Nucleare, in Italia ci sono 20 siti per la raccolta di rifiuti radioattivi
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CronacaPrimo piano Sab 03 febbraio 2024

Nucleare, in Italia 20 siti per la raccolta di rifiuti radioattivi

Sono una ventina i siti in Italia che ad oggi detengono rifiuti radioattivi, quasi un terzo collocati nel Lazio. Nucleare, in Italia 20 siti per la raccolta di rifiuti radioattivi
Redazione Verità&Affari
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Sono una ventina i siti che ad oggi detengono rifiuti radioattivi, quasi un terzo collocati nel Lazio, in attesa che venga localizzata l’area dove sorgerà il deposito nazionale. I più diffusi, secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, sono i depositi locali e temporanei dei centri di medicina nucleare degli ospedali, che tendono a “conservare” i propri rifiuti radioattivi per tutto il tempo necessario al loro decadimento, per poi conferirli nel circuito dei rifiuti convenzionali.

Quanto agli altri rifiuti radioattivi, esistono in Italia una ventina di centri attualmente destinati allo stoccaggio di rifiuti radioattivi sanitari e industriali, in attesa di conferirlo nel futuro deposito nazionale. Esistono innanzitutto o siti delle quattro centrali nucleari gestite da Sogin – Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta) – che sono state operative sino alla fine degli anni ’80, quando il referendum vietò la produzione di energia nucleare in Italia, e che sono ora in fase di decomisisoning (smantellamento)

Vi sono poi altri quattro impianti in decommissioning, gestiti da Sogin ed Enea – Eurex di Saluggia (Vercelli), Itrec di Rotondella (Matera), Ipu e Opec di Casaccia (Roma) e Fn di Bosco Marengo (Alessandria) – il reattore di ricerca a Ispra (Varese) e sette centri di ricerca nucleare (Enea a Casaccia, Ccr di Ispra, deposito Avogadro e LivaNova a Saluggia, il Centro energia e studi nucleari Enrico Fermi a Milano, l’Università di Pavia e l’Università di Palermo). Si chiude con tre centri del servizio integrato di gestione dei rifiuti in esercizio (Nucleco a Casaccia, Campoverde a Milano, Protex a Forlì) ed iun centro non più attivo a Cemerad di Taranto.

I rifiuti radioattivi comunque sono in calo, nono tanto per la minore produzione, quanto per le attività di trattamento e condizionamento. Secondo l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), al 31 dicembre 2022, si contavano 31.159 metri cubi di rifiuti radioattivi, in calo di 653 metri cubi rispetto all’anno precedente. (Teleborsa) 

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