Allarme di Confindustria: crescita a zero nel 2023
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EconomiaPrimo piano Sab 08 ottobre 2022

Confindustria ci gela sul 2023: carovita e bollette azzerano la crescita

Inflazione record e stagnazione. Un quadro tetro per il 2023 quello designato da Confindustria. Lo schock energetico abbatte le prospettive Confindustria ci gela sul 2023: carovita e bollette azzerano la crescita
Marco Vassallo
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Marco Vassallo

Per Confindustria crescita a zero nel 2023

Inflazione record e stagnazione. Un quadro tetro per il 2023 quello designato da Confindustria. “Lo schock energetico abbatte le prospettive di crescita”, ha avvertito il suo Centro studi romano che per l’anno prossimo stima una crescita del Pil pari a 0.

L’illusione della crescita nel 2022: in Europa l’Italia è seconda solo alla Spagna

I motivi? Chiaramente la principale responsabile è il problema energia. Ci pensa Confindustria a ripercorrere gli ultimi mesi a livello economico finanziario. “Nella prima metà di quest’anno – si legge in una nota -nonostante le criticità emerse a partire dal 2021 che sono state esacerbate dall’invasione russa dell’Ucraina (difficoltà di approvvigionamento, rincari nei prezzi delle materie prime, aumento dei prezzi dell’energia), la performance dell’economia italiana è stata abbastanza buona e, in Europa, è stata seconda solo alla Spagna”. L’Italia si è ripresa grazie al recupero di attività pre pandemiche come il turismo e dell’export. Poi ecco il dilagare della crisi energetica.

Costi insostenibili, stagnazione e inflazione record

Gli aiuti del governo, definiti cospicui da Confindustria, hanno consentito solo di attenuare il colpo. “L’inflazione è schizzata e sta erodendo i risparmi delle famiglie”, racconta l’organizzazione delle imprese. Ha poi “fatto crescere i costi delle imprese a livelli insostenibili (+110 miliardi la bolletta energetica per l’intera economia nel 2022, rispetto al pre-crisi, secondo stime CsC); L’aumento dell’inflazione ha avuto ripercussioni sulle decisioni della Bce.”Che ha dovuto rialzare i tassi di policy”. Un scelta definita “ragionevole ma che contribuirà negativamente alla crescita economica per via di un maggior costo del credito”. Per gli economisti di via dell’Astronomia “le decisioni di politica monetaria in questa fase dovrebbero essere ispirate a grande prudenza visto che le tendenze recessive in atto nell’Eurozona, che ormai i mercati danno per acquisite ma che ancora non si sono dispiegate, potrebbero già da sole raffreddare la domanda e quindi avere l’effetto di frenare le aspettative di inflazione. I rialzi dei tassi in una fase recessiva – conclude Confindustria . potrebbero, quindi, accentuarla” senza riuscire a riportare sotto controllo l’inflazione.

Occhio allo spread

Con l’aumento dei tassi ecco quello dello spread: “Sarà cruciale – avverte Confindustria – mantenerlo intorno a questi valori e ciò imporrà al prossimo Governo una politica di bilancio prudente”. Con queste premesse, per il Centro Studi “nella seconda metà di quest’anno si assisterà quindi a un progressivo indebolimento della crescita che culminerà, tra fine 2022 e inizio 2023, in un aggiustamento al ribasso dei livelli di attività seguito da un lento recupero.

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