L'ultima profezia della Cassandra dei mercati Nouriel Roubini- V&A
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ApprofondimentiEconomiaPrimo piano Mar 06 dicembre 2022

L'ultima profezia economica della Cassandra dei mercati Nouriel Roubini

L'eccesso di liquidità sui mercati mondiali ha portato alla bolla dei prezzi L'ultima profezia economica della Cassandra dei mercati Nouriel Roubini
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Il crollo delle criptovalute

Il crollo della criptovalute non è un episodio isolato. ma il famoso canarino nella miniera la cui morte annunciava la catastrofe. A lanciare l’allarme è Nouriel Roubini, l’economista diventato famoso per aver previsto la grande crisi del 2007-2008. Il professore che insegna economia alla New York University non vuole abdicare al suo ruolo di Cassandra dei Mercati con un articolo pubblicato su Project Syndacate. Si tratta del sito dell’organizzazione con sede a Praga che distribuisce i suoi contenuti preparati da economisti, Premi Nobel, e personalità del mondo imprenditoriale a circa 500 testate giornalistiche in tutto il mondo. Fra i finanziatori figura la Fondazione di Bill Gates.

Roubini presenta la madre di tutte le crisi in un articolo intitolato “The Unavoidable Crash”, ovvero, “Il Crash inevitabile”. Parla di  “Alba Finanziaria degli Zombi Viventi” partendo proprio dal crollo dei bitcoin. Sono stati i primi a cadere perché poggiavano sul vuoto. Una speculazione senza senso alimentata dalla politica dissennata delle banche centrali che hanno drogato il mercato con potenti flebo di moneta. Una critica nemmeno tanto implicita a Mario Draghi che di questa strategia, il cosiddetto Quantitative easing, è stato artifice nei suoi anni alla Bce.  Fino all’assurdo dei tassi negative per cui era il creditore che pagava il debitore pur di fargli il prestito. Un’assurdità.

“A livello globale, i debiti del settore privato e pubblico in rapporto al Pil sono saliti dal 200% del 1999 al 350% del 2021. Il rapporto è ora del 420% tra le economie avanzate e del 330% in Cina. Negli Stati Uniti, è al 420%, più che durante la Grande Depressione e dopo la Seconda Guerra Mondiale”.

“Ovviamente – spiega Roubini – i debiti possono sostenere l’attività economica se i debitori investono in nuovi capitali (macchinari, abitazioni, infrastrutture pubbliche) che danno ritorni superiori ai costi di finanziamento”.

Rifinanziare le spese per consumi

Tuttavia, nella situazione attuale, “gran parte dei debiti contratti va semplicemente a finanziare le spese per consumi, che superano i redditi in un modo persistente”. E questa è la ricetta della bancarotta.  “Il ricorso ai debiti va avanti da decenni, per ragioni diverse. La democratizzazione della finanza – che in passato Roubini ha definito una beffa –  ha permesso a famiglie a corto di redditi di finanziare i consumi con i debiti”.

Dal canto loro, “i governi di centrodestra hanno tagliato le tasse in modo persistente senza tagliare al contempo le spese, mentre i governi di centrosinistra hanno puntato generosamente su programmi sociali che non sono stati finanziati da tasse sufficientemente più alte. E le politiche fiscali più favorevoli ai debiti che al capitale sostenute dalle politiche monetarie e di credito ultra espansive delle banche centrali, hanno scatenato la corsa  all’indebitamento sia nel settore provato che in quello pubblico”.

Adesso siamo in presenza della carica di zombie finanziari. Roubini spiega che “sia nella crisi finanziaria del 2008 che nella crisi del Covid-19, molte entità insolventi che avrebbero dovuto dichiarare bancarotta sono state salvate da tassi di interesse zero, o negativi, dal QE, e da bail-out fiscali diretti”.

Con l’inflazione cambia tutto

Ora, però, fa notare l’economista, con l’inflazione, tutto è cambiato.

“Ma ora, l’inflazione – anch’essa alimentata dalle stesse politiche fiscali, monetarie e di credito ultra-accomodanti – ha posto fine a questa Alba finanziaria dei morti viventi”.

Il modo in cui il massacro degli zombie insolventi sta avvenendo è sotto gli occhi di tutti:

“Con le banche centrali costrette ad alzare i tassi di interesse al fine di ripristinare la stabilità dei prezzi, gli zombie stanno facendo fronte a netti aumenti dei costi di servizio del debito. Per molti, questa situazione rappresenta un triplo colpo, visto che l’inflazione sta erodendo anche i redditi reali delle famiglie e riducendo il valore dei loro asset, come quello degli immobili e delle azioni”.

“Lo stesso sta accadendo alle aziende, alle istituzioni finanziarie e ai governi fragili ed eccessivamente indebitati, alle prese con un forte aumento dei costi di finanziamento, con il calo dei redditi e del fatturato, e con la perdita di valore dei loro asset, tutto nello stesso momento. La cosa peggiore è che questi sviluppi stanno coincidendo con il ritorno della stagflazione (alta inflazione accompagnata da bassa crescita”.

Per Roubini è peggio che negli anni ’70 e della crisi finanziaria

Del 2008 , “perché questa volta, non possiamo semplicemente tagliare i tassi di interesse, al fine di stimolare la domanda. Dopo tutto, l’economia globale è colpita da shock negativi e persistenti dell’offerta, di breve e medio termine, che stanno riducendo la crescita e aumentando i prezzi e i costi di produzione”.

Roubini precisa che questi shock “includono le interruzioni provocate dalla pandemia all’offerta di lavoro e di beni; l’impatto della guerra in Ucraina sui prezzi dell’energia; la politica zero-Covid sempre più disastrosa della Cina, e una decina di altri shock di medio termine (dai cambiamenti climatici agli sviluppi geopolitici), che creeranno pressioni stagflazionistiche aggiuntive”.

Tra l’altro, “diversamente dalla crisi finanziaria del 2008 e dai primi mesi del Covid-19, ricorrere semplicemente ai salvataggi adottando politiche accomodanti getterebbe ancora più benzina al fuoco dell’inflazione”.

Tutto ciò, per Nouriel Roubini, significa “che ci sarà un hard landing – una recessione profonda e protratta nel tempo – oltre a una grave crisi finanziaria”.

Il risultato? L’economista prevede un contesto caratterizzato dall’“esplosione di bolle finanziarie come le cripto, dal boom del costo  del debito, dal calo dei redditi delle famiglie, del fatturato delle aziende, e delle entrate dei governi (effettuando gli aggiustamenti tenendo conto dell’inflazione) “, con “la crisi economica e il crash finanziario che si alimenteranno l’un l’altro”.

L’unico lato positivo secondo Roubini

Un aspetto positivo in questo scenario desolante sembra, però, esserci. Ma sembra  anche l’unico. Tanto che, “con i governi che non sono disposti ad alzare le tasse o a tagliare le spese per ridurre i loro deficit, la monetizzazione del deficit da parte delle banche centrali verrà vista di nuovo come la strada più facile”.

“Ma non si possono prendere in giro sempre tutti – avverte Roubini – Una volta che il genio dell’inflazione uscirà dalla bottiglia – che è ciò che accadrà quando le banche centrali abbandoneranno la battaglia, a fronte dell’imminente crash economico e finanziario – i costi di indebitamento nominali e reali balzeranno”. E tutto ciò significa che, come conclude Roubini, “la madre di tutte le crisi stagflazionistiche dei debiti potrà anche essere rimandata, ma non evitata”.

 

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