Fisco, via al cantiere per la riforma. A giugno tasse per 64 miliardi
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AperturaGoverno Lun 03 luglio 2023

Fisco, entra nel vivo il cantiere per la riforma. Intanto a giugno tasse per 64 miliardi

Il governo va avanti sul cambiamento del Fisco. Fra le novità l'Imu automatica, oltre a tredicesime e premi di produttività più consistenti. Fisco, entra nel vivo il cantiere per la riforma. Intanto a giugno tasse per 64 miliardi TASSE
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il cambiamento del Fisco entra nella fase operativa

Il testo sul nuovo fisco arriverà in aula il 10 luglio. Ma, mentre gli italiani hanno sborsato a giugno ben 64 miliardi di tasse, arrivano i primi indizi su come si cambierà registro. Probabilmente già per il 2024 se verranno effettuati per tempo i decreti attuativi. In particolare, gli ultimi interventi riguardano una tassazione più leggera sul tredicesime, straordinari e premi di produttività. E poi anche acconto e saldo Irpef oee lavoratori autonomi e imprenditori individuali. Nocità anche sul fronte Imu, tassa essenziale per i comuni.

Leggi anche: Fisco verso la riforma, ecco come si pagheranno le tasse in futuro

Il governo punta ad un calcolo automatico con l’invio del quantum dovuto direttamente al contribuente. Stop quindi al controllo di aliquote Imu diverse da comune e comune e al successivo calcolo per fare spazio ad un meccanismo automatico. Il vantaggio?  Da un lato rende la vita più facile al contribuente, dall’altro genera maggiore certezza d’incasso per lo Stato, oltre a mettere i presupposti per un legame diretto con l’Agenzia della riscossione in caso di mancato pagamento. 

Battuta d’arresto per la flat tax incrementale

La questione della tassa piatta resta un impegno da parte del governo. Tuttavia in questa fase si stanno ancora facendo delle valutazioni sull’ampliamento della platea dei beneficiari. In questa fase quindi, la flat tax del 15%, introdotta con la scorsa legge di Bilancio,  resta solo per le partite Iva sui redditi imponibili 2023 per la parte incrementale rispetto alla precedente stagione dichiarativa. 

Quanto invece alle minori tasse su tredicesima, straordinari e i premi di produttività, l’aliquota del 15% dovrebbe riguardare solo i redditi bassi. Inoltre,  per lavoratori autonomi e imprenditori individuali potranno beneficiare di un sistema rateale basato su saldi e acconti. Intanto l’esecutivo sta procedendo anche alla riduzione dell’Ires per le aziende che impiegano risorse in investimenti e assunzioni.

Per ora le tasse restano tante e pesanti

Solo a giugno, secondo quanto riferisce l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, gli italiani hanno versaro 63,9 miliardi di tasse. Si tratta di ritenute Irpef dei dipendenti, Iva, Ires, Imu, Irap, Irpef in capo ai lavoratori autonomi e addizionali. Il dato è evidentemente significativo per via dell’acconto sull’Imu, la tassa sugli immobili di proprietà che si versa tradizionalmente a metà giugno.  “In questo mese, assieme a novembre, da sempre si concentra il maggior numero di scadenze fiscali” spiega la Cgia.

“C’è comunque dell’altro da segnalare. Non solo paghiamo molto – e questo lo possono affermare tutti coloro che sono conosciuti dall’Amministrazione finanziaria – ma, come ha ricordato recentemente anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, pure pagare le tasse è estremamente difficile” riprende la Cgia.

“La complessità e la farraginosità del nostro sistema tributario, purtroppo, stanno creando delle grandi difficoltà interpretative persino agli addetti ai lavori, come i commercialisti, gli esperti fiscali delle associazioni di categoria o dei Caf. Figuriamoci gli imprenditori, in particolar modo quelli di piccola dimensione che subiscono 80 scadenze tributarie e contributive ogni anno. Travolti da questo dedalo fiscale, con il rallentamento dell’economia è diminuita la liquidità disponibile per onorare questi impegni, anche alla luce del fatto che i committenti hanno allungato i tempi di pagamento e le banche sono tornate a erogare il credito con il contagocce” aggiungono gli esperti.

L’Irpef s  dipendenti e collaboratori ha sfiorato i 14 miliardi

Dall’analisi dei risultati emersi da questa elaborazione, l’Ufficio studi della CGIA ha evidenziato che nello scorso mese di giugno l’impegno economico più gravoso ha riguardato il pagamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori che ammontano a 13,9 miliardi di euro. Per i contribuenti con scadenza mensile (imprese e lavoratori autonomi), il versamento dell’Iva relativo al mese di maggio ha toccato i 13 miliardi di euro. Altrettanto oneroso è stato il versamento del saldo 2022 e dell’acconto 2023 relativo all’Ires (Imposta sui redditi delle società di capitali).

Le imprese hanno dato all’erario 12,7 miliardi di euro

Il pagamento della prima rata dell’Imu-Tasi sulle seconde/terze case, sui capannoni, gli uffici e i negozi è costato 9,8 miliardi di euro. Il saldo 2022 e l’acconto 2023 dell’Irap, invece, hanno “prelevato” dalle attività produttive 4,9 miliardi. L‘Irpef in capo a tutti i lavoratori indipendenti (partite Iva) e agli altri percettori di reddito (da fitti, altri proventi, etc.) è costata 3,7 miliardi, mentre la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti (Tari) ha consentito alle multiutility che gestiscono questo servizio di incassare 2,6 miliardi di euro. 

In compenso, grazie al decreto Lavoro, è arrivato il taglio del cuneo fiscale (4 punti percentuali) per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro lordi. La misura, però, è temporanea: resterà fino al prossimo 31 dicembre. In particolare per gli stipendi fino a 25 mila euro lordi, il taglio del cuneo passa dal 3 al 7 per cento. Questo determina un aumento dello stipendio attorno ai 70 euro al mese. Per i redditi da 25 a 35 mila euro lordi, invece, la riduzione sale dal 2 al 6% con un aumento in busta paga da circa 90 euro mensili.

 

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