Pubblica amministrazione, addio al dipendente modello Checco Zalone
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Lavoro/Apertura
AperturaLavoro Lun 25 dicembre 2023

Pubblica amministrazione, addio al dipendente modello Checco Zalone

I concorsi vanno avanti a rilento. I nuovi ingressi non riescono a compensare le uscite. E negli enti locali, al 2022, si sono dimesse più di 14 mila persone Pubblica amministrazione, addio al dipendente modello Checco Zalone PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO
Fiorina Capozzi
di 
Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Pubblica amministrazione in piena crisi di nervi. Mentre arrivano i soldi del Pnrr, l’assenza cronica di personale rischia di far perdere all’Italia l’ultimo treno per far ripartire la crescita. Intanto i concorsi per portare nuovi assunti nella macchina amministrativa vanno avanti fra mille peripezie. Un esempio? Alla Scuola nazionale dell’amministrazione, da cui escono i dirigenti della Pa, una delle ultime tornate concorsuali non è andata in porto. Galeotto fu il pdf e chi si dimenticò di far installare il software sui tablet per la prova selettiva. Con il tutto da rifare per gli aspiranti dirigenti.

Ai Monopoli, invece si combatte a suon di ricorsi, mentre alla Giustizia non riescono a bandire i concorsi per gli 13mila posti previsti dalle milestone del Pnrr e bisogna pure rinunciare a parte dei soldi. Ma la cosa più incredibile è che, negli enti locali, al 2022 oltre 14 mila persone hanno deciso di dimettersi  dicendo addio al tanto anelato posto fisso, celebrato nel film Quo vado? del comico Checco Zalone. Quello in cui l’attore si attacca ad ogni costo al lavoro pubblico. 

Il sindacato Flp lancia l’allarme

“Questo dato non deve sorprendere perchè la Pubblica amministrazione non è attrattiva in termini di stipendi e carriere” spiega Marco Carlomagno, segretario nazionale della Flp, Federazione Lavoratori pubblici e funzioni pubbliche. “Anche considerando i nuovi bandi, i concorsi non solo non potenziano la Pubblica amministrazione, ma non riescono neanche a coprire neanche i posti di chi va in pensione. Negli enti locali, ad esempio,nonostante le massicce assunzioni soprattutto con il Pnrr, abbiamo registrato 31.800 persone in uscita a fronte di 29-30mila in entrata” aggiunge.

“Quindi non c’è alcun potenziamento, bensì una perdita di circa il 2% sul personale con l’aggravante che i nuovi assunti sono a tempo determinato e quindi fra due o tre anni andranno via. Ammesso che non si dimettano prima perchè negli enti locali, essendoci anche stipendi in media più bassi di 200 euro rispetto alle amministrazioni centrali, abbiamo avuto 14.548 dimissioni al 2022 ” sottolinea. Di questi, secondo il sindacato, una parte si è dimessa perchè magari ha vinto un concorso per un impiego più redditizio. Ma il resto, soprattutto i giovani, laureati in economia o ingegneria, hanno mollato il colpo quando hanno scoperto di dover andare a timbrare il cartellino per 30mila euro lordi l’anno. “Il risultato è che i vincitori di concorso più qualificati finiscono per salutare ben presto la pubblica amministrazione” sottolinea Carlomagno. 

Ma perchè il posto fisso non è più una chimera?

La questione non è solo lo stipendio. Secondo Flp, c’è un tema di carriera che è praticamente inesistente con tanto di scatti salariali nulli se non per effetto delle rivalutazioni all’inflazione che sono peraltro ormai ben più basse del caro vista. C’è poi il problema della formazione, che viene fatta poco e male, al di fuori dell’orario di lavoro. Ed infine la questione smartworking negato. “Se si possono definire degli obiettivi per dei professionisti, non capisco perchè non concerede lo smartworking. Basta poi verificare che i target siano stati raggiunti” sottolinea. Insomma, mentre il governo di Giorgia Meloni si fa in quattro per ottenere le rate del Pnrr, la macchina amministrativa resta al palo. Con santa pace di Bruxelles che da anni chiede una riforma strutturale per far funzionare meglio la pubblica amministrazione italiana. 

Intanto ai Monopoli e alle Entrate si combatte a suon di ricorsi

All’Agenzia delle Doganre e dei Monopoli si scorrono le graduatorie del  concorso pubblico per assumere 40 dirigenti della scorsa primavera. Ma il sindacato Dir Pubblica attende di sapere se il meccanismo di selezione sia legittimo. L’avvocato Carmine Medici ha chiesto l’annullamento dell’intera procedura per scarsa trasparenza nei criteri selettivi e nelle metodologie di punteggio ed attende di conoscere la data dell’udienza di merito. Secondo Medici, il tribunale amministrativo potrebbe discutere della questione prima dell’estate. Con tutte le conseguenze del caso nell’ipotesi in cui i ricorrenti dovessero risultare vincitori. Inclusa l’ipotesi di danno erariale.

Alle Entrate,  invece,  il danno è già acclarato Il Consiglio di Stato ha annullato una procedura di assunzione, datata 2010 per affidare 175 incarichi dirigenziali di seconda fascia. Il motivo? “Manifesta violazione dei principi di ragionevolezza e logica dell’azione amministrativa” come hanno decretato la sentenza 472/2023. Come riferisce Dirpubblica, ancora una volta la questione è nell’opacità dei criteri della procedura che come rivelava il Tar arrivava all’assurdo che un candidato teoricamente in possesso di 16 lauree avrebbe conseguito un punteggio di 15 su 20”. L’ultima tornata di concorso per l’Agenzia sembra invece essere filata liscia come l’olio. Anche perché non è stata prevista alcuna prova scritta. Solo selezione per titoli e quiz. Cosa assai rara nella pubblica amministrazione forse proprio per portare a casa un po’ di assunzioni. 

L’appello del sindacato in vista del nuovo anno

“Al Ministro Zangrillo e al Governo tutto chiediamo adeguati e urgenti interventi normativi di raccordo per evitare che le iniziative assunte in materia di taglio del cuneo fiscale, e rimodulazione delle aliquote fiscali, intervenendo sul meccanismo delle fasce di reddito e sulle modalità di tassazione, riducano in modo sostanziale i benefici che gli incrementi contrattuali e lo stesso anticipo contrattuale di fine anno porterebbero ai pubblici dipendenti” conclude Carlomagno. Per iniziare con il piede giusto il 2024.

 

Condividi articolo