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FinanzaPrimo piano Lun 23 gennaio 2023

Gli Stati Uniti sfondano ancora il tetto del debito: ecco cosa può succedere

Per Stéphane Monier, Cio di Banque Lombard Odier non verrà minata la credibilità finanziaria del Paese, ma l'economia potrebbe risentirne  Gli Stati Uniti sfondano ancora il tetto del debito: ecco cosa può succedere Janet Yellen
Redazione Verità&Affari
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Nel 2011 il declassamento del debito Usa

I ricordi risalgono al 2011 quando sulla questione dello sforamento del debito si è arrivati a un unicum per gli Stati Uniti: il declassamento del credito del Paese. E la domanda sorge spontanea. Adesso cosa potrebbe succedere? Secondo Stéphane Monier, Chief Investment Officer, Banque Lombard Odier & Cie SA “è facile liquidare la disputa sul tetto del debito degli Stati Uniti come una battaglia politica che si risolverà prima di qualsiasi danno alla credibilità finanziaria del Paese. Intanto però l’economia rallenta e il dollaro Usa mostra segni di indebolimento”. 

Il tetto del debito, infatti, fissa un limite alla quantità di nuovo debito che il Tesoro degli Stati Uniti può emettere attraverso i suoi titoli sovrani. Si tratta di un limite all’indebitamento del governo degli Stati Uniti per finanziare i suoi impegni legali, comprese le prestazioni mediche, gli stipendi nelle forze armate, il pagamento degli interessi sul debito e il rimborso delle tasse. La violazione del tetto del debito nazionale ha anche potenziali conseguenze per l’economia globale, perché costringe il Tesoro a risparmiare o rifinanziare il debito in scadenza. Senza considerare che il  tetto del debito degli Stati Uniti è più che raddoppiato nell’ultimo decennio.

“Fino a novembre 2022 – spiega il Cio di Banque Lombard Odier – la crisi energetica dell’Europa e le prospettive di una crescita economica più lenta al di fuori degli Stati Uniti hanno visto gli investitori affluire verso il dollaro, minando la domanda di euro e yen. Questa tendenza si sta invertendo mentre le prospettive per la crescita globale migliorano per il 2023 grazie alla riapertura dell’economia cinese. Inoltre, i prezzi dell’energia in Europa e in Giappone sono crollati in risposta a un caldo inverno nell’emisfero settentrionale al rafforzamento delle scorte di gas naturale e agli sforzi del governo per procurarsi alternative alle forniture russe. Tutti questi fattori stanno minando il supporto per il dollaro proprio mentre la Fed ha rallentato i suoi rialzi dei tassi e la Banca Centrale Europea e la Banca del Giappone (BoJ) sono diventate più aggressive”. E quindi? “Prevediamo – continua – che il rapporto euro-dollaro raggiungerà quota 1,12 entro la fine del 2023 e lo yen giapponese diventerà un’attraente alternativa al dollaro”. 

Che succede agli investimenti?

Da qui le conseguenze per gli investimenti: “Abbiamo aumentato – evidenzia Stéphane Monier – l’esposizione al rischio azionario. Preferiamo le azioni cinesi e dei mercati emergenti ai titoli americani che si portano dentro maggiori rischi di sorprese negative. Nell’ambito del reddito fisso, ricerchiamo attività di qualità, compresi titoli del Tesoro Usa e credito investment grade”.

Morale della favola: “L’aspettativa – conclude Monier – è che la violazione del tetto del debito possa rivelarsi poco più di una distrazione, ma anche se la probabilità di un fallimento politico è ridotta, il rischio rimarrà fino all’ultimo e potrebbe innescare uno choc per i mercati globali”.

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