Olimpiadi, a Discovery-Ebu i diritti tv per 1,3 miliardi fino al 2032- V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Sport/In evidenza
In evidenzaSport Lun 16 gennaio 2023

Olimpiadi, Discovery e Ebu pagano 1,3 miliardi per i diritti tv fino al 2032

A Discovery ed Ebu, un gruppo di tv private e pubbliche europee tra cui la Rai, i diritti tv per le Olimpiadi fino al 2032 per 1,3 miliardi. Olimpiadi, Discovery e Ebu pagano 1,3 miliardi per i diritti tv fino al 2032
Maddalena Camera
di 
Maddalena Camera

Olimpiadi, a Discovery ed Ebu i diritti tv fino al 2032 a 1,3 miliardi 

L’unione fa la forza. Così Warner Bros. Discovery non si è presentata in corsa solitaria per l’acquisizione, dal Cio (Comitato Olimpico Internazionale), dei diritti televisivi e streaming per le Olimpiadi che si svolgeranno dal 2026 al 2032. Ma, bensì, con Ebu, European Broadcasting Union, che associa diversi operatori pubblici e privati del settore della televisione e radio in Europa, tra cui la Rai.

La cifra ufficiale di quanto pagato dalla cordata Warner Discovery ed Ebu non è stata comunicata, ma indiscrezioni indicano che sarà vicina agli 1,3 miliardi pagati dalla sola Discovery per le scorse quattro edizioni dei giochi in parte funestate dalla pandemia.

La vecchia strategia di Discovery

Discovery, che in Italia gestisce 12 canali pay e free ed è stata acquisita dal gigante Usa Warner Bros, aveva pagato per i diritti sulla trasmissione di quattro edizioni dei giochi, da Pyeongchang 2018 a Parigi 2024, 1,3 miliardi di euro (su tutte le piattaforme). La convinzione era quella di poter rivendere a caro prezzo i diritti in chiaro alle emittenti nazionali.

Ma così non è stato dato che le emittenti nazionali, come la Rai, sono oberate da debiti che non permettono certo di fare pazzie per i diritti. Si spiega dunque il motivo dell’offerta congiunta con Ebu tra cui la Rai. L’emittente di Stato avrà dunque i diritti, che pagherà ad Ebu, per le prossime quattro edizioni dei giochi: Milano-Cortina 2026, Los Angeles 2028, Brisbane 2032 e i non ancora assegnati giochi invernali del 2030.

Ad  Ebu sono andati i diritti free in 49 paesi europei che vuol dire 200 ore di trasmissione per i giochi estivi e 100 per quelli  invernali. Da sottolineare che Discovery ed Ebu condividono già diverse partnership per la trasmissione dei maggiori eventi sportivi: Coppa del Mondo e Mondiali di Biathlon, Mondiali di atletica, Tour de France e Vuelta di Spagna. 

Discovery casa delle Olimpiadi

Per Warner Bros. Discovery, l’annuncio rafforza il suo ruolo di “Casa dei giochi Olimpici” in Europa sull’onda della crescita record dell’audience e del pubblico digital delle ultime tre edizioni. In base al nuovo accordo infatti, solo su Warner Bros. Discovery si potrà vedere ogni istante dei Giochi Olimpici. Live streaming sulle proprie piattaforme digitali come Discovery+, e in diretta pay-TV sui canali pay come Eurosport. Warner Bros.

Nelle ultime tre edizioni dei Giochi Olimpici, Discovery ha avuto oltre 45 broadcaster free-to-air partner in tutta Europa per il raggiungimento dell’audience record di 372 milioni di persone nel vecchio continente per i giochi di Tokyo 2020. Di questi 175 milioni hanno visto i giochi sui canali gestiti dal broadcaster Usa mentre 156 milioni hanno visitato le sue piattaforme.

La soddisfazione del Cio

«Siamo lieti di aver raggiunto un accordo di lungo periodo con due delle principali società media al mondo – ha sottolineato il presidente del Cio, Thomas Bach-.  L’Ebu e i suoi partner garantiranno un’impareggiabile esperienza in tutta Europa, mentre Warner Bros. Discovery, grazie alla recente fusione tra Warner Media e Discovery, rappresenta una delle più grandi società di media e intrattenimento al mondo per tutti i generi e su ogni piattaforma. Ciò dimostra il fascino immutato dei Giochi Olimpici in Europa. E poiché il Cio ridistribuisce il 90% dei ricavi generati, questo accordo a lungo termine fornirà anche una stabilità finanziaria fondamentale al movimento sportivo in generale e, in ultima analisi, per gli atleti stessi».

Condividi articolo