Meta accusa di spionaggio 5 aziende in Italia
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Apertura/Digitale
AperturaDigitale Gio 22 febbraio 2024

Meta accusa di spionaggio 5 aziende in Italia

Meta attacca diverse società avrebbero raccolto informazioni tramite malware dai telefoni. L’obiettivo controllare i dissidenti. Meta accusa di spionaggio 5 aziende in Italia
Claudio Antonelli
di 
Claudio Antonelli

Gli Stati Uniti, se ci è consentito usare un gergo bellico, attaccano l’Italia. E lo fanno per mano di uno dei volti più famosi della Silicon valley: Mark Zuckerberg.  Un gruppo di aziende italiane  e straniere (ma comunque operanti su suolo tricolore) che si occupano di cyber intelligence e spyware sono finite nel mirino di Meta. Vengono accusate di aver bucato smartphone, raccolto informazioni e addirittura di aver spiato i social network di giornalisti e attivisti politici.

In un report pubblicato sul suo  sito, ma non pubblicizzato, la società che ha sede in California infatti spiega di aver rimosso nell’ultimo trimestre del 2023  da Facebook, Instagram come da altri social network, profili falsi  (identità create con l’intelligenza artificiale) attraverso i quali le aziende incriminate avrebbero spiato giornalisti, dissidenti e attivisti politici. Questo sarebbe avvenuto nel nostro Paese (non vengono indicati gli obiettivi), ma anche in Kazakistan, Mongolia, Azerbaigian, Tunisia, Stati Uniti, Malta, Germania, Francia, Zambia e Messico.

Nel report, Meta spiega di aver esaminato in totale otto aziende provenienti da Italia, Spagna ed Emirati Arabi Uniti. Sono Cy4Gate e Rcs Labs (fanno parte dello stesso gruppo); Ips Intelligence; Variston Italia; True Italia; Protect electronic system; Negg Group e Mollitiam Industries. In pratica, su otto ben cinque sono italiane. Sarebbero state loro in particolare, negli ultimi mesi, a prendere di mira dispositivi iOS, Android e Windows «per infettarli con malware capaci di raccogliere ogni tipo di informazione», dalla semplice posizione a email, sms, fotocamera e persino accedere alla funzionalità del microfono.

Stando al report pubblicato, le attività di scraping (copiare dati dal Web, ingegneria sociale e phishing) portate avanti da queste aziende, «avrebbero preso di mira Facebook, Instagram, X (il vecchio Twitter), ma anche YouTube, Skype, LinkedIn, TikTok e molti altri». Cy4Gate,  quotata in Borsa, opera a supporto delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria. In una nota diramata  ha spiegato che Rcs spa fa parte del gruppo, ma «è un’azienda che opera dal 1993 quale principale fornitore di tecnologie per il supporto delle attività di indagine». Non solo. La società respinge ogni accusa, spiegando di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte di Meta e soprattutto che «nessun cliente italiano o estero ha mai potuto delegare aziende del gruppo Cy4Gate a svolgere autonomamente attività di intelligence». A questo si aggiunge che, secondo quanto sostiene Cy4gate, nessun prodotto basato su Intelligenza artificiale è mai stato venduto in Kazakistan, Mongolia e Azerbaigian e che il gruppo Cy4gate non ha mai generato avatar corrispondenti a manifestanti o giornalisti».

Va ricordato che il software di Rcs Lab era già finito in un rapporto di Google del 23 giugno del 2022, con l’accusa di aver sviluppato un software in grado di accedere ai messaggi privati e ai contatti dei dispositivi elettronici violati. Anche in questo caso le accuse erano state rispedite al mittente. Ed era stato ribadito che «i prodotti e servizi di Rcs» erano «conformi alle normative europee» e aiutavano «le forze dell’ordine a indagare su potenziali crimini». Ips Intelligence, con sede a Roma, viene a sua volta  accusata di aver raccolto informazioni pubbliche attraverso account generati con l’intelligenza artificiale.

La società fondata da Fabio Romani è iscritta all’Aiad ed è molto nota nel mondo delle istituzioni, come in quello delle forze dell’ordine. Così come  Negg group, presente a Reggio Calabria e Roma. L’azienda dispone di servizi di cyber security, che, come si legge sul loro sito, sostengono «la mission di governi e forze dell’ordine, garantendo un mondo più sicuro attraverso l’uso etico del digital». Diverso il discorso della spagnola Variston, fondata nel 2018, diventata grande proprio dopo l’acquisizione dell’italiana Truel It (una piccola startup di ricerca), ma già finita nel mirino di Google nel 2022 e già oggetto di inchieste giornalistiche per la creazione di malware o di codici dannosi per hackerare Chrome, Firefox e personal computer con Microsoft Defender. Certo, è interessante notare come il report di Meta insista particolarmente nel far notare che le attività «illecite» – stando sempre alle accuse del colosso californiano – siano avvenute in gran parte su suolo italiano. Anche le aziende spagnole avrebbero utilizzato le controllate italiche. Un dettaglio importante dal punto di vista politico.

Così come è importante notare che  l’uscita del report coincida con la sottoscrizione (il 6 febbraio scorso a Londra) del Pall Mall process da parte di 27 tra Stati e Continenti (ci sono anche Usa e Unione Africana), una sorta di accordo per arginare l’uso di spyware o di altri strumenti simili di sorveglianza sul Web. Ma soprattutto il documento di Zuckerberg arriva alla vigilia di un anno nel quale quasi la metà della popolazione mondiale andrà al voto, tra le elezioni in Europa e negli Stati Uniti e numerosi altri Paesi. Due temi diversi. Il secondo rientra nella già celebre diatriba delle fake news e del ruolo dei social nell’influenzare le campagne elettorali. Il primo tema è invece bollente. Il mondo delle armi di intercettazione online ribolle. Negli ultimi 24 mesi le aziende israeliane specializzate nel ramo sono state bastonate dagli Usa.

Basti ricorda che Nso è finita addirittura in black list. Mentre più recentemente un’altra azienda premium come Qadream ha dovuto tirare giù le serrande. Adesso è invece il turno del tricolore. Le accuse mosse da Meta, se fossero dimostrate, sarebbero di una gravità incredibile. Il metodo con cui il report è però stato diffuso lascia intendere che (con il logico sostegno del governo Usa e dell’Nsa) si voglia accoppare un polo di eccellenza tecnologica. Al di là delle norme, delle leggi e delle attività coordinate dalle forze dell’ordine e dalla magistratura la lotta è per la supremazia dello spionaggio. Quando nel 2025 terminerà il percorso del Pall Mall process sarà tirata una linea. Sembra di capire che starà dentro solo chi si allineerà agli Usa.

Condividi articolo