Bollette alle stelle, cosa succederà quest'autunno alle imprese?
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Imprese Mar 20 settembre 2022

Bollette alle stelle, cosa succederà quest'autunno alle imprese italiane?

L'industria italiana è già alle corde e una ulteriore riduzione del gas potrebbe causare chiusure. Lo certifica Confindustria Bollette alle stelle, cosa succederà quest'autunno alle imprese italiane?
Redazione Verità&Affari
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La situazione delle imprese

L’industria italiana è già alle corde e una ulteriore riduzione del gas potrebbe causare chiusure, cali negli investimenti e rischi per il Pil. Lo certifica Confindustria, che non nasconde la pesante preoccupazione per i rincari energetici: «È urgente attenuarli, compresi i loro effetti». La ricetta del Centro studi dell’associazione degli industriali è questa: «Innanzitutto con interventi compensativi per famiglie e imprese». Ma Confindustria è consapevole che «sono molto costosi e sostenibili per periodi limitati». E l’Italia è già tra i Paesi europei con il maggior intervento di bilancio per l’energia. Il Centro studi degli industriali riassume la ricetta per uscire dalla palude: «Destinare parte dell’elettricità prodotta dalle rinnovabili alle imprese, a un prezzo fisso e più moderato; riformare il mercato elettrico, sganciando il prezzo dell’elettricità da quello del gas; imporre un tetto Ue al prezzo del gas in Europa, per agire direttamente sul cuore della crisi».

Meno dipendenti

Ma c’è anche un’altra questione: «Insieme, bisogna ridurre la dipendenza energetica da altri Paesi (più rinnovabili) e ridurre i consumi nazionali di gas ed elettricità». Il rischio è la carenza di gas. Negli ultimi mesi le forniture dalla Russia si sono ridotte, facendo schizzare i prezzi. E ipotizzando che i flussi possano fermarsi del tutto l’Italia e gli altri Paesi europei potrebbero ritrovarsi davanti anche dei problemi sui volumi. In caso di blocco da ottobre, considerando le fonti alternative al gas russo già messe in campo, quelle che dovrebbero essere disponibili entro i primi mesi del 2023 e tenendo in conto l’accelerazione degli stoccaggi registrata fino ad agosto, in Italia si avrebbe comunque una carenza di gas significativa (10,9 miliardi di metri cubi, tra il quarto trimestre 2022 e il primo del 2023), ma molto inferiore rispetto a quanto stimato prima dell’estate. Usando la riserva strategica (4,5 miliardi di metri cubi), si arriverebbe a un gap di 6,4 miliardi di metri cubi (l’8% dei consumi).

La carenza potrebbe avere un impatto rilevante su comparti dell’industria italiana (che ha bisogno complessivamente, si stima, di 9,5 miliardi di metri cubi). Ed ecco perché è scattata l’ipotesi di riduzione dei consumi, soprattutto con le misure per limitare raffreddamento e riscaldamento negli edifici (che il governo stima tra -5,3 e -8,2 miliardi di metri cubi). Un’operazione che potrebbe quasi annullare la carenza di gas. Nel caso in cui il prezzo del gas rimanga fino a fine 2023 a 235 euro per megawattora (il valore medio di agosto), si evidenzia in una simulazione proposta dal Centro studi, l’impatto per l’economia italiana è stimato in una minore crescita del Pil del 2,2% nel biennio e 383.000 occupati in meno.

Lo scenario peggiore

Ma lo scenario diventerebbe più pesante nel caso in cui dovesse aumentare a 298 euro (il livello medio atteso dai futures). In questo caso si parla di una riduzione del Pil del 3,2% nel biennio, con 582.000 occupati in meno. L’impatto sulle famiglie italiane, con una riduzione del potere d’acquisto, potrebbe spingere a rimandare i consumi di beni e servizi. L’unica buona notizia è che con il rincaro dell’energia si sono ridotti i prezzi dei metalli (rame e alluminio). Ma solo perché peggiorano le attese sull’economia mondiale.

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