Discografici indipendenti contro Facebook: «Non ci paga i diritti»
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Digitale Sab 25 giugno 2022

Discografici indipendenti contro Facebook: «Non ci paga i diritti»

L’allarme di Sergio Cerruti, presidente di Afi, l’associazione dei fonografici italiani che cura gli interessi economici di 760 produttori. Discografici indipendenti contro Facebook: «Non ci paga i diritti»
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Il caso dei discografici indipendenti

«Non solo la tutela dei dati personali, oggi a pagare il prezzo della mancanza di regole precise nei social media è anche l’industria musicale». Questo l’allarme di Sergio Cerruti, presidente di Afi, l’associazione dei fonografici italiani che cura gli interessi economici di 760 produttori e rappresenta quasi il 10% del panorama musicale italiano indipendente. Le grandi major in Italia sono quattro, poi ci sono gli indipendenti, che non significa operatori di serie B. Fedez, ad esempio, ha fatto la sua etichetta ed è un indipendente.

«Da ormai troppo tempo chiediamo alle politica tutela proprio nei confronti di quelle piattaforme, come Facebook, che godono di attenta considerazione da parte delle nostre istituzioni, sebbene le stesse siano consapevoli dei danni economici che provocano a parte dell’industria musicale italiana – aggiunge Cerruti – Affrontiamo quotidianamente un conclamato caso di pirateria legale: da anni Facebook, colosso dei social network, usufruisce con successo dei nostri contenuti musicali senza avere tutte le necessarie autorizzazioni da parte delle imprese dei produttori discografici indipendenti, i quali continuano a combattere con le lunghe e dispendiose procedure di reclamo online, che raramente hanno successo».

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