Affitti brevi, alla fine nelle casse pubbliche arriveranno meno di dieci milioni l'anno
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AperturaEconomia Mer 01 novembre 2023

Affitti brevi, alla fine nelle casse pubbliche arriveranno meno di dieci milioni l'anno

Dall'aumento delle tasse sugli affitti brevi si prevdeva un incasso da oltre un miliardo. E invece a regime non si andrà oltre i dieci milioni Affitti brevi, alla fine nelle casse pubbliche arriveranno meno di dieci milioni l'anno I numeri degli affitti brevi
Claudio Antonelli
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Claudio Antonelli

Alla fine la montagna ha partorito un topolino. Dal cambio di passo sulla tassazione delle seconde case per gli affitti brevi non arrivernno più di dieci milioni l’anno. O meglio, per la precisione 17 nel 2025 e, a regime, 8,8 milioni nel 2026.  Per capire il punto di caduta e la mediazione avvenuta tra Fdi e Forza Italia bisogna riavvolgere lo schema a due settimane fa, all’indomani del Consiglio dei ministri che ha approvato il primo file di quello che diventerà la legge finanziaria.

L’idea iniziale era quella di aumentare il prelievo della cedolare secca dal 21 al 26% su quegli immobili che vengono locati per un periodo inferiore ai 30 giorni. La primissima versione prevedeva un rialzo a partire dalla seconda casa posta in affitto e dunque la terza di proprietà del medesimo contribuente. La settimana successiva l’articolo ha subito delle modifiche ed è stato allargato il perimetro. Probabilmente perché il legislatore ha pensato che il gettito sarebbe stato limitato. Si è così pensato di innalzare il prelievo anche sulla prima casa posta in affitto, e quindi sulla seconda di proprietà.

Da qui si è scatenato l’inferno

Forza Italia ha alzato le barricate fine a chiedere l’incontro chiarificatore di ieri pomeriggio. Si sono trovati i vice ministri, la premier Giorgia Meloni e i rappresentanti dei partiti di maggioranza, oltre che il titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Risultato? Si è tornati alla prima ipotesi: tassa extra solo sulla seconda casa posta in affitto. Il tutto ufficializzato da un take di agenzia. “Entra nella manovra la proposta di Fi per un codice identificativo nazionale per gli affitti brevi. Lo ha spiegato l’Ansa da fonti di maggioranza e di governo al termine del vertice sulla manovra che ha confermato l’aumento al 26% dell’aliquota dalla seconda alla quarta casa messa in affitto, specificando che per la prima resta al 21%. C’è l’impegno di destinare il gettito derivante – circa un miliardo di euro secondo stime circolate nella riunione – alla riduzione delle tasse sulla casa”.

Due anomalie:  la prima riguarda il codice identificativo

In realtà si chiama Cin, codice identificativo nazionale, ed esiste nella forma di Cir, codice identificativo regionale, dall’estate del 2019. Senza il numero in questione le persone non potrebbero31 nemmeno stare su Airbnb. Dunque la novità si riduce al perimetro: da nazionale a regionale. Peccato che la stessa legge finanziaria del 2020 già prevedeva il Cin, con la sola spiegazione che nessun governo successivo si è occupato di scrivere il relativo decreto attuativo. Insomma, la semplificazione promessa ai proprietari di case in cambio dell’extra tassa ricorda un po’ il gioco delle tre carte. Nella velina dell’Ansa citata sopra si parla di un miliardo di gettito.

L’ultimo dato disponibile relativo alla cedolare secca degli immobili a uso turistico (sono circa 650.000) segna una cifra non superiore ai 250 milioni. Come sia possibile quadruplicare il valore con un ritocchino di 5 punti destinato a una fetta minima di locatori è difficile da prevedere. Così come fatichiamo a comprendere come si possa sostenere che si mettono nuove imposte sulla casa per poi alleggerire la pressione fiscale sul comparto immobiliare. E, infatti, la relazione tecnica agganciata all’articolo 18 parla di  cifre ben diverse (e ben più basse) da quelle inizialmente prospettate. 

Una contentino agli albergatori

Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, punta il dito in occasione di varie dirette tv contro la categoria degli albergatori che avrebbe spinto per far alzare le imposte, ma soprattutto per creare (tramite questa manovra) le premesse per far scivolare meglio in Aula il disegno di legge affitti brevi, ribattezzato anche ddl Santanchè. L’obiettivo del testo è quello di rendere molto più difficile affittare per pochi giorni.

Molti sindaci di sinistra sono della stessa idea. È chiaro che questo cozza con le tradizioni libertarie di Forza Italia. Cozza con gli interessi di molti elettori di centrodestra. Mentre favorisce gli albergatori che vorrebbero ampliare il proprio perimetro di lavoro. L’accrocchio raggiunto ha permesso di chiudere la manovra, blindarla e mandarla in Aula. Non è una questione di soldi e  il problema è che quando arriverà alla Camera il disegno di legge Santanchè sarà molto più difficile tenere insieme la maggioranza. Non è una questione di gettito ma di filosofia sottostante. Senza Silvio Berlusconi che valori e idee porteranno avanti gli azzurri? Potranno abbracciare anche loro idee da destra sociale? Per carità anche giuste, soprattutto in momenti di crisi come l’attuale. Ma gli azzurri possono farne una bandiera?

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