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AperturaEconomia Mar 14 novembre 2023

Manovra, Upb: "Per il 2023 stime di crescita attendibili, ma nel 2024 serve il Pnrr"

Ecco le principali osservazioni alla manovra presentate dal'Ufficio Parlamentare di Bilancio. Che anche sul cuneo fiscale dice che... Manovra, Upb: "Per il 2023 stime di crescita attendibili, ma nel 2024 serve il Pnrr"
Redazione Verità&Affari
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(Teleborsa) – L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha affermato che le previsioni del governo sulla crescita contenute nella Nadef e validate “sono ancora accettabili per il 2023 mentre sono decisamente aumentati i rischi al ribasso per l’anno prossimo”. Nell’audizione sulla manovra di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, la presidente dell’Upb, Lilia Cavallari, ha spiegato che “le previsioni macroeconomiche ufficiali sul Pil si collocano nella fascia alta delle attese rispetto a quelle di altre istituzioni e analisti privati. Gli obiettivi di crescita del governo per il 2024 sono raggiungibili, ma solo sotto l’ipotesi che si rafforzi consistentemente la domanda estera e che avanzino speditamente i progetti del Pnrr“.

Il ruolo centrale del Pnrr

Cavallari ha quindi sottolineato che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “ha un ruolo centrale per il sostegno dell’economia e la sua attuazione non può ammettere rinvii”. Secondo stime dell’Upb, “il pieno avanzamento dei progetti del Pnrr fornirebbe uno stimolo all’attività economica che è determinante per lo sviluppo nel prossimo biennio. Nel 2026, anno in cui si dovrebbe completare il programma europeo, le stime dell’Upb indicano che il Pnrr dovrebbe spingere il livello del Pil tra i 2,3 e i 2,6 punti percentuali rispetto allo scenario in assenza del Piano. Affinché tale risultato sia raggiunto occorre avanzare speditamente con l’attuazione degli interventi“.

Per la sanità bisogna fare di più

“Il finanziamento del SSN per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese”, ha però avvertito Cavallari. “Le risorse aggiuntive stanziate dalla manovra sono sufficienti a mantenere l’incidenza della spesa sul PIL al livello pre-pandemico (6,4 per cento del Pil nel 2019) – ha spiegato la presidente dell’Upb –. Va sottolineato che il Servizio Sanitario Nazionale, pur presentando una spesa contenuta in termini pro-capite e in rapporto al Pil e buoni indicatori di salute, appariva già allora sottoposto a tensioni”.

“Il finanziamento del SSN per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese, anche tenendo conto dei potenziali livelli di spesa farmaceutica, dell’applicazione dei nuovi LEA (con i connessi aumenti su tariffe di prestazioni specialistiche e assistenza protesica) e del contenzioso delle imprese sul pay-back – ha proseguito – Ulteriori difficoltà, in tutto il periodo di programmazione, potrebbero sorgere in relazione alle carenze di personale e all’impatto di nuova pressione dei prezzi dei beni energetici sul settore sanitario”.

Crescono i rischi internazionali

In una situazione soggetta a rischi di natura interna e soprattutto internazionale “la manovra appare improntata a un’ottica di breve periodo, con interventi temporanei e frammentati”, ha commentato la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, sottolineando come la riduzione del debito sia “una strada obbligata” che non può essere rallentata.

“Per il secondo anno consecutivo – ha spiegato Cavallari – si prevede sia un aumento del deficit per il primo anno rispetto a quanto precedentemente stabilito, sia il rinvio all’anno finale dell’orizzonte previsivo, il 2026, del conseguimento di un disavanzo inferiore al 3 per cento del PIL”. “Ogni rallentamento sulla strada obbligata di riduzione del debito rischia di comprimere ulteriormente i margini di manovra per affrontare condizioni sfavorevoli, quali shock inattesi o rallentamenti della crescita”, ha aggiunto.

Attenzione al taglio del cuneo

Infine, sugli interventi in materia fiscale Cavallari ha affermato che la conferma del taglio del cuneo contributivo “garantisce un importante supporto ai redditi da lavoro bassi e medi, in particolare il reddito degli operai”, ma per i redditi superiori a 35.000 euro, soglia oltre la quale cessa la decontribuzione, il rischio è di una perdita di 1.100 euro.

La modalità per fasce, in cui si articola l’agevolazione, “fa cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione lorda di 35.000 euro, con una perdita di circa 1.100 euro con il superamento di tale soglia per un solo euro”. Nell’eventualità di ulteriori proroghe, ha concluso la presidente dell’Upb, “vi sarebbe un forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale”, “sarebbe quindi opportuno “risolvere questi meccanismi”.

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