Credit Suisse, perché è crollata in Borsa e cosa può succedere ora
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BancheIn evidenza Mer 15 marzo 2023

Credit Suisse, perché è crollata in Borsa e cosa può succedere adesso

Il crollo di Credit Suisse: dal disimpegno della Saudi National Bank in un eventuale aumento di capitale al terremoto negli Usa. Credit Suisse, perché è crollata in Borsa e cosa può succedere adesso
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Credit Suisse, perché è crollata in Borsa

I mercati europei sono precipitati oggi, perché affossati dal crollo di Credit Suisse che ha perso il 24% dopo aver toccato anche il -30% in giornata. Una giornata da incubo che ha portato i listini europei a ripiegare pesantemente verso il basso dopo un solo giorno di respiro. Il crollo di Credit Suisse, però, non giunge inaspettato: da mesi il colosso svizzero naviga in cattive acque e sta provando a ripartire.

La società è impegnata in una profonda revisione della sua attività, dopo le disavventure occorse negli ultimi anni. Nel 2022 l’istituto ha subito una maxi perdita di 7,3 miliardi di franchi, che segue il rosso di 1,6 miliardi dell’anno prima. A fine 2022 Credit Suisse aveva chiuso un aumento di capitale da 4 miliardi di dollari in cui Saudi National Bank aveva partecipato con 1,5 miliardi diventando il primo azionista con il 9,8%. E il crollo, in parte, è responsabilità anche dei sauditi.

I sauditi la spingono verso il baratro

Nella mattinata di oggi, infatti, il maggiore azionista di Credit Suisse ha spiegato che non sosterrà “assolutamente” la banca svizzera aumentandone il capitale tramite il suo presidente Ammar al-Khudairy in un’intervista a Bloomberg Tv. “Attualmente possediamo il 9,8% della banca. Se superiamo il 10%, entrerà in vigore una serie di nuove regole” e “non siamo propensi a entrare in un nuovo regime normativo”, ha detto al-Khudairy.

Il presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse Axel Lehmann aveva ancora mostrato sicurezza questa mattina. “Abbiamo solidi coefficienti patrimoniali, un bilancio solido: quindi il sostegno dello stato non è un tema che riguarda la nostra banca”, aveva detto in occasione di una conferenza sul settore finanziario in Arabia Saudita. Secondo il dirigente “non sarebbe corretto paragonare gli attuali problemi di Credit Suisse con il recente collasso della Silicon Valley Bank, soprattutto perché le banche sono regolamentate in modo diverso”.

Gli investitori, però, non hanno dato troppo peso alle rassicurazioni di Lehmann. Il titolo ha chiuso a 1,70 franchi svizzeri, in forte ribasso dopo aver aperto a 2,24 franchi, con la capitalizzazione che è scesa sotto i 7 miliardi. Ma Credit Suisse sui mercati aveva iniziato ad andare già sotto pressione da venerdì, dopo il fallimento di Silicon Valley Bank. Alla chiusura di giovedì scorso, infatti, il titolo era a 2,62 franchi.

I rischi del fallimento di Credit Suisse

Un eventuale fallimento di Credit Suisse dovrebbe mettere in allarme il sistema bancario europeo? Di sicuro la preoccupazione è diffusa tra i vertici politici e monetari del Vecchio Continente. In mattinata il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha spiegato che si sarebbe “messo in contatto con il suo omologo svizzero nelle prossime ore”. Mentre la Bce avrebbe chiesto agli istituti europei informazioni sulla loro esposizione verso l’istituto svizzero. 

“Oggi da Credit Suisse arriva un’altra fortissima lesione all’economia finanziaria che richiede una revisione del sistema di capitalismo”, ha affermato il prof. Roberto Guida, presidente dell’European Financial Management Association. 

C’è chi parla anche di default senza troppi giri di parole. Robert Kiyosaki, cofondatore di Rich Dad Company e investitore che aveva previsto il collasso di Lehman Brothers, ha  infatti emesso una profezia inquietante: “Il problema è il mercato delle obbligazioni e la mia previsione è che la prossima banca a saltare sarà Credit Suisse”.

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