L'eredità di Del Vecchio, Delfin blindata. Mediobanca nel mirino
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Cronaca Mer 29 giugno 2022

L'eredità di Del Vecchio, Delfin blindata. Mediobanca nel mirino

La holding Delfin è blindata da eventuali dissidi tra gli eredi di Leonardo Del Vecchio e la linea del gruppo nella principale partita. L'eredità di Del Vecchio, Delfin blindata. Mediobanca nel mirino
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

L’eredità di Del Vecchio

La holding Delfin è blindata da eventuali dissidi tra gli eredi di Leonardo Del Vecchio e la linea del gruppo nella principale partita della finanza italiana – la filiera Mediobanca-Generali, ieri in rialzo in Borsa dopo la sbandata della vigilia – non cambierà, assicurano le fonti interpellate. Il primo tassello si è visto ieri, con la nomina di Francesco Milleri, già amministratore delegato, anche alla presidenza del gruppo fino alla scadenza del mandato.

Leonardo Del Vecchio – domani mattina i funerali ad Agordo – ha lasciato indicazioni chiare e strategie già condivise da tempo con chi prenderà in mano le redini della cassaforte. Il nome del successore designato si saprà ufficialmente solo con l’apertura delle disposizioni lasciate da Del Vecchio. Ma sulla strategia, si spiega, non dovrebbero essere sorprese e tutto resterà, almeno nel breve periodo, nella linea indicata dal fondatore del gruppo.

Il garante scelto da Del Vecchio

A farsi garante della continuità sarà appunto Milleri, il manager più vicino all’imprenditore nonché colui che le strategie della Delfin – anche in ambito finanziario – ha contribuito a formularle al fianco di Del Vecchio. Il primo e più importante scoglio è quello di convincere la Bce a salire ancora in Mediobanca dal 20% attuale fino al 25%, al di sotto della soglia di opa, senza trasformarsi in holding bancaria. Progetto avviato da tempo e già stoppato dalla Bce (che ha chiesto appunto la trasformazione della Delfin in una holding bancaria) ma non ancora accantonato dall’imprenditore al momento della sua scomparsa. I tempi sono comunque piuttosto serrati: il progetto iniziale prevedeva di arrivare con il 25% alla prossima assemblea di Mediobanca, in ottobre, ma l’obiettivo è tutt’altro che semplice da raggiungere. Discorso simile per Generali, dove dopo la sconfitta in assemblea della lista Caltagirone, appoggiata da Delfin, la linea è quella di valutare di volta in volta sulla base del ritorno dell’investimento.

Lo statuto della Delfin

La blindatura della holding è scritta con chiarezza nell’ultima versione dello statuto, del febbraio 2021. Per il trasferimento di azioni tra i soci serve il parere favorevole dei due terzi dell’assemblea. Mentre per la vendita a un socio «esterno» serve il voto favorevole dell’88% del capitale. Che data la composizione dell’azionariato alla luce della scomparsa del fondatore (ai sei figli il 12,5% ciascuno, alla moglie il 25%) equivale a un voto all’unanimità. Inoltre, l’offerta di una terza parte dovrà essere regolata obbligatoriamente per cassa e non con scambi azionari.

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