Frenata in vista? La Bce decide sul rialzo dei tassi
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Economia Gio 11 agosto 2022

Frenata in vista? La Bce decide sul rialzo dei tassi d'interesse

Nella prossima riunione di settembre la Bce dovrebbe decidere un nuovo aumento dei tassi di interesse come la Fed. Frenata in vista? La Bce decide sul rialzo dei tassi d'interesse Imagoeconomica
Redazione Verità&Affari
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L’aumento dei tassi d’interesse della Bce

I segnali un po’ incoraggianti che sono arrivati ieri dall’Europa e dall’America sul fronte dell’inflazione e le previsioni sempre più allarmanti sulla crescita dell’ultima parte del 2022 stanno spingendo la Banca centrale europea a riconsiderare la propria politica monetaria. Nella prossima riunione di settembre l’istituto di Francoforte dovrebbe decidere un nuovo aumento dei tassi, ma ora è più incerta l’entità del rialzo, che fino a pochi giorni fa i principali osservatori pronosticavano di cinquanta punti base. Una decisione che, però, correrebbe il rischio di spingere con maggior forza le economie dell’eurozona verso la recessione.

L’analisi

Ieri un’analisi pubblicata sul blog ufficiale della Bce e firmata dagli economisti Ursel Baumann, Christophe Kamps e Manfred Kremer sottolineava come «le decisioni prese di volta in volta (dalla banca centrale, ndr.) richiedono una notevole capacità di giudizio in termini di valutazione delle ultime informazioni congiunturali e di determinazione della velocità appropriata nell’aggiustamento dell’orientamento di politica monetaria». Insomma, le decisioni che verranno prese terranno conto della situazione congiunturale delle economie europee in quel momento.

Gli economisti distinguono tra strategia e tattica. La «nuova strategia» dell’istituto guidato da Christine Lagarde ha ispirato tutte le «decisioni di politica monetaria prese dal Consiglio direttivo della Bce dal luglio 2021», orientate ad uscire dalla politica d’eccezione seguita fino allora (bassissimo costo del denaro e massicci acquisti di titoli) a causa di una ripresa dell’inflazione che aveva cominciato ad alzare la testa molto prima dell’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio di quest’anno. «Alla luce delle crescenti pressioni inflazionistiche, nel dicembre 2021 il Consiglio direttivo ha deciso di intraprendere un percorso di normalizzazione della politica monetaria. Da allora il Consiglio direttivo ha ripetutamente sottolineato che garantirà il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine», si legge ancora nel blog della Bce.

E qui si introduce la distinzione tra la strategia di lungo periodo e le politiche particolari. Scrivono, dunque, gli economisti della Bce: «Vale sempre la pena di notare che, in qualsiasi momento, è probabile che diverse opzioni di politica monetaria siano coerenti con la strategia complessiva». L’orientamento a “normalizzare” la politica monetaria non ha nella pratica un’unica traduzione: «Sebbene il quadro strategico fornisca un’ancora fondamentale per l’orientamento a medio termine della politica monetaria, le decisioni prese di volta in volta richiedono una notevole capacità di giudizio in termini di valutazione delle ultime informazioni congiunturali e di determinazione della velocità appropriata nell’aggiustamento dell’orientamento di politica monetaria».

Scenario mutato

A luglio la Bce ha alzato per la prima volta dal 2011 i suoi tassi di interesse di 50 punti base. Il rialzo era stato più alto delle attese e Christine Lagarde lo aveva giustificato con «le nuove stime sui rischi d’inflazione», dicendo di aspettarsi una inflazione «fastidiosamente alta» oltre il 2022, anche a causa «del deprezzamento» del tasso di cambio dell’euro. Da quelle parole è passato meno di un mese e lo scenario è cambiato a tal punto che la Bce suggerisce apertamente che potrebbe rivedere la sua politica.

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