Entra in vigore il Digital Service Act: nuove regole Ue per le piattaforme online
Da oggi tutte le aziende online dovranno adempiere agli obblighi previsti dal nuovo Regolamento proposto dalla Commissione nel 2020Internet ha bisogno di regole. E dunque dopo tre anni di incubazione e una fase transitoria entra in vigore oggi il Digital Services Act dell’Unione Europea. Da oggi tutte le aziende online dovranno adempiere agli obblighi previsti dal nuovo Regolamento proposto dalla Commissione nel dicembre 2020.
Più trasparenza nei servizi di tutte le piattaforme e i motori di ricerca online
Anche le piattaforme e motori di ricerca con meno di 45 milioni di utenti attivi mensili saranno tenute a rispettare le indicazioni del nuovo regolamento Ue sulla responsabilizzazione e protezione degli utenti online attraverso la mitigazione dei “rischi sistemici” e l’applicazione di “solidi strumenti di moderazione dei contenuti”. Tra questi i sistemi di profilazione e raccomandazione di contenuti, privacy e sicurezza dei minori online, contenuti illegali ed effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione, accesso ai dati per i ricercatori attraverso un meccanismo speciale. In pratica il Dsa ha imposto trasparenza sulla profilazione e il funzionamento delle piattaforme online, con obbligo per i fornitori di collaborare con le autorità e sottoporsi ad audit indipendenti. Il nuovo quadro normativo Ue sui servizi digitali arriva 22 anni dopo l’entrata in vigore della direttiva sull’e-commerce, stabilendo una nuova cultura di prevenzione dei rischi sistemici, con un nuovo sistema di governance interstatale e sanzioni fino al 6% del fatturato annuale delle piattaforme.
Sono 19 le piattaforme online dominanti tra social media e motori di ricerca
Sono state identificate come dominanti 19 piattaforme online, che hanno dovuto fornire una valutazione dei rischi ciascuno sulla propria piattaforma, mentre la responsabilità della vigilanza è della Commissione Europea, che ha già iniziato a muoversi dall’autunno dello scorso anno per valutare le possibili infrazioni. Tra i “dominanti” ci sono due grandi motori di ricerca, ossia Bing di Microsoft e Google e 17 grandi piattaforme online: social media (Facebook, Instagram, Twitter, TikTok, Snapchat, LinkedIn, Pinterest). Ci sono però anche servizi di commercio elettronico (Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Zalando), servizi Google (Google Play, Google Maps e Google Shopping), e anche Booking.com, Wikipedia e YouTube.
Obiettivo proteggere: gli utenti online dovranno ricevere informazioni chiare
Gli obblighi previsti dal Digital Services Act stimolano a responsabilizzare e proteggere gli utenti online attraverso la mitigazione dei “rischi sistemici” e l’applicazione di “solidi strumenti di moderazione dei contenuti”. Gli utenti dovranno ricevere informazioni “chiare” sul motivo per cui vengono raccomandate loro determinate informazioni e avranno il diritto di rinunciare ai sistemi di raccomandazione basati sulla profilazione (sempre vietata invece per i minori), mentre gli annunci pubblicitari non potranno essere basati sui dati sensibili dell’utente (origine etnica, opinioni politiche, orientamento sessuale). Per quanto riguarda la protezione dei minori, le piattaforme dovranno riprogettare i loro sistemi per garantire un “elevato livello” di privacy e sicurezza. Previste dal Digital Services Act anche etichette su tutti gli annunci e informazioni su chi li promuove, con l’obbligo per le piattaforme di elaborare le segnalazioni degli utenti su contenuti illegali grazie a un meccanismo apposito. A questo proposito serviranno misure per affrontare i rischi e gli effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione, attraverso termini e condizioni “chiari” e rispetto “in modo diligente e non arbitrario”. La valutazione sarà condotta anche in modo esterno e indipendente, compreso l’accesso ai dati ai ricercatori attraverso un meccanismo speciale. Gli archivi di tutti gli annunci serviti dovranno essere pubblicati sull’interfaccia delle piattaforme, così come rapporti di trasparenza sulle decisioni di moderazione.