Open Fiber batte cassa. E chiede aiuto al governo
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In evidenzaTlc Ven 16 giugno 2023

Open Fiber batte cassa. E chiede aiuto al governo

Al dipartimento dell'innovazione Open Fiber chiede di cedere in garanzia i crediti per le aree grigie. Ma Infratel dice di no. Open Fiber batte cassa. E chiede aiuto al governo SEDE OPEN FIBER ROMA
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Open Fiber ha bisogno di liquidità. Ma i soci non vogliono sborsare altro denaro

Open Fiber batte cassa. Il gruppo guidato da Mario Rossetti naviga in brutte acque e ha bisogno di nuova liquidità per circa 390 milioni, ma i soci, Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), e il fondo australiano Macquarie, non hanno intenzione di mettere mano al portafoglio. Il clima è dunque molto teso soprattutto perché dai numeri di Open Fiber si parte per la definizione del valore dell’azienda nell’eventuale progetto di rete unica.

Più la situazione contabile della società di Rossetti è delicata, più il concambio sarà a favore di Tim. Sempre che si riesca a convincere i francesi di Vivendi a dare il via libera all’operazione di fusione delle due reti in fibra. Ipotesi quest’ultima che appare quanto mai lontana, dopo lo smacco subito con la bocciatura del candidato di Parigi, Luciano Carta per il cda di Tim.

In casa Open Fiber si lavora quindi per mettere a posto le cose. Secondo quanto risulta a Verità&Affari, Rossetti sta cercando la quadratura del cerchio tentando di coinvolgere anche il governo. In particolare, di recente la società ha avuto un incontro al Dipartimento della trasformazione digitale assieme alla controllata pubblica Infratel. Oggetto del meeting la possibilità di effettuare la cessione in garanzia dei crediti relativi alle aree grigie, “una tecnicalità del contratto di finanziamento”, come spiegano da Open Fiber. Del resto un’operazione simile era già stata effettuata ai tempi del ministro Vittorio Colao per le aree bianche, costituendo di fatto un  precedente. Ma il Dipartimento e la stessa Infratel si sono espresse negativamente. 

Corposi gli investimenti, pesante il debito 2022

Intanto i numeri non giocano a favore. Open Fiber ha archiviato l’esercizio 2022 con una posizione finanziaria netta negativa per 4,6 miliardi di euro, di cui circa 660 milioni di prestiti soci, mentre gli investimenti effettuati nell’anno di riferimento sono stati oltre 1,5 miliardi di euro. I ricavi hanno registrato un aumento del 24% a circa 470 milioni di euro contro i 380 milioni di fine 2021. L’ebitda ha segnato una crescita del 18%, dai circa 152 milioni di euro del 2021 a circa 179 milioni.

Positivo il dato sulla marginalità che si è attestato al 38%, anche se ha scontato i costi per la partecipazione alla gara per il PNRR e l’avvio delle attività di costruzione negli 8 lotti aggiudicati nell’ambito del Piano Italia 1 Giga in 3.881 comuni. Ciononostante l’azienda ha archiviato l’esercizio con un risultato netto è negativo da circa 162 milioni. Perdite che si sommano al rosso da 210 milioni del 2021. In totale 372 milioni. 

Sullo sfondo ci sono poi i ritardi nella realizzazione della rete

Ne ha parlato il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’innovazione, Alessio Butti:  “per quanto riguarda le aree bianche (e cioè a fallimento di mercato e quindi finanziate con soldi pubblici europei e regionali, ndr) siamo ormai arrivati a giugno del 2023 e sono solo 2.653.073 le unità immobiliari collaudate, secondo i dati pubblici Infratel aggiornati alla fine di aprile 2023”, ha spiegato.

 “I lavori di tutti i lotti si sarebbero dovuti concludere entro questo mese di giugno, per un totale di circa 6,4 milioni di unità immobiliari” ha aggiunto. “Purtroppo siamo arrivati a solo poco più del 40% dei lavori che si sarebbero dovuti eseguire, come stabilito appunto nelle Convenzioni” che regolano i rapporti fra Infratel e Open Fiber. 

Allarme aree grigie: fondi a rischio

Secondo il sottosegretario la situazione è critica sulle aree grigie, finanziate con fondi del Pnrr e in cui investe un solo operatore. “C’è il rischio che una grande parte dei fondi vada persa. E non possiamo permettercelo. La prima milestone delle aree grigie di Open Fiber, scaduta lo scorso 31 dicembre e che riguardava appena l’1% dei numeri civici da collegare su un totale di 3,9 milioni, non è stata raggiunta” ha spiegato.

“Neanche la seconda milestone, che prevede l’obiettivo di collegare il 15% dei numeri civici e con scadenza 30 giugno 2023, sarà rispettata, come peraltro comunicato dalla stessa azienda” ha concluso. Non senza evidenziare che anche nelle aree nere non mancano le difficoltà. Dal canto suo Open Fiber ha da sempre lamentato difficoltà nei tempi dei collaudi e criticità anche nei rapporti con le amministrazioni locali per ottenere le necessarie autorizzazioni di scavo. Fatto che, dal punto di vista della società, ha generato i ritardi nella tabella di marcia. 

 

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