Juventus, debito occulto con l'Atalanta. E Cr7 chiede le carte - V&A
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Primo pianoSport Mar 06 dicembre 2022

Juventus, il debito con l'Atalanta nel mirino di Deloitte. CR7 vuole le carte dell'inchiesta (e 20 milioni)

Nuovi guai per la Juventus da Deloitte: spunta il debito "occulto" con la Dea. E Ronaldo vuole vedere le carte dell'inchiesta Juventus, il debito con l'Atalanta nel mirino di Deloitte. CR7 vuole le carte dell'inchiesta (e 20 milioni)
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Un debito di tre milioni di euro verso “un’altra società di Serie A” che non figura nei conti della Juventus ma figura in quelli dell’altra società. Cristiano Ronaldo che reclama 20 milioni di euro e chiede l’accesso agli atti della procura di Torino. E il collegio sindacale che smonta la linea difensiva della società, in particolare sulle cosiddette “manovre stipendi”.

Deloitte: bilanci della Juventus ancora non in ordine

Gli ultimi capitoli del caso Juventus arrivano dalle relazioni del collegio sindacale e della società di revisione, depositati per l’assemblea del 27 dicembre. Deloitte ritiene i bilanci appena rivisti ancora non conformi. In particolare, secondo Deloitte, il club avrebbe sovrastimato le perdite del 2022 per 44 milioni di euro e sottostimato le perdite del 2021 per 21 milioni di euro. In una nota, la Juventus ritiene non corretta la ricostruzione di Deloitte.

Il debito “occulto” con l’Atalanta

La squadra di calcio che vanta un debito di 3 milioni non riconosciuto nel bilancio della Juventus è l’Atalanta. Nelle carte dell’inchiesta della procura di Torino, c’è la ricostruzione di una serie di affari incrociati tra i due club. In particolare, un debito di 3 milioni sorto al momento dell’acquisto nel gennaio 2020 di Kulusevki dal club bergamasco, che l’Atalanta si impegna a pagare (con una scrittura privata firmata dall’ad Luca Percassi) con l’acquisto di un calciatore indicato dalla Juventus.

Kulusevski e Muratore

L’operazione è quella che porta, qualche mese dopo, Muratore alla Dea. Ma Muratore viene pagato 7 milioni, con una plusvalenza di 6,7 milioni per la Juventus. L’ex ds Fabio Paratici parla di un semplice “impegno morale”, ma è smentito dalla scrittura privata di Percassi allegata agli atti. L’operazione Muratore era finita anche all’attenzione della Consob e, prima del vecchio revisore, Ey. Perché Muratore, ceduto il il 30 giugno 2020, continua a restare alla Juve senza una giustificazione contrattuale. 

Percassi: Agnelli ha confermato tutto

Dopo l’operazione Muratore, è la Juventus che deve 4 milioni all’Atalanta. E su questo agli atti ci sono una serie di evidenze documentali. Ad esempio un memorandum allegato a una mail inviata dal legale della Juve a Paratici, dove è scritto tra l’altro che  “tra il primo luglio e il 30 agosto 2021 Juventus e Atalanta individueranno modalità termini e condizioni affinché Juventus riconosca ad Atalanta la somma di 3,5 milioni più Iva”. Inoltre, in una intercettazione è Percassi, dopo un incontro con Agnelli proprio sul debito pregresso, a dire al suo interlocutore che il presidente della Juventus “si è comportato bene, ha confermato tutto”. Secondo la procura, il debito verso l’Atalanta deriva “non da impegni morali ma da negozi giuridici non resi pubblici”.

Ronaldo chiede le carte

Poi c’è il capitolo Ronaldo. Qui è il collegio sindacale a rivelare che il calciatore a chiesto l’accesso agli atti della procura, in virtù del credito di 20 milioni non saldato dalla società. Secondo Deloitte, non serve rilevarlo in bilancio in quanto nessun procedimento è stato notificato alla Juventus da parte di CR7. Il collegio invita però la società a una “riflessione” anche su questo punto, dato che la richiesta di Ronaldo è di “importo rilevante”: 20 milioni di euro, appunto. 

Difesa “non condivisibile”

Infine, il collegio ritiene “non condivisibili” i pareri degli esperti portati dalla Juventus per avvalorare la propria tesi sulla corretta contabilizzazione, perché tutti finiscono per far prevalere “la forma sulla sostanza”. Contraddicendo l’assunto alla base dei principi contabili internazionali e smentiti dalle numerose evidenze dell’indagine che mostrano come il taglio degli stipendi fosse collegato alla promessa di restituzione di una parte dei soldi. Con la conseguenza di dover indicare in bilancio la passività relativa all’impegno preso con i calciatori. 

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