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ApprofondimentiEconomia Lun 11 settembre 2023

Il rallentamento della Germania è fonte di preoccupazione anche per l'Italia

La Germania è entrata in recessione e l'Italia frena. Adesso si attende la risposta della Bce sui tassi d'interesse. Il rallentamento della Germania è fonte di preoccupazione anche per l'Italia Imagoeconomica
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Già all’inizio dell’estate Giorgia Meloni aveva espresso la sua preoccupazione per le conseguenze del forte rallentamento tedesco. Un presentimento appena confermato dall’ultima raffica di previsioni rilasciate dalla Commissione europea e dall’Istat: nel secondo trimestre il Pil italiano è sceso dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e le importazioni sono diminuite dello 0,4%. Dall’inizio dell’anno la produzione industriale è scesa addirittura del 2,6%. Performance deludente, in gran parte dovuta al rallentamento della Germania.

Una fratellanza che ora mette in difficoltà la Bce.  Non a caso, osserva Vincenzo Bova, senior analist di Mps, quella di giovedì per la Bce sarà probabilmente la riunione più incerta dal luglio 2022 e cioè da quando ha iniziato a rialzare i tassi. “A Francoforte non hanno dato indicazioni – aggiunge – hanno detto che sono data dependent. L’inflazione generale ha decelerato mentre la ‘core’ è rimasta ferma. Tuttavia la dinamica salariale è forte, l’inflazione è al 5,3% e il target al 2%, anche se i dati sul Pil e sulla produziuone dimostrano che l’economia in questa fase va male”.

Giovedì dunque sapremo se Francoforte guarda più all’inflazione o alla debolezza dell’economia. Il fronte olandese, austriaco e belga insiste nel dire che l’inflazione è ancora troppo alta e che occorre rialzare i tassi, mentre quello italiano e greco evidenza l’indebolimento dell’economia e sostiene che non c’è bisogno di un altro rialzo.

Ora anche la Germania comincia a essere interessata ad un allentamento. “Prevedo che la decisione verrà presa con una maggioranza piuttosto risicata e non con una maggioranza assoluta come c’e’ stato finora. Inoltre prevedo anche che la Bce manterra’ un atteggiamento aggressivo”.

Interdipendenza molto forte

“L’economia italiana e quella tedesca sono troppo interdipendenti perché possa essere altrimenti”, conferma Lucio Poma, capo economista dell’Osservatorio Nomisma. L’anno scorso il nostro commercio ha raggiunto per la prima volta i 142 miliardi di euro. Record anche per le esportazioni verso la Germania, che hanno sfiorato i 77,5 miliardi di euro, ovvero il 12% del totale delle nostre esportazioni”.

Si stima che il 20% di un’auto tedesca sia composta da elementi made in Italy. Nella prima metà del 2023 la produzione dei quattro principali produttori tedeschi è scesa del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. Brutte notizie per uno dei polmoni economici italiani.

Le aziende italiane non sono così resilienti

«I settori della componentistica meccanica e dei macchinari industriali sono particolarmente esposti – nota ancora  Lucio Poma – ma non sono gli unici. Anche i settori dei prodotti chimici e degli imballaggi stanno soffrendo. Gli Stati Uniti e la Francia, gli altri due principali paesi verso cui esporta, acquistano prodotti finiti. Un rallentamento in Germania, invece, si ripercuote su tutto il nostro settore della produzione industriale, in particolare su quelle PMI e PMI che sono i pilastri della nostra economia. » L’Italia si è illuso che le sue aziende, più piccole e più agili di quelle tedesche, avrebbero reagito meglio ai recenti shock energetici e geopolitici.

Gli scarsi risultati economici registrati quest’estate gli ricordano che le aziende tedesche sono tanto rivali quanto clienti. Non solo nell’industria. Giacomo Suglia, che presiede l’Associazione degli esportatori ortofrutticoli (Apeo), ricorda che la sola Germania acquista un terzo della produzione transalpina. Quanto alle regioni nord-orientali della penisola, meta preferita dei vacanzieri tedeschi, quest’estate hanno visto crollare di quasi il 30% l’afflusso di turisti provenienti da Oltralpe. “Quando l’economia tedesca starnutisce, la crescita italiana prende il raffreddore” potrebbe quindi diventare un nuovo adagio.

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