AirFrance-Klm, il terzo incomodo nella partita Ita-Lufthansa
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ApprofondimentiTrasporti Lun 11 settembre 2023

AirFrance-Klm, il terzo incomodo nella partita Ita-Lufthansa

La battaglia poltica italiana rischia di pregiudicare l'operazione Ita-Lufthansa. Con i francesi di AirFrance-Klm che soffiano sul fuoco AirFrance-Klm, il terzo incomodo nella partita Ita-Lufthansa Un aereo Ita
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

C’è la politica e ci sono anche le aziende. A Bruxelles si intrecciano nella partita per la vendita di Ita che il governo italiano vorrebbe chiudere il più rapidamente possibile. Se infatti il commissario Pd Paolo Gentiloni sembra fare orecchie da mercate alle richieste di aiuto della premier Giorgia Meloni, lo stallo della dismissione fa certamente comodo ai francesi di AirFrance-Klm.

Paolo Gentiloni, commissario Ue

Paolo Gentiloni, commissario Ue

Così da tempo a Parigi è partito il pressing sulla Commissione per favorire il rallentamento del via libera alla cessione. Con tanto di benestare del Pd italiano in Europa, evidentemente vicino al presidente Emmanuel Macron. Il tutto, come del resto già accaduto nella storia di Alitalia, nel bel mezzo di una campagna elettorale che vede la sinistra in difficoltà.

Il quadro è complesso e la posta in gioco non è solo Ita

Al centro del braccio di ferro ci sono infatti più questioni.  Innanzitutto la guerra all’interno del Pd per la leadership, poi la lotta  per le poltrone a Bruxelles (oltre che nelle partcipate pubbliche) e la revisione delle regole del Patto di stabilità che vorrebbe il governo Meloni. Ma che non vuole l’attuale establishment comunitario di cui il Pd italiano è parte integrante. Ed infine, solo sullo sfondo, la battaglia industriale per gli slot dell’ex Alitalia che consolideranno la posizione dell’acquirente di Ita.

Di qui l’appello del ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, ad una soluzione rapida al caso Ita. Con l’aiuto di Gentiloni che però si è sfilato dalla partita spiegando che la faccenda Ita non è di sua competenza pur avendo la “questione a cuore”. E che confida nella capacità della Commissione di riconoscere l’importanza del lavoro svolto senza sterili polemiche. 

Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia

Da sempre i francesi puntano al mercato italiano. Soprattutto in campagna elettorale

Come in diversi settori dell’economia, dal lusso alle banche passando per le assocurazioni, Parigi considera Roma terra di cinquista. Nel trasporto aereo poi la partita è in corso già da tempo. Sin da quando Alitalia tentò le nozze, poi sfumate, con gli olandesi di Klm che successivamente unirono le forze con AirFrance. Quando l’ex compagnia di bandiera italiana finì poi di nuovo nei guai, nel 2007, i francesi non si fecero pregare a lungo.

Il governo di Romano Prodi identificò in AirFrance-Klm l’alleato cui cedere Alitalia. Il tema divenne oggetto della campagna elettorale. Ed infine il nuovo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi fece saltare la cessione montando una cordata dei capitani coraggiosi con l’obiettivo di rilanciare la compagnia di bandiera. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e soprattutto di soldi che sono andati bruciati. Per non parlare dei posti di lavoro persi. Solo fra ottobre 2021 e marzo 2023, per il solo progetto Ita, le perdite hanno superato il miliardo su due di fatturato. E più in generale le attività di trasporto aereo di Alitalia degli ultimi 20 anni hanno sempre perso mediamente fra i 400 e i 500 milioni di euro annui.

Ma il peggio è che la politica italiana è più interessata a litigare che non all’industria nazionale

 “Sul futuro di ITA e quello di migliaia di lavoratori si concentra il fuoco di fila dei due schieramenti politici che si preparano allo scontro in vista delle elezioni europee” spiega Antonio Amoroso, segretario nazionale Cub Trasporti.  “La Presidente Meloni accusa la Commissione Europea di fare melina e di non alzare il disco verde sull’ingresso di Lufthansa nel capitale di ITA, chiamando in causa Gentiloni, quale componente della DG Competition, l’ex-Presidente del Consiglio Gentiloni. Il sospetto che agita Meloni è che si voglia tardare l’attuazione degli accordi che il Governo ha stipulato con Lufthansa, con il presunto scopo di favorire un ritorno in campo di Air France” prosegue il sindacalista.

“Ciò che lascia basiti è che cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa: sia a destra, sia a sinistra la scelta è quella di cedere il controllo di quanto resta della Compagnia di Bandiera italiana, dopo averla smembrata e ridotta ai minimi termini, peraltro senza neppure consentirne il riassetto economico, viste le attuali perdite” aggiunge. “In realtà sia l’uno che l’altro schieramento politico valutano le proprie convenienze fingendo di non accorgersi che si sta cedendo il controllo del ricco mercato del trasporto aereo italiano, sin barba agli interessi della collettività a cui non si garantisce la connessione da e per il nostro Paese, tantomeno si tutela l’occupazione ed il futuro dei lavoratori” conclude.

Intanto i lavoratori di Alitalia rimasti senza lavoro e quelli delle società in cui è stata smembrata la ex-Compagnia di Bandiera italiana ( ITA, Swissport e Atitech) saranno domani in Assemblea a Roma al Teatro Mongiovino (dalle 10.00), chiamati a raccolta da Cub e USB per decidere quali iniziative mettere in campo sia per la tutela di chi è in cigs (il DDL 104 in corso di conversione in legge) ed in attesa di rientrare in servizio e di coloro che sono al lavoro ma senza solide prospettive di conservarlo.

Sullo sfondo ci sono Ryanair e Wizzair

Le due compagnie sono interessate agli slot di Ita che valgono fra gli 800 milioni e il miliardo di euro. In particolare, il focus dei due vettori è sull’aeroporto di Linate. Il punto però è che, secondo le regole europee, gli slot possono passare da Alitalia ad Ita solo attraverso una cessione totale o parziale dell’azienda. Cessione negata da Ita e dal governo probabilmente su suggerimento di Bruxelles.

Detta in altri termini, qualcosa non quadra nell’operazione che ha portato alla nascita di Ita. Lo testimoniano del resto anche le circa 1.300 cause di lavoro avviate da ex dipendenti Alitalia per la reintegra lavorativa in Ita sulla base dell’articolo 2112 del Codice civile che prevede il passeggio degli asset di un ramo di azienda solo ed esclusivamente assieme ai dipendenti. Contenziosi in cui i lavoratori stanno ottenendo in tribunale giudizi favorevoli come è accaduto a Roma e a Milano. 

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