Tassi troppo alti i nuovi nemici della transizione verde
L'alto costo del denaro allontana l'obiettivo Net Zero al 2050 e rende difficili i target europei del Fit for 55 entro il 2030. INFOGRAFICA L'andamento del prezzo del petrolio Brent Verona, 26 set (GEA) - Nell'infografica di Gea, l'andamento del prezzo del petrolio Brent, aumentato di oltre il 25% in questo trimestre fino a sfiorare i 95 dollari al barile la scorsa settimana. Secondo un'analisi di Ing, i prezzi del petrolio supereranno i 100 dollari al barile nel breve termine poiché i tagli all’offerta da parte dei paesi Opec+ hanno più che compensato la debolezza della domanda dovuta al rallentamento dell’economia globale. AFT/VLN
Vento e sole a caro prezzo
L’inflazione non molla spinta dal caro petrolio e le banche centrali non allentano sui tassi. Annunciano altri rialzi o promettono di mantenerli alti per lungo tempo. Due brutte notizie per l’obiettivo Net Zero al 2050 ma anche per i target europei del Fit for 55 entro il 2030.
Parlano gli esperti
Thomas Ferguson, professore emerito all’Università del Mit e Servaas Storm, docente all’Università di Tecnologia di Delft hanno scritto sul Guardian che “tassi di interesse elevati rallentano notevolmente la transizione energetica”. Infatti gli investimenti nelle rinnovabili sono competitivi rispetto alle energie tradizionali solo quando i tassi sono bassi”. Alcuni studi – citati dal Guardian – mostrano che, con o tassi al 4/4,5% il costo dell’elettricità solare e dell’eolico terrestre aumenterà rispettivamente dell’11% e del 25%.
Sussidi dei governi al rallentatore
I governi non hanno risorse a sufficienza per sussidiare la transizione considerato che, per vendere titolo di Stato, devono offrire rendimenti sempre più alti. Le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia spiegano che il costo dell’elettricità prodotta da una centrale a gas aumenta di circa il 4% con tassi fra il 3% al 7%, mentre quello dell’eolico offshore e del fotovoltaico può salire del 30%.
Non a caso – aggiungono Ferguson e Storm – “gli alti tassi di interesse proteggono i produttori tradizionali di petrolio e gas dalla concorrenza dell’ energia a basse emissioni”.
Investimenti ad alto rischio
Il tema è semplice. Gli investimenti costano: finanziarli con gli interessi del 2% ha un impatto sopportabile con interessi del 6-7% la situazione è ben diversa. Ne sanno qualcosa le utilities italiane, alle prese con investimenti a debito in solare ed eolico. In una settimana l’indice Ftse Italia All-Share Utilities ha lasciato sul terreno il 5%.
Piazza Affari
Oggi soffrono Erg, che perde l’1,7% a 23 euro, A2A e Terna (entrambi in rosso di quasi un punto percentuale). Rimbalzano invece algowatt (+11%), anche se il suo valore si è dimezzato rispetto a un anno fa, e Alerion (+0,7%) dopo aver perso 10 euro in dieci mesi. Italgas, dopo un balzo nel 2023 a sfiorare i 6 euro è tornata ai 5 euro di un anno fa. Sull’utility torinese pesa comunque anche l’operazione dell’azionista Snam (ferma nei confronti di fine settembre 2022 mentre il Ftse Mib è salito di quasi il 30%). Snam la scorsa settimana ha piazzato sul mercato un bond da 500 milioni convertibile in azioni Italgas, in scia all’ultima tendenza di Wall Street.
Obbligazioni convertibili
Infatti in risposta agli aggressivi aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, le società statunitensi di alto livello stanno ricorrendo sempre più alle convertibili per alleviare i crescenti costi di finanziamento. Quest’anno, secondo i dati della Bank of America sono stati emessi 12 miliardi di dollari in obbligazioni convertibili, pari a oltre un terzo dell’emissione totale. Si tratta della percentuale più alta in almeno un decennio. Il fatto è che l’economia globale potrebbe non essere pronta ad affrontare lo scenario peggiore, ovvero un aumento del tasso di interesse statunitense fino al 7% con stagflazione, ha detto a Bloomberg Jamie Dimon, Ceo del colosso bancario Jp Morgan. Da marzo 2022, la Federal Reserve ha aumentato il costo del denaro di 525 punti base, portandolo nell’intervallo 5,25%-5,5%, per contenere l’inflazione. Secondo Dimon, la Fed potrebbe aumentare ancora i tassi per contenere l’inflazione con effetti dannosi per l’economia globale. “Passare dallo zero al 2% non è stato un problema. Passare dallo zero al 5% ha colto di sorpresa”, ha detto Dimon, durante un’intervista al Times of India. “Non sono sicuro che il mondo sia preparato per il 7%”
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