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GovernoPrimo piano Ven 18 agosto 2023

Flat tax, le prime mosse già in legge di Bilancio: il nodo dei costi

Tra le ipotesi l'accorpamento del secondo e terzo scaglione dell'imposta sui redditi. Servirebbero tra tre e quattro miliardi di euro Flat tax, le prime mosse già in legge di Bilancio: il nodo dei costi
Redazione Verità&Affari
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La delega fiscale è approdata in Gazzetta Ufficiale e ora la maggioranza ha 24 mesi per mettere a punto i decreti delegati, cioè quelle norme che attueranno il nuovo sistema tributario. Il governo per alcuni aspetti è intenzionato a bruciare le tappe. Già nella prossima legge di bilancio potrebbero infatti essere inserite le prime misure, a partire dall’Irpef, con l’obiettivo di raggiungere la più volte citata flat tax. Il problema maggiore riguarda il contrasto con l’articolo 53 della Costituzione, che parla di “progressività delle imposte“, un principio che non sembra facilmente raggiungibile con una tassa unica per tutti. L’esecutivo sostiene di poterla garantire attraverso detrazioni e deduzioni, massimo entro fine legislatura.

Il riordino di detrazioni e crediti d’imposta

La prima mossa sarà l’implementazione del modello ad aliquota impositiva unica, seguito dall’individuazione dei principi generali che dovranno portare dagli attuali scaglioni Irpef fino all’approdo alla tassa unica. L’articolo 5 del disegno di legge delega sulla riforma del fisco approvato dal Parlamento spiega come la transizione verso la tassa unica preveda anche un riordino delle tax expenditures, ovvero di detrazioni, deduzioni e crediti d’imposta. Un passaggio fondamentale per mantenere la progressività sarebbe aumentarle ma è altresì possibile che alcune vengano eliminate.

Le ipotesi per l’Irpef

Per dare il via al processo nelle intenzioni del governo ci sarebbe quella di ridurre già da quest’anno le aliquote da quattro a tre. La prima ipotesi, formulata anche dalla Ragioneria di Stato, prevede l’accorpamento della seconda e della terza fascia in una sola, che comprenda i redditi tra i 15 mila e i 50 mila euro. In questo caso il prelievo sarebbe del 27% (ma si era parlato anche del 28%) mentre resterebbero così la prima e l’ultima. Evidente soprattutto il beneficio per la terza fascia, che vedrebbe scendere la percentuale di prelievo di ben 7-8 punti percentuali.

I costi della riforma

La riduzione da quattro a tre aliquote potrebbe costare sui 3-4 miliardi. Resta comunque da finanziare anche l’ipotizzata riduzione delle tasse sulle tredicesime sotto forma di incentivo ai premi di produttività e al pagamento di straordinari. Probabilmente con la manovra vedrà la luce anche il concordato preventivo biennale per gli autonomi. Certamente arriverà in contemporanea la cosiddetta “imposta minima nazionale sulle multinazionali“, prevista dalla delega in attuazione di una direttiva europea: fornirà gettito utile a finanziare altre misure. Ulteriori risparmi potrebbero essere trovati nella revisione degli sconti fiscali, che sono oltre 600.

(Foto: © lucadp / 123RF)

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