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AutoPrimo piano Mar 14 febbraio 2023

Dall'Ue stop alle auto diesel e benzina dal 2035

L'Ue ha ratificato lo stop alla vendita di auto diesel e benzina dal 2035. E il Dragone con le batterie va alla conquista anche degli Usa Dall'Ue stop alle auto diesel e benzina dal 2035
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Dal 2035 stop alle vendite di auto diesel e benzina in Europa

E’ arrivato tra le polemiche il via libera finale al divieto di vendita in Europa dal 2035 di auto diesel e benzina. Nonostante il crescere delle voci contrarie provenienti da una consistente parte del mondo politico, dalle case automobilistiche e dai concessionari (che chiedevano almeno una agenda meno rigida), la marcia forzata imposta dall’Ue verso l’auto green  è stata confermata dal Parlamento europeo con  340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astensioni. Un voto che di fatto ha dunque spaccato l’emiciclo comunitario e che in molti giudicano “una euro follia, un regalo alla Cina fatto dalla componente più estremista dell’ambientalismo europeo”.

Il nuovo regolamento è passato grazie al sì di Socialisti e Democratici, dei Verdi, delle Sinistre e di una fetta dei liberali di Renew. Netto anche l’appoggio della delegazione del M5S dai non iscritti. Minoritaria invece, la fetta del Partito popolare europeo che ha votato a favore dello stop.

Le reazioni

“Diventeremo totalmente dipendenti – ha dichiarato l‘eurodeputato di Fratelli d’Italia Pietro Fiocchi – dai Paesi extraeuropei, in particolare dalla Cina, ad esempio per i microchip, il litio e il cobalto. L’impatto ambientale in alcuni paesi come ad esempio in Africa, dove si estraggono importanti materie prime per le auto elettriche è terribile.  La mia speranza è che saremo più realistici quando si discuterà della riduzione delle emissioni di diossido di carbonio per i mezzi pesanti e per quelli agricoli”.

Dal canto loro gli europarlamentari Marco Campomenosi, capo delegazione Lega, Marco Zanni, presidente gruppo Identità e Democrazia, e Silvia Sardone, coordinatore Id in commissione Ambiente, hanno rilasciato una nota durissima. <La maggioranza del Parlamento europeo confeziona oggi uno schiaffo al settore dell’automotive e a categorie fondamentali dell’economia italiana ed europea, per fare al contempo un regalo enorme a Pechino- recita la nota. -Con il voto di oggi, la sinistra e i suoi complici danno il via libera a un provvedimento ideologico che non solo non porterà alcun beneficio concreto per la tutela dell’ambiente, con grandi inquinatori come Cina e India che continuano ad agire indisturbati, ma che non tiene minimamente conto della situazione reale, con costi sociali ed economici pesantissimi per l’Europa e 13 milioni di posti di lavoro a rischio, di cui 120 mila solo in Italia>.

“Errore industriale e politico”

“La messa al bando totale dei motori a combustione dal 2035 e la conseguente elettrificazione a tappe forzate è un grave errore industriale e politico, che mette a rischio migliaia di aziende e fino a 500mila posti di lavoro nella filiera dell’auto”, ha invece dichiarato  l’eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini (relatore del Ppe in Commissione Trasporti). Salini spiega quindi  che “l’auto europea rappresenta solo l’1% delle emissioni mondiali, rottamare un comparto industriale in nome dello zelo ideologico è rischioso e non porterà benefici all’ambiente”. La decisione, conclude Salini “al momento fa felici solo gli ultrà di un ambientalismo burocratico e superficiale, sordo alle esigenze di famiglie e imprese”.

Dal canto loro i favorevoli alla norma festeggiano per bocca del relatore Jan Hiutema. “La normativa incentiva la produzione di veicoli a basse e a zero emissioni – sottolinea l’esponente della nuova formazione liberale Renew – Questi obiettivi offriranno chiarezza per l’industria automobilistica.  Acquistare e guidare autovetture a emissioni zero diventerà meno oneroso per i consumatori, guidare in modo sostenibile diventerà accessibile a tutti”. Dichiarazioni, almeno in Italia, smentite però dai fatti. Nel nostro Paese l’auto elettrica continua (e continuerà ancora per molto tempo) ad essere ben più costo sa di un’auto tradizionale. Ed il flop degli incentivi per l’acquisto di vetture elettriche dimostra lo scarso successo del green presso il pubblico. Tra l’altro le vendite di auto elettriche a gennaio sono addirittura calate rispetto all’anno precedente.

Sta di fatto che la partita europea non sembra del tutto chiusa, anche se la strada è in salita. La norma licenziata dal Parlamento europeo arriva a governi e maggioranze politiche, che potrebbero negoziare eventuali emendamenti nell’ambito delle verifiche da qui al 2030.

Cosa prevede la norma

Ma cosa prevede la tanto contestata norma green? Con la decisione del Parlamento Ue  diventano definitivi gli obblighi di riduzione delle emissioni di CO2 per nuove auto e nuovi furgoni, nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”. La legislazione approvata prevede l’obbligo per nuove autovetture e nuovi veicoli commerciali leggeri di non produrre alcuna emissione di CO2 dal 2035. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre del 100% le emissioni di questi tipi di veicoli rispetto al 2021. Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sono stati fissati al 55% per le autovetture e al 50% per i furgoni. I costruttori con un volume annuo di produzione limitato (da 1.000 a 10.000 nuove autovetture o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni) possono avvalersi di una deroga fino alla fine del 2035. Con cadenza biennale, a partire dalla fine del 2025, la Commissione pubblicherà una relazione per valutare i progressi compiuti nell’ambito della mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada.

Anche dagli Usa un regalo alla Cina

Nelle stesse ore della decisione pro-Cina del  Parlamento europeo, dagli Usa arriva una notizia che fa ancor più riflettere sul ruolo del Dragone nel futuro dell’auto.   La Ford ha infatti annunciato un mega progetto per la costruzione di batterie per vetture green grazie all’aiuto proprio dei cinesi. La fabbrica da 3,5 miliardi di dollari sorgerà in Michigan, a circa centocinquanta chilometri da Detroit,  e grazie alla tecnologia cinese di Catl diventerà  uno degli stabilimenti più importanti della multinazionale, che punta a diventare protagonista della transizione verso le auto elettriche. Ford dovrebbe assumere 2500 persone e la produzione comincerà dal 2026.

Che la casa automobilistica americana si stesse impegnando nella transizione green era risaputo, la novità è che il cardine del progetto, ovvero la produzione di batterie, si avvarrà della tecnologia e dei servizi di un conglomerato cinese, la Catl, ovvero la più grande produttrice al mondo di batterie, che ha tredici stabilimenti tra Europa e  Asia ma nessuno, finora, negli Stati Uniti.

Una decisione, quella di Ford, che appare come un vero terremoto per il settore delle quattroruote. Basti pensare che soltanto una ventina di anni fa la situazione era diametralmente opposta: erano infatti i cinesi a chiedere agli americani (ed agli europei) di portare investimenti e conoscenze tecnologiche in Cina. Oggi i ruoli si sono invertiti. Una situazione che non preoccupa i vertici Ford. “L’intesa – ha commentato il presidente della casa americana, William Clay Ford Jr. – ci aiuterà a costruire più velocemente auto elettriche e la Catl ci darà un mano a imparare in fretta, in modo da costruire da soli le batterie”.

La Casa Bianca guida la corsa all’elettrico

D’altra parte a guidare la corsa all’elettrico è proprio la Casa Bianca. Il presidente Biden ha varato un piano che prevede sostegni diretti per 7,5 miliardi di dollari alle case automobilistiche che si converto al green. E l’obbiettivo dello stesso presidente è di avere nel 2030 negli Usa un parco auto circolante composto al 50% di vetture elettriche. Ma forse Washington non ha fatto i conti con il crescere dello strapotere cinese riguardo a  materie prime, componenti e tecnologie dell’auto elettrica.

L’annuncio dell’alleanza col Dragone in un settore strategico come quello dell’industria automobilistica, arriva proprio in un momento di forti tensioni tra Usa e Cina. Così mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha annullato la sua prima visita ufficiale in Cina (dopo l’abbattimento del pallone-spia cinese al largo della costa della Sud Carolina) ecco che una delle storiche aziende americane, la Ford, annuncia la collaborazione con il conglomerato cinese.

 
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