiziari, per poi essere colpiti in tal modo”.

Amoroso evidenzia poi che sulla questione si pronuncerà anche la Corte di Cassazione, “ma speriamo che il governo favorisca l’approvazione di una interpretazione autentica che consenta di mettere fine a tale inaccettabile situazione”. Intanto la Cub sta valutando il ricorso alla Corte di Giustizia Europea.

Un caos determinato da un buco nella normativa Fornero

Tutto questo è accaduto perchè la legge Fornero ha previsto un indennizzo massimo di 12 mensilità per il lavoratore che vince la causa di licenziamento illegittimo. Peccato però che i procedimenti giudiziari sono decisamente più lunghi con le sentenze che possono arrivare all’ultimo grado di giudizio anche dopo 8-10 anni come accade ad esempio a Roma.

A dispetto del fatto che la Fornero, pur allungando di un grado di giudizio il procedimento, riteneva di aver semplificato l’inter giudiziario al punto da arrivare a sentenza al massimo entro un anno. Detta in altri termini, l’ex ministro ha dato certezza dell’esborso al datore di lavoro. Ma si è dimenticata di tutelare anche il lavoratore che subisce il danno della lentenzza della giustizia italiana.

La via d’uscita è solo una modifica o interpretazione diversa della riforma Fornero” riprende il sindacalista della Usb. “In assenza di un provvedimento ad hoc, prima o poi l’Inps dovrà procedere perchè nessuno nell’ente, a partire dal presidente, si prende la responsabilità di fare un passo indietro perchè la legge è scritta male. O meglio ha un buco. Almeno finchè non ci sarà un governo che dirà loro di fermarsi”. 

Intanto i lavoratori sono in difficoltà. “Qualcuno ha ritrovato lavoro, ma in tanti ancora no – conclude – e vedersi arrivare gli avvisi bonari così fra capo e collo crea problemi. Per loro oltre al danno ora ricevono anche la beffa. Tutto questo per via di una legge completamente sballata. Inoltre non si può trascurare che il denaro percepito dai lavocatori di soli dodici mesi in seguito alle sentenze favorevoli è un risarcimento”. Questo accade perchè “un risarcimento è un risarcimento” e non è retribuzione. E quindi non si sovrappone agli ammortizzatori sociali.  

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