Green deal, l'eolico offshore danneggia la pesca italiana
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ImpreseIn evidenza Ven 16 febbraio 2024

Green deal, l'eolico offshore danneggia la pesca italiana

L'indagine di Legacoop Agroalimentare spiega come l'eolico offshore sottragga aree di mare ai pescatori. L'ennesimo danno per la categoria Green deal, l'eolico offshore danneggia la pesca italiana
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Non c’è pace per le marinerie e i pescatori d’Italia. Non bastavano le nuiove regole dell’Unione sulla pesca e il Grande fratello del mare, a rendere la vita ancora più difficile arriva anche l’eolico offshore. Energia pulita che però sottrae spazio alla pesca e all’acquacoltura. Lo rivela uno studio del Consorzio Mediterraneo, struttura di ricerca aderente a Legacoop Agroalimentare,  che ha effettuato una “ricognizione e approfondimento sullo sviluppo delle attività legate alle risorse energetiche alternative (impianti eolici offshore) e delle interazioni con le attività di pesca e acquacoltura”. 

I progetti green

Come riferisce il Sole24Ore, è prevista la a costruzione dei 67 impianti eolici offshore progettati nei mari italiani, che potrebbe sottrarre fino a 13mila km quadrati alla pesca e alla maricoltura. Si tratta dell’11,6% di superficie in meno rispetto alla situazione attuale.

Dei 67 impianti previsti uno è già funzionante (realizzato da Renexia, al largo del porto di Taranto), mentre, degli altri, 30 sono in fase di verifica preliminare, 28 l’hanno conclusa e 8 hanno in corso l’istruttoria per le autorizzazioni Via/Pua.

Lo stato dell’arte

L’attuale superficie marittima utilizzabile per la pesca a strascico in Italia (112mila km quadrati) è pari a poco più del 32% della superficie complessiva marina italiana.

“Tuttavia l’area che sarà interessata dall’eolico offshore, mette in evidenzia lo studio, si sovrappone a zone di mare fortemente sfruttate dalla pesca professionale. Considerando le specifiche Gsa (Geographical Sub Areas, le aree in cui è suddiviso il Mediterraneo per la gestione della pesca) si osserva che per la Gsa 16 (costa meridionale della Sicilia) la riduzione della superficie per la pesca a strascico sarebbe del 62,1%, per la Gsa 18 (costa adriatica della Puglia) del 43,5%, per la Gsa 11 (Sardegna) del 15,3%. Le marinerie di Mazara del Vallo, Sciacca, Marsala, Trapani si vedrebbero sottratti 2.680 km quadrati, per esempio, ospitando 11 dei 18 impianti previsti in Sicilia” riferisce il quotidiano di Confindustria.

Le stime del Consorzio Mediterraneo

Secondo un’indagine, si rischia una perdita di oltre 4mila addetti, senza tener conto dell’indotto. Nel dettaglio, oltre 2mila nella Sicilia Sud-Occidentale, mille in Puglia, 500 nella Sardegna meridionale, 300 in Romagna, 200 nel Lazio, 200 in Calabria e Sicilia ionica.

Per Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, esistono soluzioni alternative che possono essere analizzate attarverso un serio confronto con i decisori politici e le società del settore. Di qui la richiesta di un incontro che sia funzionale ad una diversa progettualità. 

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