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Primo pianoTrasporti Gio 02 febbraio 2023

Ita alla doppia prova: passaggio a Lufthansa e aumenti dei salari

Ci sono 60 giorni per arrivare alla bozza di vendita ai tedeschi che non vendono di buon occhio gli aumenti di stipendio chiesti dai sindacati Ita alla doppia prova: passaggio a Lufthansa e aumenti dei salari Un aereo Ita
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Cessione entro marzo. Intanto va in scena il pressing dei sindacati sugli stipendi

Non c’è pace per Ita. Quando sembra che si avvicini la vendita, arriva un colpo di scena. Questa volta a creare tensione è la partita sindacale con Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporto, Anpac, Anpav e Anp. Le organizzazioni dei lavoratori chiedono un aumento di stipendio “che non è più rinviabile” come spiega il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito, già pilota Alitalia ed oggi comandante di Ita.

“Alla luce dell’avvio degli incontri fra la compagnia e Lufthansa per la delicata fase di rilancio e sviluppo della compagnia è bene che tutti gli interlocutori seduti al tavolo sappiano che non si può più aspettare neanche un giorno per l’adeguamento delle retribuzioni di tutto il personale di terra e di volo di Ita” ha aggiunto il sindacalista, evidenziando “mancata disponibilità aziendale di arrivare a sottoscrivere un accordo”. Di qui  la richiesta di convocazione al ministero del Lavoro e la possibilità di ricorrere a tutte le azioni di mobilitazione previste dalla legge, inclusi gli scioperi.

L’urgenza viene dal fatto che i salari Ita sono fra i più bassi del mercato

Questa situazione si è creata perché proprio gli stessi sindacati, nel dicembre scorso, con il passaggio dei lavoratori da Alitalia ad Ita firmarono un’intesa che prevedeva una riduzione dei salari del 35-40% per il personale di volo, come richiesto dall’allora presidente di Ita Alfredo Altavilla. Più altro taglio agli stipendi dei dipendenti di terra. L’accordo, non siglato dai Cub Trasporti, Usb e Navaid, ha fatto si che gli stipendi degli ex dipendenti Alitalia scendessero al di sotto dei livelli dei colleghi della Ryanair rendendo così più leggera la struttura di Ita.

Non solo. Normalmente i dipendenti ex-Alitalia in cassa integrazione avrebbero dovuto ottenere una compensazione dal Fondo volo in modo che gli ammortizzatori sociali consentissero di avere uno introito pari all’80% dello stipendio. Ma la compagnia suggerì al ministro del lavoro Andrea Orlando di tagliare le integrazioni degli ammortizzatori al 60% fino al 2023. Tutto questo per evitare che gli assunti di Ita guadagnassero meno degli ex colleghi non imbarcati nella nuova avventura. Richiesta che venne accolta dal governo di Mario Draghi nella finanziaria 2021 e che ha consentito ad Ita di decollare con stipendi medi al di sotto di quelli di mercato. 

In cambio, la compagnia si impegnò a portare avanti una progressione salariale in funzione dello sviluppo del piano industriale. Ma l’ingresso in scena di Lufthansa rischia ora di cambiare le carte in tavola. Di qui l’urgenza dei sindacati di ottenere gli aumenti prima della conclusione della vendita ai tedeschi che non vedono di buon occhio l’aumento del costo del lavoro in una compagnia ancora in profondo rosso.  Soprattutto in vista delle nuove assunzioni la cui procedura e i cui criteri dovranno essere resi pubblici per via del fatto che, come ha stabilito il Consiglio di Stato, si tratta di un’azienda che è totalmente a capitale pubblico. 

Intanto la cessione del 40% di Ita va avanti

Secondo quanto riferisce il Sole24ore, l’operazione si realizzerà in due atti. Il primo prevede il passaggio di mano del 40% di Ita per una cifra compresa fra i 200 e i 300 milioni. Il secondo l’esercizio dell’opzione di acquisto per la quota detenuta dal Tesoro solo nel momento in cui la società sarà in utile. Un piccolo investimento per la compagnia tedesca che stima di archiviare l’esercizio 2022 con 1,5 miliardi di profitti. 

A questo punto della storia, la trattativa in esclusiva avrà una durata di 60 giorni lavorativi, circa 12 settimane, per arrivare ad una bozza di accordo entro marzo ed infine alla cessione della quota entro l’estate. Così si potrà poi procedere sul piano di acquisto dei nuovi aerei e effettuare le 1200 assunzioni previste realizzando “una grande operazione industriale” come l’ha definita il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti. Ma prima i sindacati vogliono vedere gli aumenti. 

La Cub-Trasporti teme che le promesse  su salari e occupazione non saranno mantenute

“La cessione di quanto resta di Alitalia ai tedeschi è una scelta che, come lo smembramento ed il ridimensionamento della ex-compagnia di bandiera italiana, non condivido, anche se era un epilogo previsto da tempo – ha dichiarato Antonio Amoroso, segretario nazionale Cub-Trasporti – Di fatto si cede il controllo del ricco mercato italiano alla concorrenza. Vedremo se il governo riuscirà a mantenere la promessa che, anche stavolta, come successe con Air France, con i capitani coraggiosi e con Etihad chiamata da Matteo Renzi, la compagnia italiana non diventi la navetta per gli scali tedeschi, con cui alimentare i loro voli intercontinentali. Vedremo anche se salari ed occupazione saranno garantiti, prevedendo l’assunzione di chi è ancora in cigs, espulso dal servizio e mai imbarcato in Ita, nonostante la continuità tra le due compagnie, nonché anzianità e carichi familiari”.

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