Vendita della rete, Vivendi resta alla finestra e non fa causa a Tim (per ora) - V&A
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In evidenzaMedia Gio 23 novembre 2023

Vendita della rete, Vivendi resta alla finestra e non fa causa a Tim (per ora)

Yannick Bollorè: "La sfida per noi come azionisti e per Tim è cercare di massimizzare il valore della nostra partecipazione". Vendita della rete, Vivendi resta alla finestra e non fa causa a Tim (per ora)
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Rete Tim, Vivendi alla finestra

Vivendi non ha ancora preso nessuna decisione in merito all’azione legale che aveva minacciato di fare a Tim dopo la delibera del cda dell’ex-monopolista di vendere la rete a Kkr senza passare da una delibera dell’assemblea. Lo ha spiegato il presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi Yannick Bolloré in una lunga intervista al quotidiano francese Les Echos. “Il Gruppo Vivendi – ha spiegato Bolloré junior- è focalizzato sul suo progetto di essere un gruppo media, comunicazione e intrattenimento e ha riclassificato la propria partecipazione in Tim come  finanziaria. La sfida per noi, come azionisti, e per Tim è cercare di massimizzare il valore della nostra partecipazione”.

La minaccia dell’azione legale

In pratica Vivendi, che di Tim ha il 23,7%, ha guardato i conti dell’ex-monopolista  e soprattutto il debito pari a 26 miliardi ossia più del doppio rispetto al fatturato. Una situazione non facile dunque che ha portato alla vendita della rete per circa 21 miliardi per abbattere il pesante debito. Vivendi si era detta contraria all’operazione minacciando azioni legali. Ora invece resta alla finestra in attesa di sviluppi della situazione sperando in una rivalutazione del titolo che resta schiacciato sui minimi (0,25 euro per azione con capitalizzazione sotto i 6 miliardi) nonostante Moody’s abbia ribadito che, senza la rete e con il debito più basso, il gruppo avrebbe un rating migliore. Vivendi si riserva dunque di procedere con un’azione legale se lo riterrà necessario. Da sottolineare che la società francese ha perso sull’investimento circa 3 miliardi di euro

Uno spiraglio per una possibile rivalutazione della partecipazione potrebbe arrivare dall’accordo tra Tim e Open Fiber per la rete unica. Secondo gli analisti di Intermonte “le difficoltà legate al rifinanziamento di Open Fiber e la necessità di una ricapitalizzazione potrebbero indurre Cdp Macquarie a considerare più concretamente una combinazione futura o partnership industriale con NetCo (la newco nella quale confluiranno le reti secondarie e primarie di Tim)”.  Infatti l’offerta di Kkr approvata dal consiglio di amministrazione di Tim prevede un  aumento pari a 2,5 miliardi a favore di Tim in caso di una eventuale operazione di fusione con Open Fiber e o dal riconoscimento di una regolamentazione incentivante entro 30 mesi dal closing dell’operazione che è attesa entro l’estate 2024.

Le sfide del gruppo francese

Intanto Vivendi, dopo l’acquisizione di Lagardere, continuerà a potenziare la sua presenza internazionale in diversi ambiti, in particolare tramite Canal+, attraverso acquisizioni e partecipazioni in altri player esteri. L’accordo con Lagardère, chiuso dopo tre anni, ha già ampliato di molto il perimetro della conglomerata francese.  “La sfida per Canal+- ha detto Bolloré – i cui abbonati sono già per due terzi al di fuori della Francia, è quella di sviluppare la sua base di clienti per ammortizzare i nostri contenuti su una base più ampia possibile e per avvicinarsi ai nostri concorrenti, principalmente gruppi americani”. Ossia le grandi piattaforme Usa di contenuti come Netflix o Amazon. In pratica una strategia simile a quella di Mediaset, che con Prosieben punta a creare un polo europeo per la tv generalista, che era stata molto osteggiata in una lunga e dispendiosa battaglia legale, proprio da Vivendi forte di una partecipazione di quasi il 30%. Alla fine i francesi hanno seppellito l’ascia di guerra dopo la concessione di benefici economici da parte della società media italiana. E dunque la domanda è d’obbligo: potrebbe accadere la stessa cosa anche con Tim?

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