L'Italia scopre il Miniculpop, poteri folli come quelli di Putin in Russia
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Politica Mar 07 giugno 2022

L'Italia scopre il Miniculpop, poteri folli come quelli di Putin in Russia

Mario Draghi può esercitare il golden power sulla vendita del settimanale Espresso da Gedi alla nuova società guidata da Iervolino. L'Italia scopre il Miniculpop, poteri folli come quelli di Putin in Russia
Franco Bechis
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Franco Bechis

Il golden power sulla vendita del settimanale Espresso

Il governo italiano ha poteri speciali per decidere gli assetti dell’informazione nazionale. In questo momento Mario Draghi può esercitare il golden power sulla vendita del settimanale Espresso da Gedi alla nuova società guidata dal napoletano Danilo Iervolino. Se l’acquirente non piace al potere politico in Italia, il governo può bloccarlo. Non accadrà in questo caso. Ma che in un democrazia sia il governo a decidere chi edita un giornale o un sito Internet, una radio o una tv (stabilendo la linea editoriale e scegliendo i giornalisti) è anomalo, e in questo l’Italia in barba ad ogni slogan di queste settimane è identica alla Russia di Vladimir Putin come a qualsiasi oligarchia o dittatura.

Non ci fosse stata la storia dell’Espresso, in cui siamo inciampati quasi per caso, a noi come a molti operatori dell’informazione, che ieri ho sentito, questi poteri del governo erano del tutto ignoti. Se li è auto-assegnati provvisoriamente infatti Giuseppe Conte l’8 aprile del 2020, con una norma inserita alla chetichella nel decreto che doveva assicurare liquidità alle aziende in piena emergenza Covid.

Lo spunto era venuto da un regolamento Ue del 2019, che aveva allargato la golden power ai “Beni e rapporti nel settore della libertà e del pluralismo dei media”. Ci si riferiva però alle operazioni di acquisto da parte di soggetti estranei all’Ue: cinesi, russe, arabe e così via. In Italia la norma valeva invece per qualsiasi acquirente, anche nazionale, se l’operazione fosse stata di valore superiore al milione di euro. Il testo provvisorio è divenuto definitivo grazie a un dpcm che tanto per cambiare lo stesso Conte ha firmato il 18 dicembre del 2020, ed è stato ora confermato anche dal governo Draghi nel decreto Ucraina bis (che ancora una volta c’entrava nulla con il tema).

Il contenuto della norma non è mai stato pubblicizzato e pensate che la sola operazione trasparenza è stata compiuta dai servizi segreti, che nel loro rapporto annuale scrivono che nel 2021 quel golden power ha riguardato sei casi nel settore editoria, anche se non svelano come sono andati a finire. Non importa quell’esito: ci possono essere governi “buoni” che si limitano solo a prendere atto e non esercitano quei poteri. Ma possono essercene anche di “cattivi” cui la legge consente di fare finire l’informazione solo in mano ad amici e amici degli amici, sbarrando la strada a chiunque dia fastidio. C’è un solo modo per difendere pluralismo e libertà di informazione: abrogare quel nuovo Miniculpop dei nostri tempi. E farlo anche il più in fretta possibile.

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