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ApprofondimentiFinanza Gio 29 giugno 2023

Redfish arriva a Piazza Affari, l'ad Pescetto: puntiamo sulle Pmi in forte crescita

La società d'investimenti debutta in Borsa. Fondata nel 2020, il modello di Tip e Paolillo e le famiglie Bazoli-Gitti tra i soci. Redfish arriva a Piazza Affari, l'ad Pescetto: puntiamo sulle Pmi in forte crescita
Tobia De Stefano
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Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

A Piazza Affari arriva Redfish

“Seguiamo le orme di società che operano da molto più tempo di noi, come Tip, puntando a fare operazioni su Pmi Italiane in forte crescita“. Il modello di riferimento, ambizioso, è quello di Tip. La holding di partecipazioni italiana che negli anni ha dimostrato una capacità di entrare e uscire con tempistiche e modalità quasi perfette in quasi tutte le operazioni in cui si è cimentata.

In comune con Tip, Redfish Long Term, la società fondata nel 2020 da Paolo Pescetto e Andrea Rossotti insieme alle famiglie Bazoli-Gitti, ha l’ambizione di far crescere la pletora di piccole e medie imprese italiane che necessitano di supporto e consulenza e un background economico finanziario che si evidenzia nella partecipazione nel cda di Francesca Bazoli, la figlia di Giovanni, il presidente emerito di Banca Intesa che a sua volta ha una partecipazione in Redfish Long Term, e di Ernesto Paolillo, ex Interbanca e Popolare di Milano.

Venerdì 30 giugno è il gran giorno, quello dell’esordio a Piazza Affari, che l’amministratore delegato, Paolo Pescetto, descrive come il traguardo di un lungo percorso che negli ultimi sei mesi ha catalizzato quasi al 100% gli sforzi della Società.

Che momento è questo per quotarsi?

“Il peggiore (ride)”.

E allora perché farlo?

“Perché era nella nostra natura, lo prevedevamo già nello statuto di fondazione del 2020, e perché anche se avevamo un orizzonte di più lungo periodo, i numeri ci hanno dato subito ragione. Abbiamo chiuso sempre in utile, passando da poco più di 300 mila euro del 2021 ai 7 milioni del 2022 e abbiamo raggiunto la massa critica per arrivare a una capitalizzazione di quasi 30 milioni, il primo giorno di quotazione, anche se mi preme ricordare che recentemente qualche analista aveva valutato l’azienda molto di più, ma per la quotazione ci sta una riduzione della valutazione”.

Il processo è stato semplice o come in tanti evidenziano serve il prima possibile una semplificazione?

“Questo è stato uno dei principali problemi. Siamo una realtà abituata a confrontarsi con il mercato e abbiamo già affiancato nel processo di quotazione sia Convergenze che SolidWorld, due delle sette società nelle quali siamo entrati dalla nostra nascita, eppure sia in termini di costi che di tempo, l’approccio alla quotazione è stato molto dispendioso. Negli ultimi sei mesi ha catalizzato tutte le nostre forze. Certo, poi abbiamo riscontrato un’ulteriore difficoltà nei vincoli che hanno diversi investitori istituzionali rispetto agli investimenti nell’EGM, considerato particolarmente illiquido con il numero di scambi che, secondo gli esperti, negli ultimi mesi si è ridotto del 45%. Un’ulteriore difficoltà che non ci aspettavamo e che siamo riusciti comunque a superare”.

Tassi alti, altro fattore di freno o un’opportunità?

“Guardi, come dico spesso, noi non abbiamo la logica di investimento e di ritorno nell’ottica di 3-5 anni di un private equity. Ragioniamo sul lungo periodo e senza avere l’assillo o la necessità di uscire. La nostra è una holding di investimento che compra per tenere e non compra per vendere. Non ci spaventano i tassi, anche al 5 o 6% che invece possono avere un impatto più importante su altre tipologie di investimento, penso all’immobiliare o all’energia, che hanno come obiettivo ritorni intorno all’8%”.

Quante operazioni all’anno pensate di chiudere?

“Credo che per il momento il giusto orizzonte temporale sia di una nuova operazione ogni 12-15 mesi, con l’ottica di diversificare rispetto ai settori che abbiamo già “coperto” e di supporto in almeno un’operazione all’anno di M&A per ciascuna delle realtà che già partecipiamo”.

Per operazione di crescita cosa intende?

“Dipende dall’azienda e dipende ovviamente dal contesto di mercato. Parliamo di piccole aziende che hanno comunque un Ebitda superiore ai due milioni di euro e di solito entro i 10 milioni. Spesso hanno bisogno di crescere per linee esterne attraverso operazioni di acquisizione o fusione. Altre volte invece possono trovare nella quotazione la loro evoluzione naturale. Il nostro intento è anche quello di partecipare e dare consigli rispetto alla strategia più adatta da intraprendere”.

Guardando a qualche settore in particolare?

“Restando al paragone con Tip, per ora non abbiamo la stessa forza finanziaria e quindi dobbiamo guardare alle nicchie di mercato che devono crescere. Questa è stata l’ottica degli investimenti in Convergenze (tlc ed energia), Tesi (aerospace), SolidWorld (stampa 3d), Expo Inox (canne fumarie in acciaio) e Movinter (componenti per treni ad alta velocità) e proseguiremo in questa direzione. Stiamo monitorando alcuni segmenti di mercato come il design e il farmaceutico, ma non ci precludiamo nulla”.

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