Lo spettro del razionamento del gas sull’Italia ricattata da Gazprom
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Economia Dom 19 giugno 2022

Lo spettro del razionamento del gas sull’Italia ricattata da Gazprom

Il governo potrebbe decidere di dichiarare lo stato di allerta la prossima settimana se le forniture di gas dovesse continuare a scarseggiare Lo spettro del razionamento del gas sull’Italia ricattata da Gazprom
Camilla Conti
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Camilla Conti

Lo spettro del razionamento del gas

«Le quantità di gas non mi preoccupano. Il 24 febbraio è scoppiata la guerra, il 16 febbraio con Claudio Descalzi eravamo ad Algeri dove abbiamo avviato un’azione di diplomazia economica; abbiamo nuove partnership economiche con altri Paesi e venerdì, per esempio, abbiamo importato più gas dall’Algeria che dalla Russia», ha detto ieri il ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio. Ostentando un ottimismo che si scontra, però, con la realtà. Non solo perché un raddoppio del gasdotto Tap, parlando d’Algeria, non è all’ordine del giorno e richiederebbe anni. Ma soprattutto per il fatto che lo stesso governo potrebbe decidere di dichiarare lo stato di allerta la prossima settimana se le forniture da Mosca dovesse continuare a scarseggiare.

Ridurre i consumi di gas

Il protocollo – ricordiamolo – prevede tre stadi: uno stato di pre-allerta, già imposto a fine febbraio dopo l’invasione russa dell’Ucraina, uno di allerta e infine uno di emergenza. Lo stato di allerta innescherebbe una serie di misure volte a ridurre il consumo di gas, tra cui il razionamento a utenti industriali selezionati, l’aumento della produzione nelle centrali elettriche a carbone e la richiesta di maggiori importazioni di gas da altri fornitori. Il comitato per l’emergenza gas farà probabilmente una valutazione a metà della prossima settimana confrontandosi anche con il ministero della Transizione ecologica. Se lo scenario non dovesse migliorare, valutato lo stato degli stoccaggi, si potrebbe passare dal livello di preallarme a quello di allarme, il secondo dei tre step che prevedono, per ultimo, l’emergenza.

Gazprom taglia

Per la giornata di ieri, Gazprom ha comunicato che l’erogazione di volumi di gas è in linea con quanto consegnato negli ultimi giorni, ha riferito l’Eni sul suo sito (venerdì, a fronte di una richiesta giornaliera da parte del colosso italiano pari a circa 63 milioni di metri cubi, i russi avevano annunciato che ne forniranno solo il 50 per cento). Sempre ieri, inoltre, la stessa Gazprom ha affermato che la sua fornitura di gas all’Europa attraverso l’Ucraina tramite il punto di ingresso di Sudzha è stata ridotta a 41,4 milioni di metri cubi contro i 41,9 milioni di metri cubi di venerdì. Per il terzo giorno consecutivo, inoltre, il gruppo energetico russo ha annunciato una riduzione dei volumi di consegna del gas all’Austria (mentre la Francia ha già reso noto di non ricevere più metano via gasdotto).

Il gasdotto TurkStream

Non solo. Entrambe le linee del gasdotto TurkStream saranno interrotte per la manutenzione programmata dal 21 al 28 giugno con uno stop che sarebbe stato coordinato, sostiene Gazprom, in tempo utile con tutte le parti interessate. Intanto le minacce continuano: «Nemmeno grandi produttori di gas naturale liquefatto come Australia, Qatar e Stati Uniti possono aumentare drasticamente la produzione. Gli sforzi degli Stati potrebbero consentire di aumentare la produzione di meno del 10% del volume richiesto per sostituire il gas russo. Quindi sarà necessario per attirare gas da altri mercati, principalmente dall’Asia per soddisfare la domanda europea», ha dichiarato Igor Sechin, ceo di Rosneft, durante il Forum economico internazionale di San Pietroburgo. «Di conseguenza, l’Europa sta acquistando gas naturale liquefatto – ha aggiunto – destinato ai Paesi in via di sviluppo che non sono in grado di competere sui prezzi. Per quanto ne sappiamo, più di 10 carichi destinati al Pakistan con contratti a lungo termine sono stati cancellati da ottobre 2021 a giugno 2022 per via dell’aumento domanda e prezzi in Europa, a causa della quale il Paese ha dovuto acquistare il gas sul mercato spot a un prezzo molto più elevato per soddisfare almeno parte del proprio fabbisogno, innescando una grave crisi energetica».

La solidarietà Ue

Di certo, andrà sciolto il rebus al meccanismo di solidarietà Ue: con quale prontezza scatterà nel caso in cui più di un Paese membro si ritrovasse a corto di energia? Vedremo. Nel frattempo, l’ottimismo di Di Maio si scontra anche con le proteste di ieri a Piombino dove si è tenuto un comizio contro la realizzazione del rigassificatore Snam, voluto dal governo per diminuire la dipendenza dalla Russia. Comizio a cui ha partecipato anche il sindaco, Francesco Ferrari: «Dobbiamo impedire al rigassificatore di venire a Piombino, i cittadini di tutti comuni della Val di Cornia devono continuare a protestare», ha detto. Qualche settimana fa il premier Draghi ha nominato i presidenti di Emilia-Romagna e Toscana, Stefano Bonaccini ed Eugenio Giani, come commissari straordinari per l’installazione di due rigassificatori galleggianti che sembrano ormai indirizzati verso Ravenna e, appunto, Piombino.

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