Tim, Kkr e il peso del debito con i tassi in salita
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Primo pianoTlc Gio 14 settembre 2023

Tim, Kkr-Mef e il peso del debito con i tassi d'interesse in crescita

I tassi in salita giocano contro l'operazione per la rete di Tim ideata dal Mef assieme a Kkr. Resta il nodo Vivendi. Tim, Kkr-Mef e il peso del debito con i tassi d'interesse in crescita La sede di Rozzano (Milano) di Tim
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Che l’operazione Tim non fosse in discesa per Kkr e il Mef era noto. In più la grana dei tassi d’interesse in salita ci ha messo il pezzo da novanta. Sulla formalizzazione dell’offerta pende infatti la spada di Damocle del rifinanziamento di 12 miliardi di debiti della Netco, ovvero la società della rete. Il costo del denaro è aumentato e, secondo indiscrezioni, la richiesta degli investitori si aggira sull’11-12 per cento. Inoltre, in questa fase, anche al Mef hanno altro a cui pensare. Incombe la manovra e le risorse sono veramente ridotte al lumicino. 

Tornando a Tim, le indiscrezioni sugli elevati costi del finanziamento riguardano principalmente l’asset della rete. Sulla parte servizi, infatti, non ci sarebbero le stesse difficoltà visto che il debito prospettico dovrebbe aggirasi attorno ai 5 miliardi, cifra da diversi osservatori sostenibile rispetto all’attività d’impresa. Anche con i tassi in salita e sempre che non ci sia una flessione delle tariffe in un mercato già molto competitivpo. Di qui la possibilità che Kkr e Mef non riescano a chiudere a stretto giro il cerchio l’offerta vincolante per Tim da 23 miliardi  entro il 27 settembre, data in cui è previsto un consiglio dell’ex monopolista pubblico delle telecomunicazioni.

Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim

Di recente Tim ha battuto cassa

Il mercato dei capitali ha risposto con un tasso di finanziamento inferiore all’8%. Ma, naturalmente, gli investitori hanno scommesso su un’azienda che include non solo i servizi di telefonia, ma anche la rete, i cavi di Sparkle e il cloud di Nouvle.

In particolare da inizio anno, Tim ha rifinanziato circa 3 miliardi di debito ad un tasso inferiore all’8 per cento. E anche a dispetto del rating, non proprio lusinghiero, di BB- da parte di Fitch e B+ per Standard&Poor’s, in entrambi i casi con prospettive negative.

Ad agosto, del resto, l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, aveva spiegato agli analisti che l’azienda non ha problemi sul fronte del rimborso dei prestiti. A bocce ferme è in grado di ripagare l’attuale debito almeno fino al 2025.

 

L’indebitamento finanziario netto after lease si attesta a 20,8 miliardi di euro a fine giugno

Come ha riferito l’azienda in una nota del 2 agosto scorso, “il margine di liquidità al 31 luglio 2023 risulta pari a 9,3 miliardi di euro e copre le scadenze del debito fino a tutto il 2025. A supporto della propria posizione di liquidità, il gruppo da inizio anno ha chiuso con successo diverse iniziative di rifinanziamento, in condizioni di mercato senza precedenti, raccogliendo 3,3 miliardi di euro”.

Chiaramente l’operazione Kkr-Mef cambierebbe però le carte in tavola anche sul fronte del debito. Per non parlare del fatto che il governo di Giorgia Meloni dovrà prima o poi decidere anche che cosa fare di Open Fiber, rivale di Tim nella fibra, nonchè controllata al 60% da Cassa Depositi e prestiti. E soprattutto una società, quella guidata da Mario Rossetti, che potrebbe archiviare l’esercizio 2023 con 6 miliardi di euro di debiti.

Il redde rationem con Vivendi si avvicina

Una volta formalizzata, l’offerta vincolante di Kkr e Mef dovrà poi passare al vaglio del consiglio dell’ex monopolista di Stato ed infine ottenere il via libera dell’assemblea dei soci perchè si tratta di un’operazione straordinaria che muta la struttura di Tim. Per questa ragione, senza il via libera di Vivendi, il maggior socio privato di Tim, difficilmente si potrà portare a termine il progetto. Fra gli esperti c’è anche chi ritiene che l’operazione possa essere convalidata direttamente dal consiglio.

Tuttavia questa ipotesi di lavoro rischia di essere molto pericolosa perchè Vivendi, socio di Tim con il 23,75%, potrebbe avviare una battaglai legale capace di paralizzare comunque l’operazione lanciata da Kkr e il Mef. Non sarebbe un copione nuovo del resto, come testimonia la battaglia legale che Vivendi ha a lungo portato avanti contro Mediaset e Fininvest sul dietrofront nell’operazione di acquisizione della pay tv Premium.

Intanto si avvicina anche il momento del rinnovo del consiglio di Tim. L’attuale board scadrà con l’approvazione del bilancio 2023, e cioè ad aprile del prossimo anno. Il consiglio promuoverà una lista di manager, ma, secondo fonti francesi, difficilmente l’operazione andrà a buon fine.

 

 

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