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ImpresePrimo piano Gio 22 giugno 2023

Private equity, il 57% delle imprese chiede aiuto all'esterno

Negli ultimi dieci anni rendimenti ottimi. Ma ora il quadro è complesso e occorre adottare nuove strategie. Italia poco preparata Private equity, il 57% delle imprese chiede aiuto all'esterno
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Private equity, il 57% delle imprese italiane chiede aiuto all’esterno

Il 57% delle imprese italiane si affida a consulenti esterni per l’avvio di piani di creazione di valore, ma la metà delle imprese italiane esita a intraprendere programmi trasformativi. Il dato emerge dal rapporto della società di consulenza globale Alvarez &  Marsal realizzato in dieci Paesi europei, fra cui Italia, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Paesi nordici. Il rapporto rivela anche come le preferenze per la collaborazione con esperti esterni varino fortemente da Paese a Paese: gli italiani fanno totalizzare la percentuale più alta. Italiani cauti anche nella creazione di valore. Il 50% delle imprese non intraprende processi trasformativi.

Il 2023 l’anno della verità

Il Private Equity ha goduto di un decennio fuori dal comune. Il 2023, però, apre un periodo di incertezza in cui si sono invertiti quasi tutti i fattori che hanno sostenuto il successo degli anni passati – disponibilità del debito, politica monetaria di sostegno, forte mercato delle Ipo. In sostanza la creazione del valore  basate in larga misura sulla leva finanziaria e sull’espansione multipla – comincia infatti a perdere di efficacia.

La nuova frontiera della creazione del valore

Secondo la ricerca, il 74% degli investitori sta cercando di individuare nuove opportunità di creazione di valore in reazione al più difficile contesto macroeconomico.  Il 50% delle compagnie italiane, infatti, non intraprende processi trasformativi per la creazione di valore. Un’opzione che invece prevale negli altri Paesi: in Spagna con il 53%, in Germania con il 62% e nel Regno Unito con il 61%. La Francia è il Paese più intraprendente, con appena il 2% delle compagnie che appare restio di fronte alla creazione trasformazionale di valore.
L’indagine mostra che investitori e dirigenti sono pronti a rivedere le loro strategie per la creazione di valore. Al posto dell’ ingegneria finanziaria e della semplice riduzione dei costi, emergono ora leve più sofisticate di miglioramento delle prestazioni: la nuova frontiera per la creazione di valore si basa su miglioramento del pricing, eccellenza operativa e dei servizi, trasformazione digitale e gestione della liquidità.  “E’  incoraggiante vedere questo cambio di approccio prendere forma -spiega Stefano Matalucci, managing director di Alvarez & Marsal. –  Essere proattivi e rapidi nell’adattare i piani di creazione del valore alla nuova realtà sarà fondamentale per gli investitori, se vogliono continuare a ottenere gli enormi rendimenti dell’ ultimo decennio”.

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