Sanità, Fabbri (Simeu) un nuovo Pronto Soccorso per salvare il Ssn
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ApprofondimentiSanità Dom 17 settembre 2023

Sanità, Fabbri (Simeu): "Ripartire dal Pronto Soccorso per salvare il Servizio sanitario nazionale"

Il Simeu chiede al governo di riorganizzare la sanità. A parità di risorse, maggiore ordine aiuterebbe i pochi medici e i tanti pazienti Sanità, Fabbri (Simeu): "Ripartire dal Pronto Soccorso per salvare il Servizio sanitario nazionale" OSPEDALE DI VENERE INGRESSO PRONTO SOCCORSO AMBULANZA
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Mentre il governo valuta come distribuire le poche risorse disponibili sulla sanità, i medici del Pronto Soccorso lanciano un appello alla politica. “Dare priorà alla medicina d’urgenza che è la spina dorsale del Servizio sanitario nazionale. Senza il Pronto soccorso crolla tutto” spiega Andrea Fabbri, componente dell’ufficio presidenza e coordinatore dell’ Osservatorio Nazionale SIMEU (Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza).

La situazione è estremamente delicata. Non da oggi. Già nel 2019 il Simeu aveva chiesto al secondo governo Conte di adottare almeno delle misure di carattere organizzativo che, a parità di risorse, avrebbero migliorato la gestione dei Pronto Soccorso. Ma la politica ha fatto orecchie da mercate perchè cambiare l’organizzazione della sanità significa intaccare interessi locali e nazionali legati a doppio filo con gli stessi partiti. Su questo punto Fabbri è netto e deciso perchè in ballo non c’è solo la possibilità di fare dignitosamente il prioprio mestiere, ma la stessa tenuta del servizio sanitario universale. “Serve un intervento che dia priorità alla medicina d’urgenza e che, all’interno del sistema sanitario, fissi chi fa cosa per evitare l’ingorgo al pronto soccorso che, soprattutto in estate e durante le festività, si trasforma nell’unico posto di accoglienza per chi ha problemi di salute. Anche se non urgenti”. 

Mancano 5mila medici di Pronto Soccorso

“Abbiamo finito le parole. Sono ormai quattro anni, dal 2019, che abbiamo rappresentato tutte le difficoltà della rete dell’emergenza che partono dall’incapacità di avere personale perchè è diventata una professione molto difficile. I professionisti abbandonano il mondo dell’urgenza. Un anno e mezzo fa mancavano circa 4mila medici su circa 12mila, cioè il 30%. Questo 30%, non essendo stato adottato alcun provvedimento efficace, resta scoperto. E anzi, visto che si perdono circa mille medici l’anno, la situazione è peggiorata. Stimiamo di essere arrivati a quota 5mila” precisa Fabbri.

Alla difficoltà di mantenere un livello di assistenza adeguata per carenza di professionisti si abbinano poi anche le problematiche nell’ambito dei servizi. “Il Pronto soccorso diventa sempre di più la sede dove i cittadini cercano delle risposte a quei problemi che non trovano risposte in altri settori della sanità. Penso alle visite ambulatoriali o alle visite specialistiche o agli esami strumentali o alla necessità di ricoveri che però non hanno nulla a che vedere con i problemi dell’urgenza come per gli anziani o dei malati oncologici” chiarisce. “In questi anni il Pronto soccorso è diventato sempre più il luogo dove la gente trovando un accesso sempre percorribile cercano delle risposte. Detta in altri termini, il Pronto soccorso si è trovato strangolato da una parte alle difficdoltà anche degli altri servizi per la mancanza di medici di ogni genere e dall’altra dall’aumento della domanda, non di urgenza, ma generca” spiega. 

L’imbuto dei posti letto

In pratica, “il Pronto soccorso si trova a risolvere una questione di ordine sociale e fa naturalmente una gran fatica perchè esce dal suo ambito specifico di competenza” spiega. “A questo si abbina la madre di tutti i problemi che è la questione del posto letto per il paziente da ricoverare perchè questo condiziona tutto il resto. Quando un paziente non riesce a trovare il posto letto per difficoltà dell’ospedale nel garantire il servizio, è ovvio che il paziente resta in Pronto soccorso in attesa di ricovero. Dei pazienti da ricoverare almeno il 30% attende il posto letto ore o in alcuni casi giorni. E si tratta di pazienti che, avendo l’indicazione al ricovero, hanno evidentemente problemi di una certa consistenza” continua.

Il fatto che ci siano pazienti restino in attesa in Pronto Soccorso richiede evidentemente personale e tempo che per forza di cose viene tolto alla medicina d’urgenza. Secondo Fabbri è proprio questa una delle ragioni dell’elevato tasso di abbandono (circa il 30%) degli specializzandi che, in corso d’opera, si accorgono di non lavorare in medicina d’urgenza, ma di essere chiamati a svolgere una funzione diversa, peraltro in condizioni estreme di sovraccarico lavorativo e psicologico. “Se è vero che il 50% dell’attività di Pronto soccorso è fatta su problemi di carattere minore, significa che i professionisti del mondo dell’urgenza si devono occupare di questioni che non sono proprie del mondo dell’urgenza. E questo è uno dei motivi per cui i giovani medici abbandonano la medicina d’urgenza” precisa. Del resto, “se manca il 50% ndel personale, significa che un medico deve lavorare il doppio. In più denunce, violenze, aggressioni. Insomma, mettendo tutto assieme diventa una vita impossibile”. 

Le ipotesi sul tavolo

Per il Simeu il primo passo è fare ordine. “Il sistema attuale fa si che il paziente sceglie dove andare. Se ha un problema può decidere in autonomia di recarsi in Pronto Soccorso, dal medico di famiglia o da un altro medico. Ecco il fatto che non ci siano regole fa in modo che si vada in Pronto Soccorso anche solo per avere una certificazione. Ci vuole un provvedimento speciale che riattribuisca al Pronto Soccorso al figura dell’urgenza nell’ambito della cura dei pazienti evitando situazioni come queste. Bisogna limitare l’accesso libero per qualunque problema al Pronto Soccorso” chiarisce ricordando che nella maggior parte dei Paesi Occidentali funziona in questo modo. Nella visione di Simeu, già questo intervento, che comunque non sarebbe risolutivo, potrebbe dare una mano al migliore funzionamento del Pronto Soccorso e della sanità.  

E’necessario modificare le regole della medicina del territorio

Per Fabbri si tratta di un tassello essenziale per migliorare la qualità dell’assistenza. Oggi, infatti, in Italia i medici di base vengono retribuiti in base all’orario lavorativo, mentre all’estero invece prendono in carico il paziente e sono retribuiti sulla base della risoluzione del problema. In pratica, in Italia sono pagati ad ora, all’estero per obiettivi. E così se nel numero di ore previsto, il medico non riesce a trovare una solzuione al problema del paziente, quest’ultimo si rivolge altrove, e cioè in Pronto Soccorso, dove trova una parta sempre aperta.

“Nel Vecchio continente c’è una differenza enorme fra il numero degli accessi in Pronto Soccorso rapportati alla popolazione. In Germania, il rapporto è 80 pazienti per mille abitanti, in Italia è 300 pazienti per mille abitanti. In Spagna è 600 pazienti per mille abitanti. Questo significa che il numero di pazienti che accedono al Pronto soccorso è diversa in funzione dell’organizzazione sul territorio. In Germania i medici di medicina generale hanno tutto l’interesse a trattare le persone e a cercare di risolverne i problemi perchè hanno in carico direttamente il paziente, così come nel Nord Europa, e sono remunerati sui risultati” racconta. 

Ma allora non si tratta di un problema di fondi? “Guardi, mi hanno insegnato che quando la politica parla di fondi è perchè non vuole prendere decisioni. In Italia risolvere certi problemi è quasi impossibile. La salute è poi un argomento molto scomodo e quindi politicamente prendere determinate decisioni a livello nazionale e regionale è quasi impossibile. Riorganizzare vuol, dire cambiare dei presupposti fondamentali nella gestione della salute delle persone e fare delle scelte. Ancor di più in una condizione di carenza di risorse perchè bisogna fare delle scelte di priorità”. Ed è questo, secondo Simeu, il vero problema.

 

 

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