I soliti Benetton, ora battono cassa sui pedaggi autostradali in Spagna
Abertis, controllata da Atlantia, punta ad ottenere un aumento delle tariffe iberiche dell'8,4%. Mai un incremento così in trent'anni. AutostradeAbertis, controllata da Atlantia, chiede aumenti record sulle autostrade spagnole
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Così dopo aver per anni incassato gli incrementi dei pedaggi italiani, i Benetton tornano all’incasso. Questa volta però sulle autopistas iberiche gestite da Abertis, controllata da Atlantia, il gruppo infrastrutturale che appartiene alla famiglia di Ponzano Veneto. Secondo quanto riferisce Mf/Milano finanza, la società spagnola, che gestisce cinque concessioni per un totale di circa 600 Kilometri di strade, sta tentato di spuntare un aumento dei pedaggi dell’8,4%.
Obiettivo compensare l’aumento dell’inflazione
L’azienda vorrebbe così riuscire a contenere il rincaro dovuto all’aumento dei prezzi, come previsto nel contratto dei concessionari. Ma è evidente che la richiesta mette in imbarazzo il governo spagnolo alle prese con gli aumenti di bollette per famiglie e imprese e la flessione del reddito disponibile causata dall’inflazione galoppante. Non a caso l’esecutivo iberico starebbe valutando la possibilità di un allungamento della concessione per avitare i rincari per gli automobilisti.
Nel caso in cui Abertis dovesse spuntarla si tratterebbe del maggior aumento tariffario autostradale mai realizzato in Spagna negli ultimi trent’anni. Del resto, in passato, l’inflazione non è stata un problema per il Vecchio continente che ha registrato per anni un incremento dei prezzi inferiore al 2&, soglia su cui vigila la Bce.
In Italia Atlantia ha per anni ottenuto gli aumenti richiesti
Poi la tragedia del Ponte Morandi a Genova ha rimesso in discussione l’operato della società sulle manutenzioni, evidenziando un rendimento estremamente elevato rispetto ai lavori realizzati sulle strade. Così, dopo un lungo braccio di ferro, Autostrade per l’Italia, che era controllata da Atlantia, è stata ceduta al consorzio CDP-Blackstone-Macquarie che ha sborsato più di 8 miliardi di euro.