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Mercati Ven 09 giugno 2023

Il giorno dei rilanci sulla rete Tim, se va bene saranno dei ritocchi

Kkr e Cdp-Macquarie miglioreranno di poco le offerte. Il 19 e il 22 il cda le valuterà, ma prima, il 14, si decide sulla cooptazione di Carta Il giorno dei rilanci sulla rete Tim, se va bene saranno dei ritocchi PIETRO LABRIOLA TIM
Tobia De Stefano
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Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

Silenzio sul dossiere Tim

Da qualche giorno è calato un silenzio-anomalo sul dossier Tim. Alla vigilia di un appuntamento fondamentale come quello di oggi, la scadenza del termine concesso a Kkr e alla cordata composta da Macquarie e Cdp per presentare i rilanci sulla rete non filtra nessuna indiscrezioni sulle intenzioni del fondo Usa e di Cassa Depositi e Prestiti. Il mercato dà per scontato che se rilanci dovessero esserci si tratterà di ritocchi. Da una parte infatti Kkr ritiene che il valore della NetCo, quindi la società che comprende i cavi sottomarini gestiti da Sparkle, la rete primaria in mano interamente a Tim e quella secondaria fornita da FiberCop, non sia superiore all’indicazione dell’ultima “nonbinding offer” (offerta non vincolante).

I 21 miliardi vengono considerati in linea con le stime della maggior parte delle banche. Anzi rispetto alle valutazioni degli analisti Kkr lascia una maggior fetta di Ebitda (nella separazione) alla ServiceCo, proprio per consentirle di raggiungere l’obiettivo della sostenibilità. Insomma se si parla solo della parte economica è difficile aspettarsi che il private equity con sede a New York metta sul piatto un rialzo superiore alla forchetta che va tra il mezzo miliardo e il miliardo di euro. Pare che anche di questo si sia discusso nel corso dell’ultimo vertice a Parigi tra rappresentanti di primo livello di fondo e Vivendi, il primo azionista di Tim che dà una valutazione della rete di 31 miliardi. E che certo potrebbe scendere vicino quota 25, ma difficilmente darebbe il suo assenso a una cifra inferiore. 

Problema Antitrust

Poi c’è la cordata Cdp-Macquesrie che già parte da una base più bassa: 19,3 miliardi. Ed ha un problema in più da superare: l’Antitrust. Cassa Depositi e Prestiti è infatti il primo azionista di Open Fiber (la società che con un discreto ritardo sta posando la fibra ottica nel Paese) con il 60% delle quote e il restante 40% in mano agli australiani di Macquarie. Insomma  dovrebbero sottostare a rimedi non indifferenti per ottenere il disco verde all’acquisizione della Netco di Tim in vista di una fusione con la rete di Open Fiber. E una soluzione con l’Antitrust Ue  non è stata ancora trovata. Morale della favola: se la cordata italo-australiana riuscisse a dare una risposta all’enigma della concorrenza sarebbe già un grande risultato. Anche perché sulla parte economica i margini sembrano davvero ristretti. 

Non va dimenticato che di recente il fondo australiano ha inviato una lettera a Cassa Depositi e Prestiti con tanto di diffida dal fare eventuali accordi con Kkr, tenendo conto del vincolo di esclusiva e del fatto che il fondo statunitense è anche azionista con oltre il 37% di FiberCop, diretto competitor di Open Fiber. Questo perché a un certo punto si era parlato della cosiddetta grande ammucchiata per la rete anche con la presenza di F2i: Kkr, Cdp e il fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli che avrebbero avanzato un’offerta più sostanziosa per la rete. Con l’avallo del governo. Macquarie ha fatto capire al socio che da solo non va da nessuna parte. 

I prossimi consigli di amministrazione

Se così stanno le cose i consigli di amministrazione del 19 giugno, valutazione preliminare delle offerte, e 22, valutazione definitiva, si preannunciano bollenti. Con Vivendi che spingerà per una bocciatura secca delle offerte (da sempre i francesi valutano questo processo alla stregua di una perdita di tempo e spingono per il cosiddetto take over, cioè un’Opa tutti insieme su tutta Tim e la successiva spartizione in base a un preaccordo della preda)  e il consiglio che molto probabilmente si spaccherà.

Nomi alternativi a Luciano Carta?

Ecco perché ancor più importante potrebbe risultare il Cda del 14 giugno. Quello previsto per la cooptazione del consigliere mancante in Tim. Vivendi ha proposto il nome dell’ex presidente di Leonardo Luciano Carta e il Cda dell’incumbent ha iniziato il processo che porterà alla scelta della figura giusta. Al momento c’è un head hunter a lavoro che quasi sicuramente arriverà con una rosa di tre nomi. Carta appunto e altri due. Certo parliamo di un consiglio di amministrazione in scadenza, fine anno, e di un candidato alternativo che andrebbe a mettersi contro una figura forte come quella del direttore dell’Aise (servizio segreto italiano per l’estero) e contro il volere del primo azionista. Eppure nelle ultime ore sono aumentate le voci che parlano di candidature pronte a stupire. Vedremo. Perché il nome che uscirà il 14 potrebbe essere decisivo per rompere gli equilibri del voto nei consigli del 19 e del 22 giugno.   

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