Non solo Ita. Il piano per "sistemare" la vecchia Alitalia non decolla
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AperturaTurismo Ven 13 ottobre 2023

Non solo Ita. Il piano per "sistemare" la vecchia Alitalia non decolla

Se Ita attende ancora l'ok da Bruxelles per passare in mani tedesche. Non va meglio alle attività di handling con Swissport che perde l'appalto Non solo Ita. Il piano per "sistemare" la vecchia Alitalia non decolla Un aereo Alitalia
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il piano per provare a rilanciare una compagnia aerea italiana sta miseramente fallendo, con buona pace dei soldi pubblici investiti. Non solo per il caso Ita, il cui epilogo è ancora tutto da scrivere, ma anche per il ricollocamento delle attività di handling e di manutenzione. L’ultimo tassello è arrivato con l’addio di Swissport all’aeroporto di Fiumicino per quanto riguarda molte attività finora svolte (come carico-scario bagagli, rampa). 

Salutato come salvatore della patria, il gigante elvetico, che solo un anno fa ha rilevato le attività di handling dell’Alitalia, non è riuscita ad aggiudicarsi il rinnovo del bando per il riordino aeroportuale di Fiumicino. A dire no al colosso svizzero direttamente l’Enac che ha ritenuto l’azienda non supereasse i requisiti minimi necessari a svolgere il servizio. A meno di un ribaltamento dell’esito del bando che Swissport intende impugnare, ad aggiudicarsi la commessa sono state la belga Aviapartner, l’italiana Aviation Services e l’emiratina Airport Handling. Anche a dispetto di chi adduce argomenti strategici e di sicurezza nella gestione di questo tipo di attività. 

“E’ necessario che non si perda neppure un posto di lavoro nella redistribuzione delle attività che si determinerà nelle prossime settimane: è evidente che la gestione della applicazione della clausola sociale a Fiumicino debba essere trasparente e tale da consentire la tutela dei salari e dei diritti degli addetti che saranno impattati da tale situazione. Né è concepibile che Swissport, priva dei requisiti per restare a Fiumicino, continui la sua attività indisturbata a Linate, ove è urgente ripristinare la situazione precedente al suo “ingresso” nel city-airport milanese” spiega la Cub Trasporti.

Ma se questo è lo stato dell’arte sull’handling, non va meglio nelle manutenzioni

Cuore pulsante delle attività della vecchia Alitalia e fiore all’occhiello a lungo per il nostro Paese, la vecchia divisione manutenzioni Alitalia, che effettuava la revisione degli aeromobili per l’ex compagnia italiana, è stata ceduta alla partenopea Atitech nel 2022. “Qui in Italia invece, dove è mancata una visione industriale, i Governi hanno inseguito solo la compagnia investendo e perdendo miliardi di euro trascurando un settore industriale importante, una infrastruttura necessaria al paese. Con l’acquisizione delle attività di manutenzione dell’ex Alitalia dai commissari inizieremo anche la manutenzione di linea, avremo molte basi estere e cresceremo ancora sul mercato internazionale. Il mio obiettivo è riprendere tutto il settore, tutta la parte che è stata portata fuori dall’Italia, motori e componenti compresi” aveva raccontato all’apoca a startup magazine il presidente di Atitech, Gianni Lettieri. 

Ma di fatto le cose sono poi andate diversamente. Sin da subito, complice anche la crisi, Lettieri ha tentato di abbattere i costi sfruttando la cassa integrazione almeno per una parte dei 900 lavoratori assorbiti con l’acquisizione. Ma l’operazione non è andata a buon fine. Così ha optato per la solidarietà espansiva che ha portato un ristretto numero di assunzioni. Ben poca cosa rispetto al polo industriale italiano prospettato inizialmente da Lettieri.

C’è poi il capitolo Ita

A Bruxelles tutto tace.  Non è ancora arrivato il via libera all’operazione che prevede la cessione del 41% di Ita Airways ai tedeschi di Lufthansa. Intanto i francesi di AirFrance-Klm, con il supporto della Msc, sono in pressing per rallentare i tempi di una cessione che rafforzerebbe la rivale tedesca. Il governo di Giorgia Meloni è alle strette. Al punto da chiamare in ballo il commissario Pd Paolo Gentiloni nel tentativo di chiudere una dismissione avviata già dall’ex premier Mario Draghi.

Intanto la compagnia perde più di un milioone e trecentomila euro al giorno. E si moltiplicano le cause degli ex dipendenti Alitalia che riescono ad ottenere l’assunzione in Ita. La situazione è così spinosa che il governo ha adottato un provvedimento che nega la continuità fra Alitalia e Ita entrando di forza nel campo della magistratura del lavoro. Un intervento che, secondo diversi giuristi, non è costituzionalmente possibile perchè travalica i limiti del potere esecutivo. 

In sintesi, delle tre anime (handling, manutenzione e trasporto) dell’Alitalia, che aveva 11mila dipedenti, resta ben poco. Le promesse di incasso per le dismissioni sono assai scarse e il piatto continua a piangere. Con un conto per i contribuenti e per il Paese che ogni giorno sale. Senza mai un progetto reale di rilancio nè dell’ex compagnia di bandiera nè degli aeroporti, tema di cui si continua a parlare invano dai tempi del governo di Mario Monti. 

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