Lo spread cala più che in Francia, ma la Bce lancia l’allarme Italia
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ApprofondimentiEuropa Ven 05 agosto 2022

Lo spread cala più che in Francia eppure la Bce lancia l’allarme Italia

Il bollettino economico Bce analizza l’andamento degli spread nell’area euro nel periodo che va dagli inizi di giugno Lo spread cala più che in Francia eppure la Bce lancia l’allarme Italia
Camilla Conti
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Camilla Conti

La discussione sullo spread

«Negli ultimi giorni del periodo di riferimento i differenziali di rendimento dei titoli di Stato dell’area dell’euro sono tornati su livelli più elevati, con l’evolversi della crisi politica in Italia». È quanto si legge nel bollettino economico Bce che analizza l’andamento degli spread nell’area euro nel periodo che va dagli inizi di giugno a metà luglio e che inizialmente aveva visto una significativa riduzione degli spread in un contesto di riduzione dei tassi a lungo termine privi di rischio.

«A livello di singoli paesi, il calo maggiore dei differenziali è stato osservato per la Grecia, con una diminuzione di 55 punti base del differenziale sul rendimento dei titoli di Stato decennali nel periodo di riferimento», viene aggiunto. Sottolineando che «la diminuzione dei differenziali sui titoli di Stato decennali di Spagna e Francia è stata meno pronunciata, con valori pari, rispettivamente, a 1,5 e 4,5 punti base» e che «anche il differenziale sul rendimento dei titoli di Stato decennali per l’Italia è diminuito complessivamente di 8 punti base, ma la sua volatilità è aumentata verso la fine del periodo in esame, di riflesso alla crisi politica in atto nel Paese».

La sensazione è che si stia per ripetere il solito copione: solidarietà europea, quando i problemi riguardano la Germania mentre in tutti gli altri casi si punta il dito su azzardo morale, riforme, compiti a casa e allarmi preventivi. Allarmi che non sono invece suonati correttamente nelle stanze dei superesperti di Francoforte quando si parla di inflazione. Il Consiglio direttivo ora prevede che si mantenga «su livelli superiori a quelli desiderabili per qualche tempo» (dopo essere passati da «transitoria» ad «alta»). Nelle prossime riunioni sarà quindi opportuna «un’ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse», ovvero un loro innalzamento. Viene così confermato l’approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese «volta per volta». L’evoluzione futura dei tassi di riferimento definita dal Consiglio direttivo continuerà infatti a essere «dipendente dai dati e contribuirà al conseguimento dell’obiettivo di inflazione del 2 per cento nel medio termine», si spiega.

Prezzi in aumento

Le previsioni, intanto, non indicano cieli sereni. Anzi. L’economia della zona euro sta rallentando, l’alta inflazione e la guerra in Ucraina inoltre «gettano più di un’ombra sulle prospettive per la seconda metà del 2022 e oltre», recita il bollettino mensile dell’Eurotower. Il turismo dovrebbe favorire l’attività economica nel terzo trimestre e le «condizioni del mercato del lavoro si mantengono solide», ma tanti sono i rischi che gravano sulla crescita. «Le imprese continuano a fronteggiare costi più elevati e interruzioni nelle catene di approvvigionamento, sebbene vi siano timidi segnali di un allentamento di alcune strozzature dal lato dell’offerta», viene evidenziato.

Nel frattempo, continuano a salire le attese di inflazione dei consumatori nell’area euro, in generale si attendono che la crescita dei loro redditi prosegua invariata, ma che la spesa nominale aumenti considerevolmente più dei redditi. Prevedono che la crescita economica si indebolisca e la disoccupazione aumenti, che i prezzi delle case calino leggermente e i tassi dei mutui continuino a salire, secondo la fotografia scattata dalla nuova indagine sulle aspettative dei consumatori elaborata sempre dalla Bce. Monitoraggio che coinvolge 6 paesi (Belgio, Germania, Francia, Italia, Olanda e Spagna che rappresentano l’85% del Pil dell’area). In particolare, il tasso di inflazione percepito si attesta al 7,2% sulla media degli ultimi 12 mesi a fronte del 6,6% dell’indagine di maggio.

Lo scudo anti spread

L’aspettativa mediana di inflazione per i prossimi 12 mesi è rimasta quasi invariata al 5%, invece per i prossimi tre anni è aumentata al 2,8% dal 2,5% di maggio. Quanto al Tpi, il nuovo scudo anti-spread (o anti frammentazione), la Bce ribadisce che lo strumento «assicurerà che l’orientamento di politica monetaria sia trasmesso in modo ordinato in tutti i paesi dell’area dell’euro». La portata degli acquisti del Tpi «dipenderà dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria. Gli acquisti non sono soggetti a restrizioni ex ante», viene ricordato dalla banca centrale. La flessibilità nel reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (il cosiddetto Pepp) rimane in ogni caso la «prima linea di difesa al fine di contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione connessi alla pandemia».

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