Tim, il governo ci mette una pezza. Ma il problema resta il debito
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

ApprofondimentiTlc Mar 29 agosto 2023

Tim, il governo ci mette una pezza. Ma il problema resta il debito

Il salvataggio della rete Tim da parte del governo costerà cara. In vista aumenti sul canone fisso per la fibra Tim, il governo ci mette una pezza. Ma il problema resta il debito SEDE TIM
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

Il debito è il punto debole di Tim, soprattutto dopo il rialzo dei tassi. Anche dopo il via libera del Mef all’operazione che dovrebbe portare alla scorporo della rete e alla  creazione di almeno due società, una per la rete e l’altra per i servizi, affiancati da una terza dedicata ai servizi alle imprese, la Borsa non brinda e il titolo ha fatto segnare un modesto +0,88% con la capitalizzazione che resta intorno ai 6 miliardi di euro.

Il valore di mercato resta basso. Soprattutto se confrontato con l’esborso effettuato tempo fa dal socio di maggioranza Vivendi: per il 23,9% dell’ex monopolista pubblico, il gruppo fracese ha speso infatti oltre 4 miliardi di euro. Ecco perchè Vivendi, controllata dalla famiglia Bolloré ed azionista anche di Mediaset, è il primo scoglio che il governo dovrà superare per portare a termine la trattativa. Il gruppo francese infatti puntava a una valutazione della rete intorno ai 30 miliardi mentre l’offerta complessiva di Kkr, Tesoro, F2i e Cdp dovrebbe essere intorno ai 23 miliardi. Il risultato è che il debito resterà alto dopo lo scorporo e la divisione della società.

La situazione contabile è ancora delicata

Da un lato i numeri del primo semestre hanno indicato ricavi in aumento del 3,8% a 7,8 miliardi e un margine operativo lordo in crescita dello 0,5% a 2,67 miliardi. Dall’altro i conti restano in rosso per 813 milioni, quasi il doppio del primo semestre dell’anno scorso. Quanto al debito, al 30 giugno scorso è salito a 26,16 miliardi dai 25,36 miliardi di fine 2022 . Oltre cinque volte la capitalizzazione di Borsa e quattro volte il margine lordo. 

Ma il punto è che non sarà nè facile nè economico rifinanziarsi sul mercato dei capitali. L’azienda deve fare importanti investimenti per sviluppare la rete in fibra. Inoltre i tassi d’interesse sono in aumento e di conseguenza il costo del debito lievitarà inevitabilmente. In generale, il segmento dei corporare bond è sotto pressione e gli investitori si concentrano sulle società più solide sogtto il profilo del rischio. 

Il tema dei tassi pesa già sull’azienda di tlc

Il gruppo ha spiegato che la crescita dell’indebitamento deriva dalla gestione finanziaria (ossia dall’aumento dei tassi di interesse), ai maggiori debiti per leasing e al pagamento dei dividendi di Tim Brasil. Per fortuna la liquidità resta alta, 7,86 miliardi, e consente la  copertura delle passività finanziarie in scadenza almeno nei i prossimi 18 mesi.

Secondo i sindacati però, se Tim non avesse sottoscritto un contratto di solidarietà espansiva, non sarebbe in grado di pagare gli stipendi ai suoi 40mila dipendenti. Il nodo dell’occupazione è quello che maggiormente agita il governo dato che i dipendenti, come il debito, andranno ripartiti sulle società che saranno create dopo lo scorporo. La rete ne dovrebbe sostenere circa 20mila con circa 10 miliardi di debito mentre la società dei servizi dovrebbe a questo punto avere circa 10mila dipendenti  e circa 8 di debito. Mentre circa 5 mila lavoratori finirebbero nel settore Enterprise dedicato alle imprese.

Ma è chiaro che l’ingresso in campo dello Stato non potrà risolvere tutti i problemi dell’ex monopolista. Per non parlare del fatto che Cdp dovrà prima o poi decidere il da farsi anche sulla controllata Open Fiber, rivale di Tim. Si prospetta quindi una fase assai delicata in cui bisognerà portare avanti gli investimenti e di pari passo procedere alla ristrutturazione dell’ex monopolista. Senza escludere un aumento del canone per finanziare debito e nuovi investimenti. 

Maddalena Camera e Fiorina Capozzi

Condividi articolo