Stellantis, sciopero il 12 aprile. Il sindacato a Torino dopo 15 anni torna unito
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AutoPrimo piano Sab 09 marzo 2024

Stellantis, sciopero il 12 aprile. Il sindacato a Torino dopo 15 anni torna unito

Si fermeranno gli impianti ex-Fiat e tutto l'indotto: "Certezze sul futuro dell'auto in Piemonte". Mesi di promesse del Ceo, Tavares al governo ma di investimenti all'estero Stellantis, sciopero il 12 aprile. Il sindacato a Torino dopo 15 anni torna unito
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Il Ceo di Stellantis Caros Tavares è riuscito nell’impresa impossibile: non tornare a produrre un milione di auto in Italia come chiede il governo, ma ricompattare il sindacato dopo 15 anni di spaccatura. Di fronte alla ennesima beffa perpetrata dal gran capo del gruppo franco-italiano ovvero l’annuncio di un investimento monstre in Brasile da 5,6 miliardi di euro e contemporaneamente quello del prolungamento della cassa integrazione a Torino – anche i rappresentanti dei lavoratori più “morbidi” nei confronti dell’azienda non ci hanno visto più. Da qui la dichiarazione di uno sciopero unitario fissato per il 12 aprile.

Torino in ginocchio

I sindacati dei metalmeccanici piemontesi da tempo chiedono all’azienda impegni precisi sul futuro dell’automotive a Torino a cominciare dalla definizione di nuove produzioni. Come risposta in questi mesi è proseguita la cassa integrazione a Mirafiori, è stata chiuso lo stabilimento Maserati di Grugliasco, e come conseguenza sono fallite alcune imprese dell’indotto.

Sino all’annuncio del prolungamento della Cig. A questo punto  Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM e Aqcf Torino hanno deciso di fissare uno sciopero per il 12 aprile prossimo.  Lo sciopero di otto ore riguarderà gli stabilimenti di Stellantis e di tutte le aziende dell’indotto. In sostanza si torna a chiedere di salvaguardare e rilanciare un comparto che ha fatto la storia del capoluogo piemontese e dell’Italia intera.

Un evento “storico”

La mobilitazione del 12 aprile  è la prima iniziativa sindacale unitaria dopo quasi 15 anni e, soprattutto, è la prima in assoluto indetta da tutte e sei le sigle legate al comparto automobilistico e alle attività un tempo nell’orbita della Fiat. D’altra parte la situazione non è in bilico solo a Torino ma in tutto il resto del Paese.

Da mesi il governo Meloni chiede a Stellantis il preciso impegno di tornare a produrre nel nostro Paese un milione di vetture all’anno. Per contro Stellantis ha annunciato via via forti investimenti in Serbia (con la sorpresa choc che in quel Paese verrà prodotta la nuova Panda elettrica), in Marocco, in Algeria, in Spagna, Polonia, Stati Uniti  ed infine in Brasile. E il nostro Paese? In questi mesi ci sono state molte promesse, ma condizionate ad una contropartita che a molti suona come una prima fase verso il disimpegno.

Tavares anche dal Brasile ha infatti ribadito al governo italiano che “Stellantis per investire in Italia si aspetta forti sostegni da parte del governo“. Tradotto in soldoni è la pretesa di incentivi all’acquisto di veicoli elettrici. Ora, visto che il governo questi incentivi li ha già varati lo scorso anno, poi ancora nel gennaio 2024 e ne ha quindi annunciati di nuovi, non si comprende cosa ancora voglia il Ceo. Al ministro Urso, che ha ricordato come i vari governi italiani ( e dunque tutti noi) abbiano sostenuto negli anni il gruppo ex Fiat attraverso la Cig con uno stanziamento totale di 7 miliardi di euro, Tavares ha risposto tagliente che “Stellantis va a produrre dove le condizioni sono migliori”.

In Italia con la frusta, in Francia in ginocchio

I due pesi che il gruppo utilizza in Francia ed in Italia sono sotto gli occhi di tutti. In Francia negli ultimi cinque anni sono aumentati addetti, produzione di nuovi modelli ed investimenti con la realizzazione anche di un mega impianto per le batterie. In Italia invece Cig, calo di personale e ridimensionamento della produzione. I modelli di punta del gruppo, ovvero le piccole di casa Fiat, stanno prendendo la via dell’estero mentre nel nostro Paese è prevista la messa a terra della piattaforma Stla medium ovvero la catena di montagglio per i veicoli di fascia media (di minor successo).

La riconversione di Termoli sta slittando mentre è stato chiuso l’impianto Maserati di Grugliasco, fortemente voluto da Marchionne che aveva in mente un rilancio dell’automotive in Italia con Torino come perno. Sta di fatto che un gruppo che dovrebbe essere quantomeno paritetico tra azionisti italiani e transalpini in realtà si fa prono quando a parlare è lo Stato francese (che è pure azionista) e si dimostra invece sprezzante quando le richieste arrivano da Roma. Una situazione arrivata al limite che avrà come primo sfogo, salvo novità dell’ultimora,  lo sciopero unitario del 12 aprile.

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