Le accuse di Ugo Loeser (Fondi Arca) dopo il crollo di Credit Suisse
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FinanzaPrimo piano Mar 21 marzo 2023

L'accusa di Ugo Loeser (fondi Arca) sul maxi buco del Credit Suisse

Ugo Loser (ceo di Arca Sgr) spiega: “Non abbiamo investito in Credit Suisse perché i numeri non tornavano”. L'accusa di Ugo Loeser (fondi Arca) sul maxi buco del Credit Suisse
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Tutti i regolatori del mondo sapevano dell’esistenza del maxi-buco

«Quello che c’era dentro i bilanci di Credit Suisse lo sapevano tutti i regolatori del mondo. Noi non abbiamo investito in quella banca e non abbiamo alcuna esposizione proprio perché i numeri non tornavano». A lanciare l’accusa è l’amministratore delegato di Arca Fondi Sgr, Ugo Loeser, nel corso della conferenza stampa convocata per celebrare i  quarant’anni della  Sgr che coincidono con il lancio di un nuovo fondo Esg.  Si chiama Arca Social Leaders 30. E’ un bilanciato globale che investe almeno il 60 per cento in bond e il 40 per cento in azioni. La condizioni è che le attività in cui si investe seguano le regole di correttezza su ambiente, sicurezza del lavoro e governance.

C’era scritto sul prospetto

A chi gli chiedeva come giudicasse la decisione, nell’ambito dell’operazione di salvataggio di azzerare i  bond Additional tier 1, salvaguardando in parte gli azionisti risponde: «È una mossa molto discutibile, ma assolutamente legittima e credo fosse l’unico modo per far sì che il deal si potesse fare. Non è una cosa su cui la Banca centrale svizzera avesse gradi di libertà o poteva imporsi direttamente».

I costi per le banche saliranno

In ogni caso, «la Bce ha espresso le sue riserve rispetto a questa scelta. Noi siamo andati a vedere i prospetti» di Credit Suisse e «a pagina 16 c’è scritto che si può fare. Poi siamo andati a vedere i prospetti di tutti gli altri At1 e l’unico, dove c’è scritto che si può fare, è questo. Quindi, chi ha comprato gli At1, se avesse letto il prospetto, avrebbe saputo di questa eventualità. Poi difficilmente chi compra sul mercato secondario si va a leggere tutto il prospetto, per cui credo che sia stata una sorpresa per la maggior parte degli investitori».

La crisi del credito non è finita

La conseguenza di questa azione, però, è che ieri «il mercato degli At1 è crollato in generale. E siccome gli At1 sono obbligatori, il costo del capitale delle banche è aumentato. Ora le banche dovranno recuperarlo cercando di essere più profittevoli da altre parti e lo faranno pagare, dove possono, ai clienti. Quindi non necessariamente tutto questo ha aumentato la solidità del sistema».

Per Loeser, in ogni caso, la catena dei salvataggi bancari rischia di allungarsi: «Cosa c’è ancora in giro che salterà? Io non credo che sia finita, però le autorità monetarie ormai hanno la mappatura e credo che abbiano gli estintori pronti».

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