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CriptovalutePrimo piano Ven 20 gennaio 2023

Criptovalute, in Italia ancora non sfondano: solo il 2,2% delle famiglie italiane le possiede

Le criptovalute, o più in generale gli asset cripto, ancora non sfondano in Italia: solo il 2,2% delle famiglie italiane le ha in portafoglio Criptovalute, in Italia ancora non sfondano: solo il 2,2% delle famiglie italiane le possiede Criptovalute
Alberto Mapelli
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Alberto Mapelli

La diffusione delle criptovalute in Italia

Le criptovalute, o più in generale gli asset cripto, ancora non sfondano in Italia. Solo il 2,2% delle famiglie italiane, infatti, ha in portafoglio dei cripto asset e per la gran parte di valore limitato. I dati emergono da un sondaggio contenuto dal bollettino economico della Banca d’Italia pubblicato oggi. Il sondaggio è stato effettuato su un campione di 1.700 famiglie tra giugno e luglio dell’anno scorso.

Si tratta di un valore ben diverso da quello registrato negli Usa, dove più di un cittadino su dieci (12%) ha dichiarato di avere utilizzato o detenuto criptoattività nel 2021. Il dato registrato da Bankitalia, invece, è in linea con quello che la Banca centrale europea ha registrato su un campione di circa 3 mila cittadini tra marzo e maggio dell’anno scorso. Nel complesso, invece, nell’area dell’euro la quota di possessori nel 2022 è stimata pari al 4%.

Cifre contenute

Non è solo il numero assoluto a essere contenuto, ma anche le cifre investite in criptovalute o criptoasset. L’ammontare di criptoattività detenute dalle famiglie è limitato: due terzi dei nuclei hanno riportato di possederne fino a 5.000 euro, mentre solo l’11 per cento ha dichiarato importi superiori a 30.000 euro.

La diffusione delle criptovalute è poi distribuita in modo non omogeno a seconda della ricchezza delle famiglie. Più i nuclei sono abbienti e più la percentuale di possessori di cripto asset aumenta, in linea con quanto succede per le attività finanziarie tradizionali. Si passa infatti dal 4,3 per cento delle famiglie nel quartile più elevato della distribuzione del reddito a meno dell’1 per cento di quelle nel secondo quartile.

Un altro fattore a incidere pesantemente sulla fiducia e il possesso di criptovalute e simili è l’età. La diffusione è infatti molto più ampia tra chi ha meno di 45 anni (5,7% delle famiglie) e chi appartiene alla fascia più anziana, dove solo lo 0,2% degli intervistati ha criptovalute. Una discrepanza che Bankitalia fa risalire plausibilmente a un maggiore utilizzo degli strumenti informatici.

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